Grandi mostre. 5
I FARNESE A PARMA

TESORI
DI FAMIGLIA

Nel complesso monumentale della pilotta, centro della presenza della famiglia Farnese nella città di Parma, una grande esposizione racconta la storia della committenza e delle architetture volute dall’influente casato anche per affermare e ribadire il proprio potere.

Marta Santacatterina

I Farnese: una dinastia ben nota a Roma, non foss’altro che per l’omonimo palazzo ora sede dell’ambasciata di Francia. Ma forse non tutti sanno che proprio al più celebre tra gli esponenti di quella casata – papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese – è da ascrivere la creazione del ducato di Parma e Piacenza. Era infatti il 1545 quando il potente pontefice istituì nei territori padani la nuova entità politica, affidata al figlio Pier Luigi, e facendola spuntare in una sola notte come un fungo per parafrasare la testimonianza, non priva di un certo sarcasmo, del cardinale Ercole Gonzaga.


I RITRATTI DELLA COLLEZIONE PERMANENTE, SONO “MANIFESTI” DI UN'EPOCA CHE VIDE IL DUCATO DI PARMA E PIACENZA INSERITO NELLA STORIA ITALIANA, EUROPEA E MONDIALE

La fortuna dei Farnese iniziò nel 1493, quando papa Alessandro VI Borgia nominò cardinale proprio il futuro Paolo III, e durò fino al 1731, anno in cui morì senza eredi l’ultimo duca Antonio e i possedimenti passarono al figlio di Elisabetta Farnese e dell’imperatore Filippo V, Carlo di Borbone. E ben presto l’infante spagnolo si trasferì a Napoli, portando con sé la grande collezione di famiglia. All’interno di questo arco cronologico, i Farnese si distinsero per un mecenatismo sontuoso, sempre declinato a esercizio politico: oltre a impegnarsi a riportare a Roma gli artisti fuggiti a causa del Sacco del 1527, predilessero la contaminazione degli stili e la ricerca assidua di pezzi di statuaria antica, come dimostrano i due colossi, Dioniso ed Ercole, rinvenuti sul Palatino e che ancora oggi fanno bella mostra di sé nell’attuale Galleria nazionale parmense.

 
Ecco allora che la mostra allestita nel Complesso monumentale della Pilotta di Parma intende ricostruire la committenza delle arti e delle architetture ai tempi dei Farnese, collocandola nel più ampio contesto di un governo connotato da molte luci e altrettante ombre. Le opere trovano posto nel palazzo che rappresenta il fulcro della presenza farnesiana in città e che fin dalle origini era destinato a funzioni di servizio: ospitava le scuderie, le cucine, il guardaroba, una sala d’armi (presto trasformata nel teatro Farnese), il cortile per il gioco della “pelota” da cui l’edificio prende il nome, e poi gallerie e sontuosi ambienti nei quali confluirono le ricchissime raccolte costituite da dipinti, sculture, gemme, arazzi, monete, preziosi manoscritti.


Agostino Carracci (attribuito), Ritratto di Ranuccio I Farnese (?), (1653 circa), Parma, Complesso monumentale della Pilotta, Galleria nazionale.

Ma la Pilotta non fu l’unica “fabbrica” ducale: dopo una prima sezione introduttiva che spiega la genesi della casata e le premesse che portarono all’elezione al soglio pontificale di Paolo III, la mostra si concentra infatti sulle architetture farnesiane, intese anche come strumento per l’affermazione e la comunicazione del potere. I duecento disegni esposti – nucleo principale dell’esposizione – ripercorrono un excursus sui grandiosi edifici romani progettati da maestri come Antonio da Sangallo il Giovane, Michelangelo, Vignola; poi quelle carte testimoniano gli interventi nel ducato di Castro, la costruzione del palazzo di Caprarola, della fortezza e del palazzo di corte di Piacenza, per giungere infine alle architetture parmensi.


Jacopo Meleghino (?), Progetto assonometrico di palazzo Farnese a Roma (senza data), Modena, Archivio di Stato, Mappario estense.

Città scelta da Ottavio come sede della corte, Parma si arricchì verso il 1560 del grande giardino con il relativo palazzo, quindi con Ranuccio I cominciò la costruzione della Pilotta, e nel corso dei decenni sorsero delle chiese “moderne”, tra cui l’originale Santissima Annunziata. Tra gli architetti, ebbe un ruolo privilegiato Simone Moschino che a Parma portò echi della sua cultura toscana e michelangiolesca, come si evince dallo scalone imperiale della stessa Pilotta.
Il percorso di visita prosegue proprio ascendendo quello scalone e raggiungendo la galleria Petitot, oggi parte della Biblioteca palatina: dopo aver incrociato lo sguardo di due “barocchissimi” busti in marmo di Ranuccio II, entrambi scolpiti nella bottega di Bernini, ci si addentra in un focus sul “mondo globale” dell’imperatore Carlo V – contemporaneo di Paolo III –, che si estendeva fino al continente americano appena scoperto: con i primi decenni del Cinquecento si aprirono infatti nuovi orizzonti con cui si dovette confrontare anche la Chiesa romana, per esempio impegnando la Compagnia del Gesù nell’evangelizzazione dei nuovi popoli, oppure con una curiosa bolla promulgata dal pontefice di casa Farnese per stabilire il diritto degli indios a essere considerati parte del genere umano.


Teatro Farnese, veduta del boccascena, Parma, Complesso monumentale della Pilotta.

Bottega di Gian Lorenzo Bernini, Ranuccio II Farnese quarantenne (1675 circa), Parma, Complesso monumentale della Pilotta, Galleria nazionale.


Manno di Bastiano Sbarri, Giovanni Bernardi, Cassetta Farnese (1543-1561), Napoli, Museo e Real bosco di Capodimonte.


