Arte contemporanea 


Innsbruck
International

Cristina Baldacci

Innsbruck International è un festival biennale che dal 2013 invita artisti di tutto il mondo a intervenire nello spazio pubblico riflettendo su temi di attualità. Ha come sede la capitale del Tirolo, dove dal 10 marzo prossimo, per circa due settimane, prende il via la terza edizione della mostra, che fin dagli esordi ha cercato di portare l’arte al di fuori degli spazi usuali e di coinvolgere chi è spesso ai margini della vita sociale e politica, pur essendo parte della comunità cittadina.

L’indagine dell’io è stata al centro delle due manifestazioni passate e ritorna come tema conduttore anche quest’anno, ma secondo un diverso punto di vista. Il singolo individuo è infatti presentato come «agente del cambiamento sociale», espressione ripresa da un recente saggio di Jens Hof fmann sulla figura del curatore e il ruolo delle mostre (Theater of Exhibitions, 2015). Mettendo a confronto la pratica curatoriale contemporanea con le strategie del teatro politico novecentesco (Beckett, Brecht, Piscator, e non solo), Hoffmann definisce il fare mostre come lavoro antropologico e il curatore come agente che, oltre a produrre cultura e narrazioni visive, aiuta a comprendere i molti cambiamenti della società post-digitale e ad adattarsi ai nuovi modi di vivere.


Un festival che ha cercato fin dall’inizio di portare l’arte fuori degli spazi usuali e di coinvolgere chi si trova ai margini del contesto sociopolitico cittadino


Agents of Social Change - questo il titolo di Innsbruck International 2018 - estende il ruolo di agente agli artisti e al pubblico per aprire un confronto corale. Agli artisti in mostra, che lavorano spesso con linguaggi e pratiche multimediali, è affidato il compito di raccontare «che cosa significa stare al mondo oggi». È così per l’olandese Melanie Bonajo, che con i suoi film sperimentali offre uno spaccato sull’isolamento individuale prodotto dalle nuove tecnologie e su quello sociale di gruppi di persone esclusi dalla vita comunitaria e culturale. Ma all’evento sono presenti anche artisti che non adoperano i nuovi linguaggi, come l’austriaco Lois Weinberger, i cui “environments” mettono in relazione natura e civilizzazione in una prospettiva biologicoambientale e socio-politica.

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio