Blow up


CARTIER-BRESSON,BASILICO, RODCENKO

di Giovanna Ferri

«Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale». È una delle frasi celebri di Henri Cartier-Bresson (1908-2004), che dimostra quanto la tensione del fotografo francese verso questa arte fosse ardente e connaturata al suo essere. Una tensione così lucida da avergli permesso di cogliere l’unicità di un istante con una tale armonia di forme e proporzioni, cura dei dettagli, giochi di luci e ombre da sembrare frutto di una composizione lungamente elaborata, premeditata. Al contrario, la strutturazione di un’immagine avveniva e si esauriva, per lui, in modo rapido: il suo occhio, sorpreso da un volto, un gesto, un’emozione carpiva nello stesso momento tutti quegli elementi del contesto che contribuivano a enfatizzare un determinato frammento di realtà. Nel 1932 compra la sua prima Leica e viaggia in Europa con Leonor Fini e André Pieyre de Mandiargues. Al 1935 risale il suo primo soggiorno negli Stati Uniti dove, grazie a Paul Strand, entrerà in contatto con il mondo del cinema e dove tornerà più volte fino alla fine degli anni Sessanta. Dall’esperienza americana sono nati circa cento scatti, ora esposti fino all’11 novembre al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art (Henri Cartier-Bresson. In America, www.luccamuseum.com), che raccontano i cambiamenti di una società complessa, le sue contraddizioni, l’opulenza e la povertà. La mostra è curata da Maurizio Vanni.


Henri Cartier-Bresson, USA. Washington DC. (1957).

Se la città è stato il tema fondamentale nella ricerca di Gabriele Basilico (1944-2013), a cominciare da Milano (suo luogo di nascita), sondata con particolare profondità nelle zone della periferia industriale, è pur vero che anche il paesaggio ha rappresentato un’area di interesse cruciale della sua riflessione. Accompagnato da un atteggiamento visivo di tipo progettuale (acquisito probabilmente anche in virtù della sua formazione come architetto), Basilico riesce a mantenere quella distanza necessaria rispetto all’ambiente circostante che gli consente di operare una sorta di sospensione di giudizio, di neutralità dello sguardo e di afferrare nello stesso tempo ogni minimo particolare. I suoi paesaggi è come se fossero cristallizzati in una dimensione atemporale al punto da rappresentare immagini archetipiche prima ancora di essere spazi antropizzati definiti e ben riconoscibili. Molte testimonianze inedite, tra le duecento immagini presenti nel percorso espositivo (curato da Angela Madesani con la collaborazione di Giovanna Calvenzi) al Museo archeologico di Aosta (Gabriele Basilico. La città e il territorio, fino al 23 settembre, www.regione.vda.it) offrono una prova tangibile della sua poetica attraversata da un continuo bisogno di misura ed equilibrio.


Gabriele Basilico, dalla serie Valle d’Aosta (1991).

Sperimentare era il suo imperativo categorico e fare arte per lui significava aprirsi a nuovi orizzonti. Con questo principio Aleksandr Rodˇcenko (1861-1956) si è cimentato nella pittura, nel design, nel teatro, nel cinema e nella fotografia, ambito, quest’ultimo, dove l’artista russo ha creato un vero e proprio metodo. Fotografo-pensatore, aderente al costruttivismo, Rodˇcenko amava lasciarsi stupire dal quotidiano per individuarne, attraverso una serie di artifici stilistici - come la composizione diagonale - contrasti prospettici, angolazioni impensabili, sovrapposizioni di piani e distorsioni ottiche. Palermo gli rende omaggio con una mostra di centocinquanta scatti, curata da Olga Sviblova, in corso fino al 23 settembre al Real Albergo dei poveri (Aleksandr Rodčenko. Revolution in Photography, www.mostrarodchenko.it).


Aleksandr Rodcčenko, Scala anticendio (con un uomo), dalla serie Casa in via Myasnitskaya (1925), Mosca, Multimedia Art Museum.

Balthasar Burkhard. Dal documento alla fotografia monumentale

Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana
fino al 30 settembre
www.masilugano.ch
Eternal City
Roma, Monumento a Vittorio Emanuele II - Il Vittoriano, sala Zanardelli
fino al 28 ottobre
www.art-city.it

ART E DOSSIER N. 357
ART E DOSSIER N. 357
SETTEMBRE 2018
In questo numero: MICHELANGELO INEDITO Il primo progetto della tomba di Giulio II. VENEZIA La biennale di architettura. I SACRI MONTI Itinerari tra arte, fede e natura. IN MOSTRA Abramović a Firenze, Fotografia e Astrattismo a Londra, Puccini e l'arte a Lucca, Arte islamica a Firenze, Pittura a Gubbio al tempo di Giotto. Direttore: Philippe Daverio