biennale
di bucarest

Cristina Baldacci

Non c’è biennale che non abbia avuto colpi di scena e dietro le quinte movimentati, ma la sesta Biennale di Bucarest (dal 23 maggio al 24 luglio) se l’è vista davvero brutta. A poco meno di quattro mesi dall’apertura, il 30 gennaio scorso, il suo iniziale curatore, Nicolaus Schafhausen, ha rassegnato le dimissioni per «incompatibili differenze di metodo» con la direzione, che, a sua volta, ha ribattuto criticando un’attitudine curatoriale che avrebbe potuto mettere a rischio la reputazione della Biennale stessa. 

Non è chiaro che cosa sia realmente successo, ma Schafhausen - che, oltre a essere l’attuale direttore della Kunsthalle di Vienna, è stato direttore del Wit te de With di Rotterdam e, per ben due volte (nel 2007 e nel 2009), curatore del padiglione tedesco alla Biennale di Venezia -, ha parlato di un crescendo di imposizioni e richieste dall’alto, che pare siano culminate in una “lista nera” con i nomi degli artisti banditi dalla mostra. Fatto sta che lui se ne è tornato a Vienna, e, cinque giorni dopo la sua uscita di scena, la Biennale ha presentato ufficialmente i due giovanissimi sostituti: il ventenne Gergo˝ Horváth e il venticinquenne Stefan Voicu, che è collaboratore della rivista “Pavilion”, i cui fondatori sono anche al vertice della Biennale. Qualche settimana dopo, Voicu non è più stato menzionato e, come curatore ufficiale, è rimasto soltanto Horváth. 

Considerati i presupposti, il poco tempo a disposizione e i cambiamenti dell’ultimo minuto, Horváth si è preso una gran bella responsabilità, sebbene organizzare una Biennale sia sempre un’occasione, soprattutto per un curatore (e artista) all’inizio della carriera. Ai primi di febbraio, il nuovo titolo era subito pronto e anche in tema con l’accaduto. Apprehension. Understanding Through Fear of Understanding gioca, quasi come fosse un motto scaramantico per il curatore stesso, sul doppio significato di “apprehension” come ansia e come apprendimento. Dal momento che, nella nostra società, la cultura è regolata da sistemi di potere - tanto più quando al governo si impongono regimi totalitari -, la mostra propone la paura come strategia politica sovversiva e come metodo di conoscenza. 

Alla Biennale di Bucarest ci sarà dunque un’arte impegnata a studiare e ridefinire relazioni e confini tra l’io, l’altro, la collettività e i sistemi che la regolano, come si può dedurre snocciolando alcuni dei nomi in mostra (circa una ventina), tra cui: l’austriaco Erwin Wurm, con le sue performance e sculture che, sotto l’apparenza ironica, indagano a fondo l’animo umano; lo spagnolo Alejandro Vidal, che ha scelto come tema dei suoi lavori la giovane subcultura metropolitana; e il romeno Gabriel Stoian, impegnato in interventi di arte pubblica e nella ricerca di una nuova identità per il suo paese.


“Apprehension” come ansia e apprendimento è il tema della sesta Biennale di Bucarest, scossa da inaspettati colpi di scena


Erwin Wurm, Instructions On How To Be Politically Incorrect, Be a Terrorist (2003).

Bucharest Biennale 6

Apprehension. Understanding
Through Fear of Understanding
Bucarest, dal 23 maggio
al 24 luglio
www.bucharestbiennale.org

ART E DOSSIER N. 310
ART E DOSSIER N. 310
MAGGIO 2014
In questo numero: IL PRANZO E' SERVITO Cibo nell'arte: il pesce nella Grecia antica, la simbologia del pane, il nutrirsi come gesto e la dimensione alimentare nel contemporaneo. IN MOSTRA: Kahlo, Dora Maar. Direttore: Philippe Daverio