Storie a strisce


UN NUOVO MODO
DI RACCONTARE

di Sergio Rossi

Con Atto di Dio Giacomo Nanni apre strade inedite, dimostrando quanto il linguaggio del fumetto sia dotato di un’incredibile vitalità narrativa

In una scena indimenticabile di Ratatouille, il film d’animazione della Pixar del 2007 sulle gesta del topolino-cuoco Rémy, il celebre critico gastronomico Anton Ego dice una verità inossidabile sulla sua professione: «Ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero... ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori!». E questo sostegno deve esserci soprattutto per opere che sono in netto anticipo sui propri tempi, sia per il linguaggio usato sia per la storia raccontata, rischiando così che i lettori le snobbino o le evitino a priori. Il «nuovo», in questo caso, è Atto di Dio (192 pagine), l’ultimo graphic novel di Giacomo Nanni. Un libro che per temi, storia e linguaggio apre nuove strade nella narrazione a fumetti, assolutamente da leggere e sul quale meditare, anche se non tutto potrebbe essere chiaro alla prima (o anche alla seconda) lettura.




La copertina e alcune pagine di Atto di Dio di Giacomo Nanni (Rizzoli Lizard, Roma 2018).

Per rendersi conto di cosa stiamo parlando partiamo dalla storia, che è completamente diversa da qualunque altra in quanto non appartenente ad alcun genere narrativo codificato. Il racconto si apre in una rotonda vicino a un supermarket che si trova vicino al monte Subasio, in Umbria, dove incontriamo un capriolo che vive lì e trova il modo di interagire con gli esseri umani. È il capriolo a prendere la parola e a descrivere gli esseri umani con la stessa curiosità che un entomologo dedicherebbe a una nuova specie di insetti. Solo che stavolta gli “insetti” si rivoltano contro il loro “studioso”, il quale si dà alla fuga. Una volta al sicuro, il capriolo intraprende un dialogo a distanza con altre “presenze” che si trovano nella zona, anche queste osservatori lontani delle vicende umane. Tra queste, ci sono lo sciame sismico che ha distrutto il paese di Amatrice (Rieti) e il chirocefalo del Marchesoni, un piccolissimo crostaceo di colore rosso che vive solamente nel lago di Pilato (sul monte Vettore, il rilievo più alto del massiccio dei monti Sibillini, all’interno del parco nazionale omonimo, sempre nella zona del terremoto), e che misura 9-12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l’alto.





È grazie al sovrapporsi di queste voci nonumane che Nanni riesce a rendere in maniera straordinaria la relatività delle vicende umane rispetto alle leggi della natura, e a trasmettere l’effimera capacità di adattamento dell’uomo (spesso difficile e condizionata da ritmi frenetici) in relazione a quella dell’animale rappresentata, in questo caso, dal minuscolo crostaceo che mostra un’incredibile vitalità e abilità di adeguarsi all’ambiente.

Ma la vera rivoluzione di questo volume è lo stile che Nanni adotta per raccontare questa storia non-umana, frutto di un perfetto incastro di parole e vignette che tiene il lettore incollato alla lettura dalla prima all’ultima pagina.

Come già nelle sue opere precedenti (Storia di uno che andò in cerca della sua paura e i tre volumi delle Cronachette, per esempio, entrambi editi da Coconino Press), Nanni utilizza un modulo classico del fumetto italiano: due vignette per pagina, lo stesso usato per Diabolik e Alan Ford. È una scelta che permette al lettore di seguire senza sforzo la narrazione e di entrare, quasi senza accorgersene, nella “rivoluzione” che quelle due vignette contengono, ossia un segno che dà volume e corpo ad animali e paesaggi con pochi tratti scelti, e una colorazione che, enfatizzando la colorazione tipografica, trasfigura le immagini in qualcosa che va oltre la nostra visione naturalistica e ci fa accedere a un modo diverso di vedere e sentire quelle forme e quei paesaggi. Ad accrescere questo sentimento di straniamento contribuisce anche il posizionamento delle didascalie dei testi, spesso poste a cavallo di due vignette: è una scelta che crea un continuo movimento e dialogo e rompe la classica lettura sequenziale per crearne una ad hoc per ogni pagina. Un libro come Atto di Dio rappresenta una vera sfida per il lettore: non ha un genere, una trama definita, un personaggio forte. C’è chi lo detesterà e chi lo amerà, ma nessuno potrà non riconoscere che l’uscita di questo testo ha tracciato sentieri narrativi che prima non esistevano e che ora potremo percorrere.

Approfondimenti in rete:
www.rizzolilizard.eu/libri/atto-di-dio
www.giacomonanni.com

ART E DOSSIER N. 359
ART E DOSSIER N. 359
NOVEMBRE 2018
In questo numero: Laboratorio futuro - Gli scenari di Adelita Husni-Bey; Nuovi spazi per l'arte - In Cina, nelle Fiandre, in Lucchesia; Medioevo inquieto - Maria protettrice: un'iconografia fortunata In mostra: Picasso a Milano; Chagall a Mantova; Ghiglia a Viareggio; l'Oceania a Londra; Brouwer a Oudenaarde; da Tiziano a Van Dyck a Treviso.Direttore: Philippe Daverio