Grandi mostre. 2
Arte e psiche a Ferrara

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Nella mostra ospitata a Palazzo dei diamanti, qui descritta da uno dei curatori, Previati e Boccioni insieme ad altri artisti della scena italiana e internazionale di fine Ottocento - inizio Novecento affrontano la poetica degli stati d’animo, facendo tesoro anche dello studio della psiche da parte della scienza.


Maria Grazia Messina

La stagione simbolista, sullo scorcio dell’ultimo ventennio dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, è stata una stagione straordinaria per la pittura europea: essa vive di un effettivo respiro all’unisono grazie ai confronti fra gli artisti in tempi serrati, dati dal proliferare delle grandi mostre internazionali e dalla diffusione di riviste d’arte dai ricchi apparati illustrativi. Diverse esposizioni se ne sono occupate negli ultimi anni e tutte di sicura presa sul pubblico, dato che l’imperativo di quell’arte era suggestionare e non descrivere, assicurarsi il coinvolgimento empatico dell’osservatore attraverso l’effetto evocativo di linee e colori, di atmosfere indefinite e di temi dettati non più dall’osservazione della natura esteriore ma dal proprio immaginario interiore, nella sua inesauribile varietà di moti e affetti.

È evidente che tale svolta comportava per artisti e critici un’aggiornata informazione su quanto la scienza positivista aveva prodotto, da Darwin in poi, nell’ambito delle indagini sulla struttura e sul funzionamento della psiche, dagli studi sulla fisiologia sia delle sensazioni che dei fenomeni onirici o allucinatori fino a quelli sulle psicopatologie, inaugurati dallo psichiatra francese Charcot e che sfoceranno, all’alba del Novecento, nella psicanalisi freudiana.

I pittori abbandonano la retorica teatrale dell’espressione delle passioni


Si trattava di ricerche all’epoca ampiamente accessibili e note grazie a una letteratura divulgativa, spesso corredata di materiali iconografici compulsati dagli artisti.

Il filone arte e scienza si presenta così estremamente fecondo per una rivisitazione del simbolismo nelle arti visive: tale approccio, inaugurato da una mostra epocale a cura di Jean Clair, L’âme au corps, arts et sciences (Parigi, Grand Palais, 23 ottobre 1993 - 24 gennaio 1994), non ha avuto in seguito la stessa fortuna di approcci più tradizionali, intesi a tracciare rapporti con la letteratura e poesia del decadentismo o con la musica tardo-romantica.

La mostra di Ferrara Stati d’animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni (Palazzo dei diamanti, 3 marzo - 10 giugno) intende, invece, offrire un ulteriore tassello dimostrativo e documentario alle tesi di Clair, tenendo però conto di quanto, dal 1880 in poi, tali indagini scientifiche venissero recepite in un frangente culturale fortemente segnato da una ripresa della filosofia idealista di Schopenhauer, della sua tesi del mondo come rappresentazione, una creazione dello spirito soggettivo, delle sue facoltà percettive e immaginative. Per cui l’opera d’arte, come dirà il poeta Gustave Kahn nel 1886, è la conferma più clamorosa, nei suoi temi e modi, di una conoscenza che avviene tramite l’oggettivazione del soggettivo, e non viceversa, come invece ritenevano gli impressionisti.


Gaetano Previati, Maternità (1890-1891), Banco BPM, collezione Banca popolare di Novara.


Idee o affetti personali, contenuti psichici, ovvero gli stati d’animo, si fanno i veri temi dell’opera: il filosofo ginevrino Henri-Frédéric Amiel conierà una fortunatissima espressione, «un paesaggio è uno stato d’animo», che non per niente segna una delle sezioni più intense della mostra di Ferrara. All’interno di queste poetiche, il progetto espositivo si svolge fra due artisti faro, il ferrarese Gaetano Previati, protagonista del divisionismo italiano nella sua duplice prospettiva di scientificità ed evocazione simbolica, e Umberto Boccioni che, in Previati, riconosce un maestro, fin dal 1907, e che della poetica degli stati d’animo offrirà l’ultima pregnante versione, in chiave di dinamismo pittorico futurista, con la stesura del trittico intitolato Stati d’animo, composto da tre tele, una delle quali rappresenta una coinvolgente scena di addii in una stazione ferroviaria.


Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo (1886), St. Moritz, Segantini Museum.


Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix (1880), Edimburgo, National Galleries of Scotland.

