CATALOGHI E LIBRI
DICEMBRE 2022
OUTSIDERS 3 IL LIBRO CHE CAMBIA LA STORIA DELL’ARTE.
EGON SCHIELE
IL DIAVOLO IN CORPO
Schiele è morto di spagnola nel 1918, ventottenne, pochi mesi dopo l’amico Klimt, e solo tre giorni dopo la moglie, ritratta sul letto di morte, e prima ancora in un utopico gruppo di famiglia, col bimbo mai nato. Coi suoi temi inquietanti, così attuali nei nostri incerti tempi, Schiele forse aveva proprio “il diavolo in corpo”, come il liceale protagonista dell’omonimo romanzo di Raymond Radiguet (1926, nuova edizione Bompiani, Milano 2021). A questo allude il titolo del bel libro di Eva di Stefano, che fra le altre cose nel 2010 ha fondato la rivista “Outsider Art”, che ancora dirige. Cosa spinse Schiele, morto nel 1918, anno in cui è ambientato lo sconvolgente romanzo di Radiguet, a dipingere nudi inquietanti, autoritratti ossessivi, tensioni erotiche, volti, mani, corpi ossuti e contorti, malinconici paesaggi? Almeno in parte, la spinta scaturì dal tema dello sdoppiamento. Il libro non parla solo di questo, ma presto si comprende come “il doppio” sia un nodo centrale nella biografia di Schiele, innescatore di scandali e di censure espositive perfino in anni recenti di questo nostro secolo. Il diavolo nella sua pittura è quell’elemento dell’inconscio di ascendenza romantica, come nel visionario Gli elisir del diavolo (1816) di E.T.A. (Ernst Theodor Amadeus) Hoffmann, o nell’imaginifico Il sosia (1846) di Dostoevskji. Somiglia anche al doppio del biblico serpente tentatore, evocato da Praz nel Patto col serpente (1972). Nella Vienna dell’età dell’inconscio, che spesso abbiamo citato in questa rubrica, un simile diavolo penetra nelle pieghe dell’animo, svela nevrosi, malinconie e solitudine, come spiega l’autrice nella parte finale di questa argomentata monografia critica. La solitudine si legge in uno dei «suoi più lirici ed essenziali paesaggi», i Quattro alberi (1917, Vienna, Belvedere) profilati contro un cielo striato di rosa, quasi fosse di Munch. Così, «nel prevalente linearismo e nell’assenza di spazialità, la fila parallela degli alberi evoca una solitudine infinita, atemporale […]. Potrebbe sembrare quasi un ritorno momentaneo al gusto secessionista o [...] un omaggio al parallelismo armonioso di Ferdinand Hodler, […] molto ammirato da Schiele. Forse, ma è più di un esercizio: è una visione». Concordiamo con l’autrice di questo libro da leggere con attenzione, anche se con presunzione si credesse di aver già tutto compreso di Schiele.
GLI IMPRESSIONISTI E IL GIAPPONE
ARTE TRA ORIENTE E OCCIDENTE.
STORIA DI UN’INFATUAZIONE
ARTE ITALIANA
MILLE ANNI DI STORIA
Antonio Paolucci, classe 1939, ha ricoperto cariche istituzionali di prestigio nel campo dei beni culturali (ultima nel tempo la direzione dei Musei vaticani); ha curato mostre epocali, si è occupato di questioni delicate. Ricordo, fra i tanti, il suo tempestivo, appassionato intervento di commissario straordinario per il salvataggio degli affreschi sulla volta della basilica superiore di Assisi, dopo il terremoto del settembre 1997, tragedia che pareva irrimediabile, un anno dopo la conclusione del mandato di Paolucci come ministro dei Beni culturali. Vorrei dire anche della sua coinvolgente simpatia romagnola, del suo senso dello humour, come quando, un po’ per celia, un po’ sul serio, raccomandò alla squadra di funzionari e tecnici degli Uffizi, di «non dar troppo nell’occhio» nel momento in cui un’immensa gru, che quasi si vedeva dalle colline, tanto era alta, avrebbe dovuto trasportare e riposizionare nella sala della Niobe le gigantesche tele restaurate con le Battaglie di Rubens, facendole passare dai finestroni del secondo piano della Galleria. Insomma, Paolucci ha molte doti ben note a chi ha la fortuna di collaborare con lui, ma il merito che lo rende stimatissimo anche dal largo pubblico è quello di essere un brillante oratore televisivo, un editorialista e un divulgatore. È un piacere ascoltarlo e soprattutto leggerlo: una penna forbita e un eloquio chiarissimo e mai casuale né retorico. Non è facile. Così, il lungo cammino dell’arte italiana, dall’anno 1000 a oggi, ripercorso in questo splendido libro illustrato, è la sintesi delle sue non poche doti. Rileggiamo, quasi senza accorgercene, piacevolmente, oltre mille anni della nostra cultura: affascinanti suggestioni, intrecci con la storia, la società, la letteratura che hanno fatto grande il nostro paese. Basti come esempio il brano del capitolo sull’arte gotica, dove nella basilica superiore di Assisi s’immagina Dante che ammira gli affreschi «guardando la volta, percorrendola lentamente con gli occhi e camminando a ritroso, dal presbiterio sormontato dagli Evangelisti di Cimabue all’ultima campata, quella decorata con le immagini dei Dottori della Chiesa: Agostino e Girolamo, Ambrogio e Gregorio». «A mio giudizio», aggiunge Paolucci, «non esiste, in tutto il San Francesco, un tracciato cronologico stilistico didatticamente più efficace». Proprio come questo suo libro.
ART E DOSSIER N. 404
DICEMBRE 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: Crivelli, una rivelazione di Federico D. Giannini; BLOW UP: Avedon - di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - Olafur Eliasson a Firenze - Ognuno vede a modo suo di Lauretta Colonnelli; 2 - Freud a Londra - Quel senso di tragicità a fior di pelle di Valeria Caldelli; ....