CATALOGHI E LIBRI

OTTOBRE 2019

ETTORE MODIGLIANI MEMORIE

Autobiografia appassionante di un eccellente funzionario del XX secolo, è il racconto «della vita movimentata di un grande soprintendente di Brera », come recita il sottotitolo. Le intense memorie di Ettore Modigliani (Roma 1873 - Milano 1947), finora inedite, concludono mirabilmente la trilogia braidense su tre personaggi chiave della pinacoteca milanese: Fernanda Wittgens, che di Modigliani fu assistente dal 1908 (assunta come «operaia avventizia») e gli succedette, fedele al suo alto magisterio, negli anni bui del fascismo; e Franco Russoli, brillante erede della Wittgens nel secondo dopoguerra. La vicenda di Modigliani, delle tre è senza dubbio la più sofferta. Moderno interprete dei problemi museografici, ottimo conoscitore dell’arte e attento a ogni questione che riguardasse il patrimonio culturale del nostro paese, Modigliani, di origini ebraiche, fu uno strenuo antifascista, ancor prima della promulgazione delle leggi razziali. E fu, soprattutto, fedele ai sani principi di tutela e valorizzazione delle istituzioni affidategli (oltre a direttore di Brera dal 1910 al 1935 fu anche soprintendente della Lombardia). La persecuzione, la critica sciagurata e ignobile al suo operato da parte del famigerato fascista Cesare Maria De Vecchi, giunse fin dai tempi in cui si trovò a “difendere” il Cenacolo di Leonardo dalle pretese del gerarca di concederlo in toto ai domenicani. Poi si trovò a difendersi dalle calunnie di un sedicente, modestissimo scultore, assistito per fortuna da onesti magistrati. Nel 1935, espulso dal suo amato museo, fu “confinato” all’Aquila, per poi essere minacciato e ricercato, con l’intera famiglia, dai nazifascisti. Le sue sventure, comuni a tanti altri ebrei, s’intrecciano di continuo con vicende notevolissime dell’arte nel nostro paese: dalla grande mostra sull’arte antica italiana a Londra (1930), record assoluto di presenze e di vendite del catalogo, alla Gioconda di Leonardo che transitò perfino, per una notte, da casa sua, alla salvaguardia delle opere d’arte e al loro recupero dopo la Grande guerra, e molti altri edificanti episodi. Chi lavora nel campo della tutela del nostro patrimonio si riconoscerà, anche in questi tempi mutati, nelle immense difficoltà da affrontare.

a cura di Marco Carminati, saggio introduttivo di James Bradburne Skira, Milano 2019 303 pp., 21 ill. b.n. € 25

HILDEGARD VON BINGEN

Delle immaginifiche visioni mistiche di Ildegarda di Bingen (1098-1179), geniale benedettina tedesca (oggi anche santa), gli storici dell’arte rammenteranno le famose miniature che illustrano il suo Liber divinorum (Lucca, Biblioteca statale, miniato verso il terzo decennio del XIII secolo), come quella con l’Uomo iscritto nel cerchio delle potenze cosmiche, che sembra preludere all’Uomo vitruviano di Leonardo. Molti altri sono i codici che illustrano i testi filosofici della badessa medievale. Dalle illustrazioni di uno di questi, il Codice di Wiesbaden, perduto ma fotografato nel 1927, Sara Salvadori parte per un’erudita indagine sul pensiero religioso, talvolta profetico, della badessa. «Le cose che non vedo non le conosco », diceva la santa, che riuscì a spiegare a parole le sue visioni simboliche. Da notare, fra le altre cose, gli esperimenti dell’autrice che ha ricreato alcuni “teatrini” in 3D delle scenografiche rappresentazioni simboliche, ritagliando copie stampate delle miniature dal perduto codice.


