«Vorrei parlarti del Sud Pacifico. Com’era veramente. Un oceano senza fine, infiniti granelli di corallo che dicevamo isole. Palme che annuivano con grazia all’oceano. [...] E l’attesa. Senza tempo, continua». Così scriveva James A. Michener in Tales of the South Pacific, col quale vinse il Pulitzer nel 1948: retorica rievocazione occidentale, fra le tante nella letteratura e nel cinema, di un’Oceania atemporale, di un paradiso che Victor Segalen considerava “perduto” già nel 1907. In Les Immémoriaux l’antropologo e scrittore francese fece invocare al recitante Teri’i: «Son tornato a Tahiti. Ma dove sono i maori? Non li conosco più: hanno cambiato pelle»(1).
Gli «argonauti del Pacifico», come li chiamò Malinowski, ebbero grande senso creativo