Architettura per l'arte


IL BIANCO, LA LUCE,
TRA MARE E DESERTO

di Aldo Colonetti

È stato inaugurato lo scorso novembre il Louvre Abu Dhabi firmato da Jean Nouvel: un mix tra il suo linguaggio espressivo e le caratteristiche naturali e culturali del luogo

Jean Nouvel si definisce da sempre un architetto “contestuale”, ovvero un architetto che progetta tenendo conto del luogo e della sua storia, ed effettivamente fino a ora la maggior parte delle sue opere possiede questa particolare qualità, senza comunque, mai rinunciare al proprio linguaggio espressivo, che si potrebbe ricondurre a una scelta di materiali costruttivi e di tecnologie dove la luce guida la composizione dei volumi.

Il nuovo Louvre Abu Dhabi, realizzato sull’isola di Saadiyat, fino a dieci anni fa completamente deserta, e che sarà tra pochi anni una sorta di grande distretto culturale, unico al mondo, con i musei disegnati da Norman Foster, Tadao Ando, Frank Ghery, Zaha Hadid, è il primo capitolo di una vera e propria rivoluzione, dove la cultura, e in particolare l’arte contemporanea, svolgerà un ruolo di ridefinizione dei nostri tradizionali, almeno fino a ora, percorsi artistici nel mondo.

Nouvel, con il suo ultimo progetto, fa un po’ l’apripista di questa nuova città dell’arte; il suo Louvre rappresenta in modo coerente la “Grandeur” francese, letta e interpretata alla luce della sua poetica “immaginifica” che trova, in un luogo “senza storia”, la possibilità di esprimersi, esaltando al meglio il linguaggio di un’architettura che doveva tener conto di tre elementi essenziali: il clima, il dialogo con l’acqua e, comunque, una necessaria citazione della cultura architettonica del paese ospitante, per evitare l’effetto di una sorta di Disneyland araba.

Ci sembra che, da questo punto di vista, il risultato finale sia coerente con le condizioni iniziali del progetto: la scelta di lavorare sulla linea orizzontale, lasciando da parte la tradizionale verticalità muscolare - tipica di questi paesi -, attraverso circa ottantasettemila metri quadri di sviluppo, declinati in cinquantacinque edifici bianchi, all’interno di una sorta di Medina contemporanea; il bianco e la luce filtrata, che è una presenza costante in quasi tutti i suoi progetti; l’acqua che s’insinua negli spazi, ovvero una delle grandi tradizioni della cultura araba, anche per ottenere una condizione, fisica ma anche psicologica, di “fresco”; infine, forse l’elemento più caratterizzante, che è già diventato un simbolo internazionale di questo museo, costato più di mezzo miliardo di euro: una grande cupola realizzata come se fosse un enorme ricamo tecnologico, sospeso tra “natura e cultura”.


Per rendere ancora più forte quest’ultimo concetto, senza dimenticare la necessità di un dialogo interculturale, capace di rafforzare il messaggio geopolitico, molto intelligente la scelta, suggerita da Nouvel, di inserire, negli spazi antistanti l’entrata, due opere di artisti attenti a questi temi: Giuseppe Penone, con una bellissima scultura, Germination, chiara ma anche misteriosa nei suoi significati possibili, soprattutto in uno spazio come questo, sospeso tra mare e deserto, e un bassorilievo di Jenny Holzer, For Louvre Abu Dhabi, in calcare, dove sono citati tre testi antichi di assiri e sumeri.

Seicentoventi opere, quasi la metà provenienti dai musei francesi, il resto dalla collezione araba del Louvre Abu Dhabi, distribuite in ventitré sale, ricostruiscono, all’interno di un rigoroso percorso cronologico, la storia e lo sviluppo della cultura artistica e dei linguaggi simbolici di tutte le grandi civiltà, all’interno di una visione universalistica dove la qualità delle singole opere e dei singoli artisti rimette, comunque, al centro il concetto che l’arte è sempre l’espressione non solo del proprio tempo, ma in modo particolare di un’individualità non replicabile, irriducibile e unica: le differenze stanno alla base di tutte le grandi civiltà.

Un messaggio fondamentale, come il progetto di Nouvel, a dimostrazione che la globalizzazione sarà senz’altro utile dal punto di vista finanziario ed economico, ma l’espressione culturale e le opere dell’uomo sono sempre il risultato di un’eccezionalità riconducibile, ogni volta, a una particolare sensibilità individuale. Questo, forse, è il messaggio più importante, anche dal punto di vista politico, di questa architettura “urbana”, in un luogo che fino a ora aveva ospitato solo una natura libera da vincoli progettuali.




Louvre Abu Dhabi
Abu Dhabi, isola di Saadiyat
www.louvreabudhabi.ae

ART E DOSSIER N. 353
ART E DOSSIER N. 353
APRILE 2018
In questo numero: CORPI DI PASSAGGIO Jenny Saville: materia in disfacimento. Leon Golub: la violenza del potere. Pompier: bellezza come intrattenimento. Roma repubblicana: il volto verista. PAGINA NERA Come sta il ponte di Bassano? IN MOSTRA Il figurativo inglese a Londra; Nascita di una nazione a Firenze; Impressionismo e avanguardie a Milano; Gaudenzio Ferrari in Piemonte; Bellini e Mantegna a Venezia.Direttore: Philippe Daverio