Grandi mostre. 4
Dürer a Chantilly

IL RINASCIMENTO
IN BIANCO E NERO

Un’esposizione interamente dedicata a Dürer e alla sua opera a stampa; un’occasione per approfondire i meccanismi attraverso i quali il grande artista tedesco - grazie al suo talento di incisore - fece da tramite fra nord e sud europa intervenendo in modo decisivo sul percorso di costruzione di un linguaggio comune nell’ambito di quello che chiamiamo Rinascimento

Claudio Pescio

L’incisione si diffonde in Europa tra Quattro e Cinquecento parallelamente al libro a stampa, con il quale condivide parte del processo tecnico di produzione. Come dice Caroline Vrand - curatrice insieme a Mathieu Deldicque della mostra di Chantilly Dürer. Gravure et Renaissance -, è dunque «uno dei primi mass-media che conosciamo». Uno strumento di comunicazione, quindi. Ma per comunicare cosa? Nel periodo di cui parliamo, soprattutto un nuovo linguaggio artistico. Caroline Vrand è conservatrice delle stampe alla Bibliothèque Nationale de France, Mathieu Deldicque è conservatore del patrimonio del Musée Condé.
La mostra - allestita nella palazzina settecentesca del Jeu de Paume, che come il Musée Condé fa parte del complesso del castello e del parco di Chantilly - intende proprio analizzare questo punto cruciale dello sviluppo delle arti del Rinascimento, e per farlo concentra la sua attenzione sull’opera di quello che è considerato il più grande fra gli artisti tedeschi del tempo, Albrecht Dürer, pittore, intellettuale inserito a pieno titolo nella vasta rete dell’umanesimo europeo, frequentatore di Willibald Pirckheimer ed Erasmo da Rotterdam ma, soprattutto, incisore divenuto presto leggendario per l’abilità nella tecnica della xilografia, del bulino, dell’acquaforte. Con un talento in più, quello di aver scoperto e praticato a livello europeo l’arte della comunicazione commerciale, facendo viaggiare le riproduzioni dei propri lavori e viaggiando egli stesso, testimonial di se stesso e promotore di un’idea condivisa di internazionalismo culturale.
Dürer nasce a Norimberga nel 1471, il padre è un orafo, e per il piccolo Albrecht tenere in mano un bulino e incidere una lastra di metallo deve essere la più naturale delle occupazioni. La città è ricca di fermenti culturali. Tra i suoi vicini di casa l’editore Anton Koberger, suo padrino, e il pittore e incisore Michael Wolgemut, che sarà il suo primo maestro. A vent’anni inizia a viaggiare; a Colmar conosce i figli e l’opera di Martin Schongauer, noto incisore da poco scomparso; riceve committenze di prestigio da Federico il Saggio, elettore di Sassonia, poi arriveranno anche la famiglia dei Függer e l’imperatore Massimiliano d’Asburgo. Inizia la sua produzione di stampe di maggiore diffusione: l’Apocalisse (1498), la Grande Passione (1509), Il cavaliere, la morte e il diavolo, il Paesaggio con cannone (1518), Melencolia I (1514), San Girolamo nello studio (1514). Tutte incisioni che - insieme a molte altre, visto che la mostra ospita ben duecento pezzi - ritroviamo esposte a Chantilly, in un percorso esaustivo e difficilmente ripetibile, reso possibile dalle collezioni del Musée Condé (che ha sede nel castello di Chantilly) e da quelle della Bibliothèque Nationale de France. Delle due istituzioni la prima conserva trentaquattro incisioni e sei disegni dell’artista, fra i quali anche tre, rarissimi, tratti dai taccuini di viaggio di Dürer ; la seconda possiede l’integrale della produzione a stampa di Dürer e una collezione monumentale di incisioni italiane del Rinascimento.
La fama di Dürer tocca livelli altissimi quando lui è ancora in vita; viene considerato un genio universale al pari di Leonardo da Vinci, si occupa di matematica, di teoria dell’arte, di studi sulle proporzioni del corpo umano. Questa apertura mentale ad accogliere e restituire si nutre di letture, frequentazioni e dei suoi viaggi. Va a Venezia probabilmente nel 1494-1495, ci torna nel 1505-1507, visita i Paesi Bassi nel 1520-1521. Con lui viaggiano le sue incisioni, ma si tratta anche di un commercio organizzato, che tiene conto della varietà del mercato e dei possibili acquirenti, si avvale di ambulanti che passano in rassegna fiere e mercati ma non manca di tener conto di un livello di pubblico più alto: corti principesche, ricchi borghesi, ambiente universitario, professionisti. Dürer muore a Norimberga
nel 1528.

PITTORE, INTELLETTUALE INSERITO A PIENO TITOLO NELLA VASTA RETE DELL'UMANESIMO EUROPEO


Albrecht Dürer, Rinoceronte (1515), Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie.


Albrecht Dürer, Giovane donna di Berg-op-Zoom e ragazza di Goes (1520), disegno a punta d'argento dal quaderno di viaggio dell'artista, Chantilly, Musée Condé.


