Studi e riscoperte 2 
L’INVENZIONE DEL BELLO IDEALE

ZEUSIE LE MODELLE
DI CROTONE

Colui che è ritenuto il più famoso pittore dell’antica Grecia, Zeusi, ci ha lasciato un’“ingombrante” eredità: il canone della bellezza perfetta, fonte di ispirazione nel rinascimento e nei secoli successivi. immagine ancora viva in ognuno di noi nonostante sia ormai da tempo evidente che si tratta di un’imposizione culturale.

Mauro Zanchi

Il concetto occidentale vincente legato alla questione della bellezza – nel senso che la storia è sempre scritta dai vincitori e di conseguenza viene data più visibilità e veicolazione alle immagini care ai potenti e ai governanti – è arbitrariamente deciso da un singolo sguardo: simbolicamente, quello di Zeusi (forse abbreviazione di Ζεύξιττος, 450 circa - prima del 394 a.C.), ovvero colui che viene considerato il più grande pittore dell’antica Grecia.

 

L’ARTISTA CREA UN’IMMAGINE DI ELENA, PRELEVANDO CON IL SUO OCCHIO UN MISCUGLIO DI PARTI DI DIFFERENTI CORPI FEMMINILI PER DARE VITA ALLA SUA IDEA, EVIDENTEMENTE PARZIALE, DI SUBLIME FEMMININO. UN’IDEA CHE IN QUALCHE MODO “CORREGGE” LA NATURA

 
L’artista – come racconta Plinio il Vecchio invitato a Crotone per dipingere un’effigie di Hera – persegue un ideale perfetto di bellezza prelevando con il suo occhio un miscuglio di parti di differenti corpi femminili, per dare vita alla sua idea, evidentemente parziale, di sublime femminino. Chiede di poter scegliere le sue modelle tra le fanciulle più affascinanti di Crotone(1). Seleziona cinque di esse e di ognuna dipinge la parte che secondo lui è più pregevole. Il risultato che ne consegue è la sua proiezione della bellezza assoluta, incarnata da Elena di Troia(2).

Zeusi e le modelle di Crotone, (1490 circa), dal Roman de la rose, ms. Harley 4425, f. 142, Londra, British Library.


Zeusi e le modelle di Crotone, miniatura (XV secolo), Gand, Universiteitsbibliotheek.


Zeusi dipinge cinque vergini, dal Roman de la rose (1525 circa), ms. 948, f. 159r, New York, Morgan Library and Museum.

Secondo la tradizione, quindi, l’immagine della perfezione fisica entra così nell’immaginario collettivo occidentale, penetrando attraverso l’intenzione balzana di pensare che possa esistere una bellezza universale e che se ne possa creare il prototipo. Secondo questa visione, l’artista maschio si arroga il privilegio di imporre il suo gusto personale e lo fa elevandolo a “bello ideale”. Anche se l’arte ha cercato per molti secoli di imitare le parti migliori della natura, il bello non è evidentemente relegabile in una formula univoca e a un modello che vale per tutti. Specialmente nella nostra epoca, dove tutto è rimesso continuamente in discussione e rinegoziato, e dove il bello è una questione soggettiva e muta a seconda dell’occasione, del luogo geografico e di altri fattori.
Il modello indicato da Zeusi, invece, diviene il paradigma della creazione artistica nel Rinascimento, continuamente rilanciato anche nei secoli successivi con ulteriori declinazioni, per perpetuare ancora e ancora il prototipo di perfezione assoluta e del bello ideale. Nei codici miniati e nei musei si sono conservati molti esempi di questo “topos”, dipinti dal Quattrocento all’Ottocento. Nel periodo dell’umanesimo rinascimentale questo racconto diventa un motivo ricorrente nella trattatistica sulle arti: il corpo femminile come oggetto di una visione idealizzata, secondo un modello universale che in qualche modo “corregge” la natura.

Ma cos’è l’imitazione che corregge la natura e tende all’ideale?
E soprattutto come viene letta oggi la tipologia che ha dominato incontrastata per molti secoli, ovvero la relazione asimmetrica che è riscontrabile nei dipinti tra la componente maschile e quella femminile, dove gli uomini sono sovrani anche dello sguardo?

COME VIENE LETTA OGGI LA RELAZIONE ASIMMETRICA RISCONTRABILE NEI DIPINTI TRA LA COMPONENTE MASCHILE E QUELLA FEMMINILE, DOVE GLI UOMINI SONO SOVRANI ANCHE DELLO SGUARDO?


Domenico Beccafumi, Zeusi dipinge il ritratto di Elena per il tempio di Hera a Crotone (1525 circa), Siena, palazzo Bindi Sergardi.


Francesco Solimena, Zeusi dipinge il ritratto di Venere scegliendo come modello le fanciulle di Crotone (1690 circa), Roma, palazzo Madama.


