CATALOGHI E LIBRI

APRILE 2018

MANIFESTI DI LATTA. 1890-1950

Da qualche anno le cucine degli amanti del vintage si sono riempite di orologi, vassoi, termometri, scatole di latta: rivisitazioni a buon prezzo della grafica pubblicitaria d’antan. La differenza con gli originali salta all’occhio quando si ammirino gli originali illustrati in questo libro sui manifesti di latta ideati in Italia fra 1890 e 1950 (ma soprattutto nei primi decenni del XX secolo). Il volume segue quello sulle scatole di latta (Scatole di latta 1885-1950), uscito un anno fa nella stessa collana curata da Dario Cimorelli. Le opere, in gran parte di collezioni private, fanno rivivere e valutare sotto diversi aspetti una vicenda che fu relativamente breve, finora meno studiata rispetto a quella delle pubblicità su supporti cartacei. Gli oggetti in latta cromolitografata - targhe, insegne, tabelle, rendiresto, portaceneri, vassoi, termometri, orologi - pubblicizzavano conserve, bibite, alcolici, salumi, cioccolati, detersivi, cera da scarpe, pentole, candele, lampadine, rimedi antimalarici, pneumatici, automobili, transatlantici, qui opportunamente suddivisi per categorie merceologiche. Alcune marche esistono ancora e furono reclamizzate con geniali trovate, come il diabolico Faust che stermina gli insetti o il bonario baffuto che beve birra. Dai testi introduttivi s’impara che talvolta le targhe di latta, più brillanti e rigide rispetto a quelle cartacee, furono scelte a fini pubblicitari ancor prima delle locandine di carta. Le aziende produttrici erano quelle che realizzavano giocattoli, scatolame di latta, cappellotti per damigiane. Come per le affiches, accanto a decine di illustratori anonimi figurano noti artisti della grafica pubblicitaria, come Cappiello, Dudovich, Boccasile, Ballerio, Sepo. I leoni si sprecano (ce n’è perfino uno con gli occhiali), ma l’invenzione più divertente è il gorilla col monocolo del dentifricio Gorill, disegnato da Wando. E chissà se chi disegnò il simpatico bestione avesse in mente il famoso gorilla del Fregio di Beethoven di Klimt, del 1902. Libro interessante oltre che splendidamente illustrato, molto più di un coffee- table book.

D. Cimorelli, M. Gabbani, M. Gusmeroli, P. L. Longarini Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2018 256 pp., oltre 300 ill. colore € 39

GUSTAV KLIMT

Il 2018 segna il centenario della morte di Klimt, artista amatissimo dal pubblico italiano, che scomparve di febbre spagnola, a cinquantacinque anni, il 6 febbraio 1918, dopo un ictus che lo aveva colpito solo un mese prima. Il nome di Klimt è legato a molti luoghi comuni della sua pittura - il bacio sensuale, il gorilla, lo scintillio dell’oro, le donne fatali - e piace a grandi e piccini. Il pittore viennese fu però artista complesso la cui opera s’inserisce nel più vasto, irripetibile movimento modernista della Vienna di primo Novecento. La sua arte s’intreccia con le vicende di Egon Schiele (che scomparve pochi mesi dopo di lui), di Koloman Moser, di Otto Wagner, ma anche di Freud, di Mahler, e di illuminati mecenati, in gran parte ebrei. All'immensabibliografiasuquestitemi si aggiunge questo piacevole libro di uno storico dell’arte scozzese, PatrickBade, chegrazie a fonti di prima mano contestualizza le opere di Klimt, nell'ambito dell’effervescente clima culturale di quegli anni (titolo originale, non a caso, Klimt at Home).


