Cortoon


intramontabile
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di Luca Antoccia

Il cinema è arte e industria ripeteva Guido Aristarco. Ciò torna alla mente vedendo la recente uscita in dvd del Pinocchio a cartoni di Enzo D’Alò sotto la direzione artistica di Lorenzo Mattotti. Il confronto col Pinocchio di Walt Disney è inevitabile e insieme fuorviante. Troppi mezzi finanziari e tecnologici distanziano i due film. Quello di D’Alò, va detto subito, non può reggere il confronto con l’archetipo disneyano, specialmente nella continuità, manca la spigliata godibilità presente quasi in ogni fotogramma del cartone hollywoodiano. Alcune sequenze sembrano riempitivi e specialmente gli intermezzi musicali appaiono stratagemmi per tirare e far tirare il fiato. E d’altra parte non basta il segno grafico unico e inconfondibile di Mattotti per affrancarsi dalla matrice disneyana. Detto questo però ci sono non piccoli elementi di novità. Intanto un sistema cromatico a “intarsi” (a tratti debitore di Depero) che procede per contrasti netti e sfocia in sequenze irrealistiche, come per esempio nella fuga dai gendarmi. L’ondulato mondo di Mattotti è congeniale al paesaggio toscano collodiano, producendo una densa poesia visiva che attinge anche a momenti di visionarietà che ricordano nei colori ora il fiabesco del primo Kandinskij (la notte al Gambero rosso) ora, nella tavolozza e in alcuni stilemi, il mondo figurativo di de Chirico e Carrà. Anche il colore desaturato della sequenza iniziale dell’infanzia di Geppetto merita un plauso. Forse è nel tratteggio dei personaggi che il confronto col modello si rivela più deficitario, anche se interessante è la figura di Mangiafuoco rappresentato con la maschera truce e inconsueta di un attore del teatro kabuki, o la figurina esile di Lucignolo, più che genio della tentazione, un misto tra Stan Laurel (“Stanlio”) e Paolo Poli. 

La rutilante sequenza del Paese dei balocchi fa pensare più a Las Vegas e a più attuali e pop fantasticherie. Ne esce un risultato disuguale, ma interessante come punto di incontro tra un pubblico infantile educabile a un bello più adulto e un pubblico adulto interessato a ritrovare una versione italiana dell’opera italiana più famosa nel mondo, insieme alla Divina commedia di Dante, che ha anche il merito di reinserire momenti narrativi espunti dall’opera del grande Walt. Le musiche di Lucio Dalla dovrebbero impreziosire il film ma sono soprattutto la testimonianza lasciata da un grande artista che di questo connubio tra mondo adulto e infantile aveva fatto un emblema.


Frame da Pinocchio (2013) di Enzo D’Alò.


Frame da Pinocchio (2013) di Enzo D’Alò.

ART E DOSSIER N. 311
ART E DOSSIER N. 311
GIUGNO 2014
DIn questo numero: IL REALE IL FANTASTICO I bambini di Murillo, i ritratti di Moroni e i ''brutti'' sabaudi, le visioni di Dau al Set. IN MOSTRA: Italian Fashion, Soffici, Van Gogh, Michelangelo.Direttore: Philippe Daverio