In che modo fotografia e pittura dialogano tra loro nella sua produzione artistica?
È un mistero tuttora irrisolto. Sono riuscita a dimostrare che certe sue fotografie furono scattate tra i cinque e i dieci anni dopo che aveva dipinto una scena. Altre invece sono state prodotte prima di un dipinto, come quelle del Glen Canyon. I ricercatori in futuro potranno rispondere a questi interrogativi, ora che le fotografie sono state identificate e datate.
Nel corpus fotografico della mostra e del catalogo si può notare come O’Keeffe desse molta importanza alla sequenzialità delle immagini, alla composizione e al rifotografare gli stessi soggetti in base alle variazioni della luce durante il giorno. Secondo te in che misura attinse dalla serie Equivalents di Stieglitz, per molti emblema del nuovo approccio moderno alla fotografia, oltre che dalla corrente della “straight photography”? O’Keeffe studiò la fotografia come forma d’arte da Stieglitz, ma per quanto stimasse quell’approccio aveva una sua visione personale. Non le importava creare una stampa definitiva, piuttosto usava il “medium” come una sorta di bozzetto. Pur sottolineando di essere una pittrice, ricorreva alla fotografia per trovare le composizioni ideali. Nel suo libro pubblicato da Viking nel 1976 racconta: «La strada mi affascina, con i suoi saliscendi che confluiscono in un’ampia distesa lanciata verso il muro della mia collina e ancora oltre. Avevo fatto due o tre scatti con una macchina fotografica. In uno ho dato una forte angolazione all’obiettivo per includere tutta la strada. È stata una casualità che la strada sembrasse sollevata in aria, ma l’ho trovata divertente e mi sono messa a disegnarla e dipingerla sotto una nuova forma».
I suoi soggetti erano strettamente legati alla vita personale, agli affetti e alla quotidianità. Uno dei temi che ritornano spesso nella produzione di Georgia O’Keeffe sono i suoi cani… Ogni volta che O’Keeffe menziona gli animali nelle sue lettere (inclusi i suoi cani), ne parla come se fossero dipinti. Le vacche sono «forme splendide». Nel caso dei suoi cani, osservava il pelo scuro stagliato contro la luminosa terra del New Mexico. Li apprezzava quasi come opere d’arte viventi. Molti disegni e fotografie dei suoi cani ricordano altre forme: ombre e rocce arrotondate. Vedeva tutto nello stesso modo, con un occhio artistico.
Hai potuto studiare a fondo anche il dialogo serrato tra la produzione fotografica di Georgia O’Keeffe e quella di Todd Webb. Puoi spiegarci questo legame e le sue correlazioni visive?
Todd Webb le insegnò a fotografare nel 1955. Erano ottimi amici, e Webb riuscì a catturarla in ritratti più gentili e accoglienti rispetto a molte fotografie scattate da estranei. Nelle immagini di Webb in mostra, O’Keeffe è immortalata mentre usa a sua volta la macchina fotografica in quei luoghi e si percepisce il suo divertimento e la gioia sconfinata che provava nel fare arte.
Gli archivi sono sempre fonti inesauribili di ricerche e nuove idee. Credi che il tuo lavoro con Georgia O’Keeffe sia terminato? O ti ha dato lo stimolo per scoprire di più?
Il mio lavoro è finito. Però mi auguro che il materiale che ho scoperto porterà ad altre ricerche e mostre future. Senza dubbio ci sono domande che attendono una risposta. Qual è esattamente il rapporto tra le fotografie e i dipinti di O’Keeffe? Quanti suoi dipinti sono basati su fotografie? C’è ancora tanto da imparare su questa artista di straordinaria importanza.