Albrecht Dürer, Purificazione (1505); Marcantonio Raimondi,


Purificazione / Presentazione al tempio (1506); entrambe Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie.

La mostra mette in luce, attraverso un notevole numero di confronti, il ruolo svolto dall’incisione nella formazione, definizione e formazione di stili, scuole e tendenze. Particolarmente efficaci le scelte espositive riguardanti i rapporti con l’opera di Schongauer, Mantegna, Pollaiuolo, Jacopo de’ Barbari, Raffaello, Luca di Leida, Hans Baldung Grien, Marcantonio Raimondi. Vigeva un clima di reciprocità, per cui Raffaello appendeva nel suo studio stampe di Dürer, e quest’ultimo tornava dai suoi viaggi in Italia con un tocco ammorbidito nei contrasti. Le incisioni venivano copiate, variate, riprodotte anche solo in parte, e continuavano così a circolare iconografie, idee compositive, soggetti sacri ma anche ritratti e paesaggi, dettagli naturalistici ed episodi del mito greco che dopo un lungo giro si ritrovavano magari profondamente mutati. Non solo, ma è proprio sul terreno dell’incisione che possiamo seguire quasi passo passo una tendenza uniformatrice che smussa i contrasti, come se il Nord cedesse al Sud una maggiore attenzione al dato naturalistico, al dettaglio, all’espressività di volti e gesti, e viceversa accogliesse modelli di equilibrio compositivo, monumentalità, più respiro nelle campiture, indicazioni di prima mano sui modelli dell’antichità.
Per la prima volta, in una mostra dedicata a un artista che è a tutti gli effetti anche un pittore di conclamata levatura, si rinuncia del tutto a esporre dipinti, concentrando ogni riflessione su quanto sia stata la stampa a fare da collante, traduttore e facilitatore per la costruzione di una base di linguaggio comune per le arti europee. Circostanza che evidenzia come si sia trattato, a lungo e prevalentemente, di un colloquio in bianco e nero. Non in maniera esclusiva, ovviamente, ma la circolazione della carta aveva costi più bassi di quella di tavole e tele dipinte, si fondava sulla moltiplicazione delle copie, e aveva quindi maggiore capacità di penetrazione nel mercato più vasto. Viene da pensare, inevitabilmente, che in quel tempo sia stata quindi soprattutto la linea a prevalere nella costruzione di linguaggi nuovi, piuttosto che il colore. L’incisione ha così contribuito ad allungare la vita al “primato del disegno”, teorizzazione fiorentina che avrà modo di dominare la scena artistica per alcuni secoli.


Albrecht Dürer, Artista che disegna un uomo (1525), Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie.

I PICCOLI PRINCIPI
Il Cabinet d’Arts Graphiques del castello di Chantilly ospita nei suoi ambienti la mostra intitolata Clouet. À la cour des petits Valois. Nei primi anni Venti del Cinquecento, all’inizio della guerra che lo impegnava in Italia, il re di Francia Francesco I commissionò a Jean Clouet i ritratti dei suoi figli.
Ne risultò una serie di disegni che nell’Ottocento entrarono a far parte delle collezioni del duca di Aumale, tuttora conservate nel castello. Lo stesso artista ne trasse alcuni dipinti, e negli anni Quaranta del Cinquecento se ne fece una seconda serie, più completa, che viene ora attribuita al figlio, François Clouet. La mostra si estende ad altri artisti e ad altri piccoli membri della corte, proponendo così una sorta di riunione di famiglia di questi piccoli Valois: alcuni vivranno a lungo, altri no, in parte saranno a loro volta regnanti. Ma qui li vediamo in una condizione intima e familiare, con la naturalezza - non ancora troppo irrigidita dal cerimoniale - che l’infanzia consente anche ai re.
Al Cabinet des Livres, invece, si può visitare (le mostre hanno gli stessi orari e durata di quella su Dürer) Les pionniers du livre imprimé. Trésors germaniques du Cabinet des livres, che contestualizza, allargando lo sguardo alla produzione libraria di area germanica quattro-cinquecentesca, il percorso fra le stampe proposto dal Jeu de Paume.


François Clouet, Ritratto di Henri de France, duca di Orléans, futuro Enrico II (1540-1545 circa), Chantilly, Musée Condé.

Albrecht Dürer, I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1511); Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie.


Albrecht Dürer, Il cavaliere, la morte e il diavolo (1513); Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie.

Albrecht Dürer. Gravure et Renaissance

a cura di Mathieu Deldicque e Caroline Vrand
Chantilly, Jeu de Paume, fino al 2 ottobre
orario 10-18
catalogo In Fine
www.chateaudechantilly.fr

ART E DOSSIER N. 401
ART E DOSSIER N. 401
SETTEMBRE 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Luigi Ghirri: vedere oltre di Cristina Baldacci; STORIE A STRISCE - L’universo dei manga di Sergio Rossi; GRANDI MOSTRE. 1 - Somaini a Milano - L’ansia del furor costruttivo di Fulvio Irace; 2 - Il Settecento veneto a Trento - Un caleidoscopio cromatico di Marta Santacatterina; ....