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Ricordo di un dolore (Ritratto di Santina Negri) (1889), Bergamo, Accademia Carrara.

L’eros tra sensualità vitalistica e ferina e una pulsione onirica e fusionale


Il percorso si articola in dodici sale o “stazioni”, ciascuna dedicata, attraverso la scelta di opere pittoriche e scultoree di particolare rilevanza e qualità, a una condizione psichica o emergenza affettiva, a uno stato d’animo appunto. Le prime due introducono il crinale, intorno ai citati anni Ottanta, quando i pittori, nei propri autoritratti come in altri soggetti di figura, abbandonano la retorica teatrale dell’espressione delle passioni, in favore di scelte fisiognomiche innescate da indagini positiviste, con attenzione alla realtà dei coevi fatti di cronaca, dal suicidio passionale di Asfissia! di Morbelli, alle estasi visionarie dovute all’invalso consumo di laudano o di oppio, come per la Beata Beatrix del preraffaellita Rossetti o le Fumatrici di oppio di Previati. Segue la malinconia, studiata da Charcot nei suoi esiti di delirio catatonico fra le alienate del manicomio della Salpêtrière a Parigi e restituita in pittura dall’intenso Ricordo di un dolore (Ritratto di Santina Negri) di Pellizza da Volpedo e da grafiche di Munch.

La diversa malinconia connessa ai paesaggi acquatici crepuscolari o notturni, lo stato d’animo del perdersi in un’atemporale infinitezza, trova altissima espressione in Ave Maria a trasbordo di Segantini, così come in tele del belga Khnopff o di altri maestri italiani (Morbelli, Sartorio, De Maria, Grubicy). È ancora Previati a restituire la “rêverie” indotta dall’ascolto della musica, Beethoven, Chopin o Debussy, con il contraltare delle incisioni della Fantasia su Brahms del tedesco Klinger.


Giorgio de Chirico, Lotta di centauri (1909 circa), Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea.

La sala centrale vede accostate la grande tela della Maternità di Previati con L’angelo della vita e L’amore alla fonte della vita di Segantini, opere, come dimostrato dai saggi in catalogo, sensibilissime ai dibattiti coevi in chiave di estetica simbolista, verifica di linguaggi musicali, e insieme attenzione alla biologia evolutiva dei fortunati studi di Erich Haeckel. Inquietanti prove grafiche di Previati, Alberto Martini e Redon illustrano i paurosi temi delle novelle di Poe.

Seguono due sale dedicate alle forme dell’eros, nelle due opposte esperienze di una sensualità vitalistica e ferina con Cleopatra di Previati, memore dell’arco isterico studiato da Charcot, Von Stuck o la Lotta dei centauri del giovane de Chirico; e di una contraria pulsione onirica e fusionale, coerente alla coeva voga di ipnotismo e spiritismo, con la scultura Fugit Amor di Rodin, Paolo e Francesca di Previati nella sua seconda versione e Sogno di Boccioni. La metaforica solarità perseguita dagli studi dei divisionisti su fisiologia della percezione, cerchio cromatico e resa del pieno effetto di luce naturale è evocata da La danza delle ore di Previati e dal Tramonto di Pellizza.

Infine, la svolta modernista del primo decennio del Novecento: la persistenza del tema intimistico degli affetti familiari con le cere e i bronzi di Medardo Rosso, tele di Carrière e il trittico Affetti di Balla e la sala conclusiva che vede ancora contrapposti Previati con il Trittico del giorno, realizzato per la sala del Sogno alla Biennale veneziana del 1907, e i citati Stati d’animo futuristi di Boccioni, memori del vitalismo di Bergson come delle tesi sulla violenza di Sorel, con l’esito di volgere lo stato d’animo in effettivo ingresso dello spettatore nel quadro.

Accanto a questi, a rendere la temperie caleidoscopica della nuova metropoli in espansione, opere di Carrà, Russolo e, ancora di Boccioni, gli studi per La città sale e La risata, prestato dal MoMA - Museum of Modern Art di New York, un tour de force di decostruzione cubo-futurista di un coinvolgente stato d’animo.


Gaetano Previati, Paolo e Francesca (1887 circa), Bergamo, Accademia Carrara.

Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni

Ferrara, Palazzo dei diamanti
a cura di Chiara Vorrasi, Fernando Mazzocca e Maria Grazia Messina
dal 3 marzo al 10 giugno
orario 9-19

catalogo Ferrara Arte Editore
www.palazzodiamanti.it

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio