RITORNI E COMMIATI

Pittore “recidivo” per carattere e necessità - il ristretto repertorio del suo Suffolk lo portava a esserlo - con La valle di Dedham della National Gallery of Scotland di Edimburgo Constable ci offre un insuperato esempio di variazione sul tema.

Questa versione del 1828 rinasce sotto spoglie che sembrano mutare per evoluzione spontanea, “fisiologica”. La continuità sta nella tenacia sentimentale che, questa sì, resta immutata. Nei suoi maturati tratti stilistici, come nel gesto che ha fatto tornare il pittore sui suoi passi, il quadro diventa l’alter ego del modello primitivo del 1802.
L’iconografia della prima versione è nella sostanza ribadita. Identico il soggetto, l’inquadratura, lo sfondo con lo Stour e la torre di Saint Mary in lontananza.
A far rinascere “questa” valle di Dedham è il flusso narrativo che spinge verso la metafora assoluta. Come in crescendo, l’amato microcosmo tra Suffolk ed Essex diventa “imago” dell’ordine naturale. L’avvolgersi ascendente degli alberi in primo piano introduce alla grandiosa, respirante veduta della valle che si allarga in luminosa proiezione spaziale. È “physis” allo stato puro, avvento di un prodigio inevitabile. Il pittore guarda intorno a sé e riesce ancora a meravigliarsi. Vertiginosa l’acutezza della ricognizione vegetale: alberi, siepi, rovi, sottobosco, campi, tutto pulsa nella cristallina scansione dei verdi, delle ocre e del grigio lucente delle foglie. Il maestoso movimento ellittico dei cumuli di nuvole risponde alla tensione di questa scena madre della natura. Senso e sentimento. Constable scrive la parola finale sul suo paesaggio.
A un anno dalla morte, che avverrà il 31 marzo del 1837, dipinge il Cenotafio in memoria di Sir Joshua Reynolds, omaggio a un grande della pittura britannica; che, pur non rientrando tra i padri spirituali, appartiene alla stagione dei suoi inizi; quando ne aveva frequentato l’opera realizzando copie e ritratti ispirati al suo stile.
Il luogo è Coleorton Hall nel Leicestshire, proprietà del collezionista Sir George Beaumont. L’ormai liberata anima romantica di Constable si confronta qui con uno dei “topoi” più percorsi dalla corrente che è al colmo della sua diffusione in tutta Europa: la morte e la sua memoria. Una formula che qualche anno più tardi Chateaubriand in Mémoires d’outre-tombe
avrebbe elevato a suprema categoria romantica(20).
Tra i busti di Raffaello e Michelangelo che si fronteggiano - le altre eccelse “assenze” del quadro - il cippo di Reynolds appare immerso nella fitta boscaglia autunnale che lo accoglie e protegge. Fin troppo esplicitamente, la natura si fa emanazione e commento di una scena d’assoluta desolazione. Il pittore non può impedirsi dal ricorrere a una sorta di patetismo grave e magniloquente. Animale selvaggio tra i più nobili, il cervo che fa la sua improvvisa comparsa in questo sacrario di geni ha provocato una ridda di interpretazioni tra gli esegeti; i più schierati per l’ossimoro, per una citazione di vita là dove si celebra la sua assenza. Ma non è escluso che Constable, lui illuminista e sensista, abbia deciso per l’enigma destinato a rimanere tale.
A definitiva conferma che la natura, quella che ha inseguito, scandagliato, decifrato, perfino implorato tutta la vita, resta, come un bersaglio mobile, il più impenetrabile dei misteri. La sua via al romanticismo non poteva non attraversare questa sconfitta.



La valle di Dedham (1828-1829), particolare; Edimburgo, National Gallery of Scotland.


La valle di Dedham (1828-1829), intero; Edimburgo, National Gallery of Scotland.
Riprendendo lo stesso soggetto del 1802, Constable realizza qui una delle più alte interpretazioni della sua terra d’origine, ormai dichiaratamente risolta in chiave romantica.

La chiesa di Dedham Vale nell’Essex.


Cenotafio in memoria di sir Joshua Reynolds 1836); Londra, National Gallery. Omaggio al grande artista sulla cui opera in gioventù Constable ebbe a esercitarsi, il quadro non appare immune da un certo patetismo di maniera. Sul significato simbolico del cervo gli esegeti dell’artista non si sono trovati d’accordo.

CONSTABLE
CONSTABLE
Giuliano Serafini
La pittura del periodo romantico è rappresentata soprattutto dal paesaggio,e in questo genere i più attivi furono senza dubbio gli inglesi. Tra questi ultimia eccellere, oltre a Turner, era John Constable (East Bergholt 1776 - Londra1837). Viveva nella campagna del Suffolk, non aveva quindi che da guardarsiintorno per trovare quel rapporto stretto con la natura – fatta di cieli, boschi,fiumi – che rappresentava per quella generazione di artisti la chiave diaccesso al livello più alto dell’atto creativo. L’accesso alla Royal Academy gliconsentì poi di allargare le sue fonti di ispirazione alla tradizione del passato,soprattutto francese e olandese. Il suo approccio non era solo sentimentale,tutt’altro, era molto incline a pensare al suo lavoro come a un’indaginescientifica, della quale fanno fede soprattutto le innumerevoli, dettagliateraffigurazioni di nuvole di ogni tipo.