DAI MANUFATTI PROVENIENTI DAL “NUOVO MONDO” ED ENTRATI NELLE COLLEZIONI FARNESIANE, IL VISITATORE VIENE PROIETTATO NELLA ROMA DEL XVI SECOLO

Dai manufatti provenienti dal “nuovo mondo” ed entrati nelle collezioni farnesiane, il visitatore viene proiettato nella Roma del XVI secolo: sullo scenario della storia si stagliano tre celebri dipinti di Tiziano provenienti dal Museo e Real bosco di Capodimonte di Napoli, dai ritratti di Paolo III e di Pier Luigi Farnese alla sensuale Danae, probabilmente un omaggio all’amante del cardinale Alessandro Farnese il Giovane. Qualche altro esempio? La Cassetta Farnese, opera rappresentativa del lusso e della raffinatezza delle corti rinascimentali italiane, e l’altrettanto sorprendente Tazza Farnese, un grande cammeo in agata sardonica di epoca ellenistica collezionato da Lorenzo il Magnifico e in seguito ereditato dai Farnese. E poi preziosi oggetti in cristallo di rocca, pietre dure, avorio.
Un approfondimento è dedicato a Paolo Giovio, esponente di spicco della corte umanistica farnesiana e ispiratore di un nuovo metodo collezionistico che la casata adottò sia a Roma sia nella più piccola e periferica Parma dove, dal 1660, il duca Ranuccio II trasferì molti dei tesori fino ad allora conservati nel palazzo romano. Ulteriori tematiche si incrociano in altri ambienti della Pilotta: ovviamente non può mancare la visita del teatro Farnese, con le testimonianze che ne ricordano la genesi e le funzioni, oltre ad altri apparati effimeri secenteschi i quali, in occasione di matrimoni, funerali, nascite, cambiavano temporaneamente il volto delle città.

Si svela anche l’“Armeria secreta” che a Parma nel 1731 comprendeva ben duemiladuecentosettantotto armi e accessori: uno straordinario documento di come i Farnese cercassero di legittimare la loro autorità attraverso l’estetica del valore militare; poi la cartografia che illustra la colonizzazione dei territori di Parma e di Piacenza. Infine, una piccola sala è dedicata alla musica ai tempi del ducato. Curiosando tra vasti saloni, corridoi, passerelle della Galleria nazionale, una particolare “caccia al tesoro” consente inoltre di rintracciare numerosi altri segni del dominio farnesiano a Parma: per esempio diversi ritratti dei duchi la cui vita fu ricca di episodi avvincenti, talvolta inquietanti o scandalosi. Si tratta di dipinti che fanno parte della collezione permanente e rappresentano ulteriori “manifesti” di una vicenda che, tra la metà del Cinquecento e gli anni Trenta del Settecento, vide il ducato di Parma e Piacenza inserito appieno nella storia italiana, europea e addirittura mondiale, come intende comunicare l’impostazione critica orientata verso la “Global History” a cui fa riferimento il progetto espositivo.

Ceylon, arte singalo-portoghese, ventaglio (XVI secolo), Napoli, Museo e Real bosco di Capodimonte.


Annibale Carracci, Nozze mistiche di santa Caterina (1585), Napoli, Museo e Real bosco di Capodimonte.

I Farnese. Architettura, arte, potere

a cura di Simone Verde, con Bruno Adorni, Carla Campanini,
Carlo Mambriani, Maria Cristina Quagliotti, Pietro Zanlari
Parma, Complesso monumentale della Pilotta
fino al 31 luglio 2022
orario 10.30-18.30, chiuso il lunedì
catalogo Electa
www.complessopilotta.it

ART E DOSSIER N. 400
ART E DOSSIER N. 400
LUGLIO-AGOSTO 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria rinasce con il suo duca di Federico D. Giannini; CORTOON - La corte notte degli Oscar di Luca Antoccia; BLOW UP - Brescia Photo Festival di Giovanna Ferri; DENTRO L’OPERA - Il dipinto come manufatto di Cristina Baldacci; XXI SECOLO - Małgorzata Mirga-Tas nel padiglione della Polonia alla Biennale di Venezia Incantesimi e sortilegi di Elena Agudio; GRANDI MOSTRE. 1 - Louise Nevelson a Venezia. Dare ordine alle cose perse di Lauretta Colonnelli; 2 - O’Keeffe fotografa a Denver. L’altro occhio di Georgia di Francesca Orsi; OUTSIDERS - Joseph Cornell: quanti ricordi entrano in una scatola? di Alfredo Accatino; GRANDI MOSTRE. 3 - Mondrian all’Aja. Parola d’ordine: sperimentare di Paola Testoni de Beaufort; 4 - Canova romantico a Treviso. Ambasciatore del gusto nuovo di Fabrizio Malachin; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Canova e il patrimonio culturale. Un negoziatore pragmatico di Valerio Borgonuovo; LA PAGINA NERA - Ma quanto si è spenta la “città irredenta”? di Fabio Isman; MUSEI DA CONOSCERE - Museo Fortuny a Venezia. La casa delle meraviglie di Maurizia Tazartes; GRANDI MOSTRE. 5 - I Farnese a Parma. Tesori di famiglia di Marta Santacatterina; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’invenzione del bello ideale. Zeusi e le modelle di Crotone di Mauro Zanchi; ASTE E MERCATO a cura di Daniele Liberanome; IN TENDENZA - Jan Steen: la febbre del gioco di Daniele Liberanome; IL GUSTO DELL’ARTE - Ritratto di un salume in un interno di Ludovica Sebregondi; CATALOGHI E LIBRI a cura di Gloria Fossi; 100 MOSTRE a cura di Ilaria Rossi;86