Patrick Bade Electa, Milano 2018 176 pp., 220 ill. colore e b.n. € 29,90

DÜRER E IL RINASCIMENTO

Nella sterminata bibliografia su Dürer questo libro costituisce una tappa importante. Uscito in occasione della bella mostra a Palazzo reale di Milano (aperta fino al 24 giugno 2018), curata con rigore e sapienza da Bernard Aikema, il catalogo ha il non scontato valore aggiunto di essere stato concepito con un bello spirito di squadra, grazie a studiosi di nazionalità e generazioni diverse. Chi abbia visitato la mostra si sarà reso conto che alla spettacolarità delle opere (ottanta di Dürer e altrettante di artisti conterranei e italiani) si abbina un percorso non lineare né cronologico ma tematico, volto a chiarire gli infiniti, talvolta finora mai svelati intrecci fra il maestro tedesco (che fu in Italia non sappiamo ancora se una o due volte) e gli artisti italiani, soprattutto quelli di area padana (Mantegna, Bellini, Previtali, Lotto in testa). A studiare il catalogo e i saggi si apprezza il significativo progredire delle indagini sulle relazioni fra arte italiana e arte tedesca dai decenni finali del Quattrocento ai primi tre del Cinquecento: anni che corrispondono al periodo nel quale Dürer si trovò a operare. Una serie formidabile di dipinti, disegni, incisioni, scritti teorici del geniale artista è indagata non solo in relazione agli artisti conterranei, fra i quali spicca l’eccentrico, sublime, talvolta sfrontato Baldung Grien, ma anche agli intrecci, talvolta impercettibili, ma indubitabili e non a senso unico, con i maestri italiani sopracitati, e naturalmente con Leonardo, al quale spesso Dürer è paragonato per ampiezza di talento e di ricerca. Aikema non ha temuto di avviarsi e di avviare i suoi collaboratori in un percorso accidentato, che tende perfino a sovvertire l’idea fin troppo radicata di una temperie culturale votata esclusivamente al ritorno alla classicità. Quei decenni segnarono in tutta Europa fermenti di altra natura, sulla scia di un mondo che stava mettendo in crisi le certezze umanistiche, ma guardava alla scienza e alla scoperta di mondi lontani. Gli spunti sono molti, e notevolissimi, e torneremo senz’altro a parlarne.


a cura di Bernard Aikema 24 Ore cultura, Milano 2018 416 pp., 300 ill. colore € 49

LE CATTEDRALI DI FRANCIA

Nel numero 349 di “Art e Dossier”, dicembre 2017, p. 83, rammentammo un’affascinante mostra del 2017 al Musée Rodin di Parigi, focalizata su disegni e installazioni di uno dei massimi artisti di oggi, Anselm Kiefer, ispirati a un raro testo di Rodin, Le cathédrales de France, ora uscito in italiano con la curatela di Paolo Martore. L’edizione originale è del 1914, e fu introdotta da una nota anonima (presente anche nell’edizione Castelvecchi), che sappiamo di Charles Morice, teorico del simbolismo e amico dello scultore. Morice impiegò quattr’anni a curare il libro. Vi aggiunse, non a caso, un lungo saggio, scomparso in quest’edizione italiana dove invece compare la breve prefazione di Herbert Read all’edizione inglese del 1965 (avremmo preferito rileggere la recensione, ricca di spunti, di Francis Haskell sulla “New York Review of Books”, dicembre 1965). Comunque, il testo di Rodin è intenso e complesso, e a leggerlo senza filtri critici appare (non dovrebbe) come una serie di annotazioni sparse, spesso dense di poesia ma caotiche e talvolta ridondanti, inneggianti, anche, a un’identità artistica nazionale radicata nell’arte gotica, e talvolta a una visione poco condivisibile sul restauro e perfino su un’idea reazionaria della figura femminile. L’edizione di Morice, uscita tre anni prima che Rodin morisse, fu accompagnata da circa cento tavole con disegni in bianco e nero che lo scultore aveva preso sul posto. In quegli schizzi, come pure, per molti versi, nelle annotazioni scritte, Rodin non registrava l’aspetto complessivo di quelle architetture, bensì indugiava sulla bellezza quasi astratta dei dettagli: pochi accenni ai rilievi scolpiti (benché le cattedrali gotiche ne siano ricche) ma splendidi tratti che descrivono cornicioni, portali, capitelli. Rodin fu disegnatore meraviglioso, e lo si apprezza in quei rapidi disegni che in questa edizione italiana sono stati virati in toni bruni su fondo giallo, appiattendo un poco il tratto magistrale degli originali. Per approfondire, consigliamo di partire dalla recensione di Haskell, reperibile online.


Auguste Rodin Castelvecchi, Roma 2017 158 pp., 96 tavv. colore € 35

ART E DOSSIER N. 353
ART E DOSSIER N. 353
APRILE 2018
In questo numero: CORPI DI PASSAGGIO Jenny Saville: materia in disfacimento. Leon Golub: la violenza del potere. Pompier: bellezza come intrattenimento. Roma repubblicana: il volto verista. PAGINA NERA Come sta il ponte di Bassano? IN MOSTRA Il figurativo inglese a Londra; Nascita di una nazione a Firenze; Impressionismo e avanguardie a Milano; Gaudenzio Ferrari in Piemonte; Bellini e Mantegna a Venezia.Direttore: Philippe Daverio