Sara Salvadori Skira, Milano 2019 224 pp., 185 ill. colore € 49

VELÁZQUEZ: I CHIODI DELLA PASSIONE

Chi non abbia studiato Velázquez, o non si sia mai soffermato al Prado al cospetto del suo Cristo crocifisso (1632), non mancherà di farlo, al primo viaggio a Madrid. Da una lontana visita al museo madrileno, Thierry Lentz esordisce in questo suo saggio (uscito in Francia nel 2011), rammentando la propria folgorazione di fronte alla tela (240 x 169 cm): che è davvero impressionante, per il livido pallore del corpo quasi apollineo del Cristo, che si staglia dalla scura essenzialità del fondo. Per quella croce di legno pulito, sul quale spiccano nodi e venature. E certo per quel volto bellissimo, così intensamente umano, che fa pensare alla sofferenza ormai passata, e a molto altro, naturalmente. Eppure la massa dei visitatori le passano davanti distratti, per dirigersi verso gli ambienti che ospitano Las meninas, dipinta da Velázquez oltre vent’anni dopo, o verso le sale dedicate a Goya. Thierry Lentz (classe 1959), molto popolare in Francia, è fra i massimi esperti dell’epoca napoleonica e i suoi studi storici, a quanto ci risulta, non sono stati mai tradotti in Italia. Bene dunque ha fatto Luigi Mascilli Migliorini a pubblicare questo libro nella sua bella collana edita da Salerno, con una pecca non da poco, però: mancano le illustrazioni delle numerose opere citate, a partire proprio dal Cristo crocifisso, presente solo con un dettaglio sulla copertina. Ed è un peccato, perché il libro intreccia impressioni intime, personalissime dell’autore a una minuziosa indagine iconologica, iconografica, storica, su quest’opera e su molte altre di Velázquez, come pure sulle relazioni con decine e decine di composizioni di altri maestri. È un saggio che sta fra l’autobiografia colta, scritta con uno stile brillante e piacevole, e lo studio ricco di documentazione, citazioni, osservazioni (perfino sul numero dei chiodi e sulla tipologia della condanna a morte e dell’esecuzione) che colpiranno anche lo storico dell’arte più avveduto. Partendo da una domanda, che resta (saggiamente) senza risposta. Perché Velázquez all’improvviso dipinse questo capolavoro dopo aver già realizzato un’opera di analogo soggetto assai più modesta?


Thierry Lentz Salerno, Roma 2019 140 pp. € 12

I VALADIER

Nella biblioteca di chi studia o semplicemente ama la storia degli arredi, del gusto e del collezionismo, e dei grandi artefici di oggetti preziosi e rari del passato, i libri di uno studioso di prim’ordine come Alvar González-Palacios occupano un posto di primo piano. Raffinato scrittore e critico, oltre che eccellente storico dell’arte e del gusto, González-Palacios ci ha abituato a leggere a scatola chiusa i suoi libri (e anche i suoi articoli nelle pagine culturali di importanti quotidiani e riviste). Quest’ultimo volume su Andrea, Luigi e Giuseppe Valadier, corona, fra le altre cose, le indagini di una vita (i conti, come lui ironizza, «risultano devastanti - cinquant’anni -»), ma certo saprà deliziarci ancora a lungo. La sua recente fatica ripercorre con impressionante messe di documenti (inventari, pagamenti, registri di modelli, lettere) le vicende degli argentieri Valadier: in primo luogo di Luigi (Roma 1726- 1785), figlio dell’orafo francese Andrea, che si era stabilito a Roma. Da lui Luigi ereditò nel 1759 la professione, manifestando talento fuor del comune come orefice capace di lavorare e forgiare i materiali preziosi più diversi: pietre colorate, metallo dorato, argento, bronzo e così via, coadiuvato da una schiera di talentuosi artigiani. Luigi fu anche geniale disegnatore e progettista di oggetti che oggi sono la gioia dei collezionisti più esigenti e di musei prestigiosi come Capodimonte, Louvre, Versailles, Ermitage, e molti altri. Salsiere, tazze, terrine, “cantinette”, serviti, scrittoi, candelabri, riproduzioni miniaturizzate di colonne, archi di trionfo e altri monumenti antichi, qui descritti e documentati. Spiccano i centri da tavola detti “deser” (dal francese “desservir”, sparecchiare). Inoltre i vasi di materiali preziosi, dalle forme più affascinanti, alcuni dei quali oggi al Museo Arqueológico Nacional di Madrid e anche alla Frick Collection di New York. Già nel 2016 la stessa istituzione newyorchese aveva comprato il Registro generale della bottega dei Valadier, studiato ampiamente da González- Palacios che, lo scorso anno, sempre alla Frick, ha curato la grande mostra dedicata a Luigi Valadier, della quale questo libro costituisce una sorta di estrema analisi. Luigi morì suicida, gettandosi nel Tevere, per gli ingenti debiti accumulati. Gli succedette il figlio Giuseppe, che disegnò, fra l’altro, piazza del Popolo a Roma. Insomma, una famiglia di di artisti da non dimenticare.


Alvar González-Palacios Officina Libraria, Milano 2019 384 pp., 142 tavv. colore € 39

ART E DOSSIER N. 369
ART E DOSSIER N. 369
OTTOBRE 2019
In questo numero: Save Italy Una villa torinese, misteriosa e abbandonata. L'intervista Cesare Viel, performer. Trea gioco e design La lunga storia dei libri aniimati. Van Gogh inatteso L'artista si diverte. Le forme del caso Paraeidolia: quando l'arte inganna il cervello. In mostra: Le fotografie di Eve Arnold ad Abano Terme, Peggy Guggenheim a Venezia, De Chirico a Milano, Signorini a Firenze, Tessuti ebraici a Firenze.Direttore: Philippe Daverio