Giorgio Vasari, Zeusi dipinge la figura di Artemide, particolare delle Storie di Zeusi (1572 circa), Firenze, casa Vasari.

Trovo un’analogia tra l’intenzione di Zeusi e l’atto del dottor Victor Frankenstein, che dà vita alla sua creatura – un essere umano più intelligente del normale, dotato di salute perfetta e lunga vita – assemblando parti di diversi corpi umani.
Per quanto riguarda la “creatura” di Mary Shelley non abbiamo difficoltà a riconoscere la figura del mostro – o nel migliore dei casi scorgerne l’esempio del sublime o del diverso, che in quanto tale causa terrore – e a individuare il tentativo di Frankenstein come un esempio negativo in campo bioetico. Invece non sappiamo ancora riconoscere nell’atto di Zeusi le identiche conseguenze derivate da visioni eticamente discutibili.
Come in tutte le leggende, anche nella vicenda di Zeusi e dentro il paradigma ermeneutico della creazione artistica sono riscontrabili passaggi che conferiscono un valore ambiguo già a partire dalle fonti antiche, che si ampliano attraverso i secoli nel corso delle trasformazioni semantiche. Il racconto si fonde con la condanna platonica degli “eidola”, ovvero delle presenze o dei sostituti dell’assente, nel rapporto magico tra immagine e persona raffigurata, che ha il suo esito nella concezione della raffigurazione individuale come opera d’arte. Nell’ambiguità del racconto mitologico l’allegoria della riproduzione meccanica del reale convive con altre presenze alluse: l’occasione dell’artista di esercitare un’importante facoltà di giudizio; l’esaltazione dell’accurata precisione del pittore e della sua mimesi realistica; l’aspirazione a una perfetta eloquenza come sintesi di più modelli; la capacità di trascendere il reale in una sintesi superiore.
La divulgazione di Plinio il Vecchio e di Cicerone di un episodio avvenuto nel V-IV secolo a.C. ha molta fortuna e giunge inalterata fino al nostro immaginario attuale. Nel corso del tempo ha attecchito anche il mito di Zeusi, ovvero l’artista eccezionale in grado di dipingere l’uva in modo così realistico che i passeri accorrono per beccarla. Peccato che il più grande degli artisti greci non sia riuscito a intuire il grado di arbitrarietà che offusca le sue intenzioni e quelle di chi gli ha commissionato il ritratto della donna più bella in assoluto. Quel canone della bellezza perfetta è ancora dentro di noi e mieterà numerose vittime anche nelle nuove generazioni.

(1) Cfr. Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXV, 64.
(2) Marco Tullio Cicerone, De Inventione, libro II, 1-3.

ART E DOSSIER N. 400
ART E DOSSIER N. 400
LUGLIO-AGOSTO 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria rinasce con il suo duca di Federico D. Giannini; CORTOON - La corte notte degli Oscar di Luca Antoccia; BLOW UP - Brescia Photo Festival di Giovanna Ferri; DENTRO L’OPERA - Il dipinto come manufatto di Cristina Baldacci; XXI SECOLO - Małgorzata Mirga-Tas nel padiglione della Polonia alla Biennale di Venezia Incantesimi e sortilegi di Elena Agudio; GRANDI MOSTRE. 1 - Louise Nevelson a Venezia. Dare ordine alle cose perse di Lauretta Colonnelli; 2 - O’Keeffe fotografa a Denver. L’altro occhio di Georgia di Francesca Orsi; OUTSIDERS - Joseph Cornell: quanti ricordi entrano in una scatola? di Alfredo Accatino; GRANDI MOSTRE. 3 - Mondrian all’Aja. Parola d’ordine: sperimentare di Paola Testoni de Beaufort; 4 - Canova romantico a Treviso. Ambasciatore del gusto nuovo di Fabrizio Malachin; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Canova e il patrimonio culturale. Un negoziatore pragmatico di Valerio Borgonuovo; LA PAGINA NERA - Ma quanto si è spenta la “città irredenta”? di Fabio Isman; MUSEI DA CONOSCERE - Museo Fortuny a Venezia. La casa delle meraviglie di Maurizia Tazartes; GRANDI MOSTRE. 5 - I Farnese a Parma. Tesori di famiglia di Marta Santacatterina; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’invenzione del bello ideale. Zeusi e le modelle di Crotone di Mauro Zanchi; ASTE E MERCATO a cura di Daniele Liberanome; IN TENDENZA - Jan Steen: la febbre del gioco di Daniele Liberanome; IL GUSTO DELL’ARTE - Ritratto di un salume in un interno di Ludovica Sebregondi; CATALOGHI E LIBRI a cura di Gloria Fossi; 100 MOSTRE a cura di Ilaria Rossi;86