Cortoon 


GIALLO
VINCENT

di Luca Antoccia

La sequela di film dedicati a Van Gogh è pressoché sterminata. E tuttavia quello che centoventicinque disegnatori hanno fatto in Loving Vincent (uscito in Italia nel 2017), una coproduzione anglopolacca, nessuno l’avrebbe potuto immaginare fino all’avvento recente di nuovi strumenti di controllo elettronico del colore che già di per sé apparentano il cinema d’animazione alla tavolozza pittorica. È successo così che novantaquattro tele del pittore olandese siano non la quinta (e quindi secondo il gergo teatrale l’elemento che delimita lo spazio scenico), ma la sostanza stessa di un lungometraggio di animazione cui offrono atmosfere, personaggi, linee e perfino sviluppi narrativi. È la ricostruzione postuma, attraverso la vicenda del celebre postino Roulin, amico e modello di Van Gogh, che si immagina incarichi il figlio Armand di recapitare l’ultima lettera di Vincent al fratello Theo (che doveva trovarsi a Parigi dove dirigeva la succursale della casa Goupil, la famosa galleria d’arte). La scoperta della morte di Vincent dà inizio a una “quest” investigativa rappresentata da scene basate sul bianco e nero e da una minore densità del disegno per recuperare i “flashback” e le relative connessioni narrative. Emergono reticenze, antipatie e incompatibilità nell’ambiente di Auverssur- Oise - dove Vincent trascorse le sue ultime settimane di vita - che, unite ad altri particolari, si trasformano per il giovane Armand in un giallo. Ciò è un pretesto per entrare nel mondo cromatico emotivo ed estetico di Van Gogh per una volta dalla porta principale, quella delle sue tele, così disprezzate in vita ma così quotate dopo la sua morte. Il “deus ex machina”, il dottor Gachet (psichiatra, ritratto dal pittore, con il quale il medico ebbe una particolare affinità nella visione dell’arte), nel finale ricondurrà il tutto a uno stratagemma.

Resta un’incredibile fedeltà e compattezza cromatica che avrà richiesto una palette ferrea ai vari disegnatori. Dalla musica al cinema, dalla sociologia alla psicanalisi non c’è campo del sapere che da Van Gogh non abbia tratto ispirazione e qui, nella vocazione di arte totale che il cinema a volte torna ad assumere, si ritrovano suggestioni pop come la struggente canzone Starry starry night di Don McLean sui titoli di coda assieme a echi di Van Gogh il suicidato della società, libro indimenticabile di Antonin Artaud o Melanconia e creazione in Van Gogh di Massimo Recalcati. Senza dimenticare Kurosawa che nel film Dreams indicò strade nuove ed elettroniche nel connubio quadri e cinema.

ART E DOSSIER N. 350
ART E DOSSIER N. 350
GENNAIO 2018
In questo numero: I DILEMMI DELL'ARCHITETTURA Modernismo e tradizione a Firenze; Sottsass: la fantasia della ragione; Analogie: forme da altre forme. IN MOSTRA Sottsass a Milano e Parma, Impressionisti a Londra; Canova e Hayez a Venezia, Bernini a Roma, Giorgione a Castelfranco Veneto.Direttore: Philippe Daverio