Raccontare il XX secolo attraverso un fitto dialogo tra arte, design, pubblicità, editoria: è questo l’obiettivo della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, che da aprile ha aperto al pubblico presso la sede di San Lazzaro di Savena (Bologna). Massimo Cirulli, che ha istituito la Fondazione nel 2015 assieme alla moglie Sonia, ha le idee chiare: «Per me è interessante poter far vedere a un pubblico, il più ampio possibile, la storia d’Italia attraverso diverse chiavi d’interpretazione».
La storia di Massimo Cirulli, invece, ha inizio negli anni Ottanta, quando cominciava a collezionare negli Stati Uniti: c’era, all’epoca, una forte richiesta di opere di artisti italiani dei primi decenni del Novecento. E occorreva esser veloci, battere sul tempo gli altri collezionisti, per non lasciarsi sfuggire buone occasioni: «In America ho imparato a rapportarmi all’opera in tre secondi: in tre secondi, cioè, bisogna capire se l’opera è buona. Ed è una gara che ho sempre fatto con tanti collezionisti, quella d’impiegare il minor tempo per capire se un’opera vibra e se funziona».
Nasceva così una raccolta da migliaia di pezzi: artisti come Boccioni, Carrà, Balla, Russolo, Depero, fino ad arrivare a Munari, Burri, Fontana, Mulas. Adesso gran parte delle opere verrà esposta, a rotazione, in una serie di mostre allestite negli spazi del grande edificio di San Lazzaro di Savena sulla via Emilia, progettato nel 1960 da Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Dino Gavina. «Ho trovato un posto magico, l’ho riempito di cose magiche, faremo mostre penso magiche», sottolinea Cirulli, «ci occuperemo di futurismo, dei modernismi in Italia, poi dell’Art Déco, poi della moda, quindi dei rapporti tra arte e industria, e di molto altro».