La mostra mette in luce, attraverso un notevole numero di confronti, il ruolo svolto dall’incisione nella formazione, definizione e formazione di stili, scuole e tendenze. Particolarmente efficaci le scelte espositive riguardanti i rapporti con l’opera di Schongauer, Mantegna, Pollaiuolo, Jacopo de’ Barbari, Raffaello, Luca di Leida, Hans Baldung Grien, Marcantonio Raimondi. Vigeva un clima di reciprocità, per cui Raffaello appendeva nel suo studio stampe di Dürer, e quest’ultimo tornava dai suoi viaggi in Italia con un tocco ammorbidito nei contrasti. Le incisioni venivano copiate, variate, riprodotte anche solo in parte, e continuavano così a circolare iconografie, idee compositive, soggetti sacri ma anche ritratti e paesaggi, dettagli naturalistici ed episodi del mito greco che dopo un lungo giro si ritrovavano magari profondamente mutati. Non solo, ma è proprio sul terreno dell’incisione che possiamo seguire quasi passo passo una tendenza uniformatrice che smussa i contrasti, come se il Nord cedesse al Sud una maggiore attenzione al dato naturalistico, al dettaglio, all’espressività di volti e gesti, e viceversa accogliesse modelli di equilibrio compositivo, monumentalità, più respiro nelle campiture, indicazioni di prima mano sui modelli dell’antichità.
Per la prima volta, in una mostra dedicata a un artista che è a tutti gli effetti anche un pittore di conclamata levatura, si rinuncia del tutto a esporre dipinti, concentrando ogni riflessione su quanto sia stata la stampa a fare da collante, traduttore e facilitatore per la costruzione di una base di linguaggio comune per le arti europee. Circostanza che evidenzia come si sia trattato, a lungo e prevalentemente, di un colloquio in bianco e nero. Non in maniera esclusiva, ovviamente, ma la circolazione della carta aveva costi più bassi di quella di tavole e tele dipinte, si fondava sulla moltiplicazione delle copie, e aveva quindi maggiore capacità di penetrazione nel mercato più vasto. Viene da pensare, inevitabilmente, che in quel tempo sia stata quindi soprattutto la linea a prevalere nella costruzione di linguaggi nuovi, piuttosto che il colore. L’incisione ha così contribuito ad allungare la vita al “primato del disegno”, teorizzazione fiorentina che avrà modo di dominare la scena artistica per alcuni secoli.