Grandi mostre. 5
Giuseppe Bezzuoli a Firenze

UN distillato
di ottocento

Protagonista della scena artistica italiana, Bezzuoli viene indagato in tutta la sua evoluzione stilistica, tematica e di genere nella prima monografica a lui dedicata nelle sale di Palazzo Pitti. Scopriamo i dettagli nel racconto dei curatori del progetto espositivo.

Vanessa Gavioli, Elena Marconi, Ettore Spalletti

L’acquisto del dipinto Eva tentata dal serpente di Giuseppe Bezzuoli (1784-1855) avvenuto nell’estate del 2018, seguito dall’acquisizione di un altro capolavoro, come Il ripudio di Agar, hanno creato le premesse per l’organizzazione della prima mostra dedicata a un pittore che è stato un indiscusso protagonista della scena artistica italiana e dunque senz’altro meritevole di un palcoscenico di grande prestigio come le Gallerie degli Uffizi (palazzo Pitti). 


Il primo obiettivo dell’esposizione è stato quello di rappresentare questo artista nella sua complessità, recuperando un grande numero di opere da lui realizzate, molte delle quali risultavano perdute a causa della loro dispersione sul mercato antiquario. Contestualmente, per ricostruire in modo sistematico la sua personalità e la sua carriera artistica, è risultato fondamentale lo studio delle fonti documentarie, in parte conservate dagli eredi e in parte reperite presso archivi pubblici. Tutto ciò ha consentito di ampliare la visione critica di Bezzuoli come grande pittore di genere storico, allargando l’indagine ad altri aspetti comunque significativi della sua produzione. 


Il percorso espositivo, scandito in sezioni cronologiche e tematiche, si apre con una serie di opere dei principali protagonisti del neoclassicismo internazionale, legati alla formazione del giovane Bezzuoli e presenti a Firenze nei primi anni del XIX secolo, durante il periodo di transizione tra il granducato lorenese e la breve parentesi del governo napoleonico. Il contesto fiorentino è rappresentato da opere di artisti italiani e stranieri legati all’ambiente dell’Accademia di belle arti, dove si formò Bezzuoli, come Jean-Baptiste Frédéric Desmarais, Louis Gauffier, Nicolas-Didier Boguet, François-Xavier Fabre e Bénigne Gagneraux, pittore amato dall’allora direttore degli Uffizi Tommaso Puccini, e dei più giovani Pietro Benvenuti e Luigi Sabatelli, in quel momento ancora legati alla loro esperienza romana protoromantica a contatto con l’Accademia dei pensieri di Felice Giani. 


Dopo questa necessaria premessa, l’esposizione entra nel vivo della produzione bezzuoliana raccontando la definitiva evoluzione in senso romantico del suo stile e la sua capacità di spaziare attraverso i più diversi generi artistici, come testimoniano le successive sezioni, rispettivamente dedicate alla pittura di storia, caratterizzata da composizioni corali di grande effetto scenografico, quali l’Ingresso di Carlo VIII a Firenze e poi, per il mecenate pistoiese Niccolò Puccini, l’Uccisione di Lorenzino de’ Medici e La morte di Filippo Strozzi, queste ultime realizzate avvalendosi della consulenza del drammaturgo Giovan Battista Niccolini; ai temi letterari, al paesaggio, ai ritratti, ai cicli decorativi, all’arte sacra, all’ampia produzione grafica.


LA RICOSTRUZIONE DEL “MILIEU” CULTURALE CHE RUOTAVA INTORNO A BEZZUOLI HA MESSO IN LUCE LA SUA PERSONALITÀ PIENAMENTE AGGIORNATA SUI PRINCIPALI TEMI ARTISTICI E LETTERARI DIBATTUTI NELLA SUA EPOCA


La morte di Filippo Strozzi (1838).


Il ripudio di Agar (1844), particolare, Firenze, Uffizi.


Medea che medita di uccidere i figli (1852), San Giustino (Perugia), Polo museale dell'Umbria castello Bufalini.

François-Xavier Fabre, La morte di Narciso (1814), Montpellier, Musée Fabre.


Francesco Hayez, La congiura dei Lampugnani (o di Cola di Montano) (1826-1829), Milano, Accademia di belle arti di Brera.

IN MOSTRA ANCHE IL CONFRONTO TRA BEZZUOLI E ALTRI IMPORTANTI MAESTRI COEVI DEL LIVELLO DI FRANCESCO HAYEZ E MASSIMO D’AZEGLIO


La mostra permette poi di confrontare la produzione artistica di Bezzuoli con quella di altri importanti maestri coevi del livello di Francesco Hayez e Massimo D’Azeglio, e inoltre offre ai visitatori l’occasione di ammirare le opere di quegli artisti stranieri che furono i maggiori esponenti della cultura cosmopolita della Firenze di primo Ottocento: i ritratti di Ingres, la scultura di Horatio Greenough e Hiram Powers, oltre ai paesaggi di un caposcuola come Thomas Cole, questi ultimi in un’apposita sezione dedicata ai giovani artisti americani frequentatori delle lezioni di pittura di Giuseppe Bezzuoli presso l’Accademia di belle arti di Firenze. Di grande interesse è risultata la ricostruzione del “milieu” culturale che ruotava intorno alla figura di Bezzuoli, facendone una personalità pienamente aggiornata sui principali temi artistici e letterari dibattuti della sua epoca e divulgati attraverso le pagine dell’“Antologia” di Giovan Pietro Vieusseux. 


La sua innata curiosità intellettuale testimoniata dai suoi biografi e riscontrabile attraverso i carteggi e i suoi taccuini di disegni, lo spingeva ad andare oltre il limite della professione di pittore, per coltivare interessi più ampi, dal teatro al romanzo storico alla letteratura. Da queste discipline egli infatti traeva spunto per sostanziare di temi sempre originali e attuali il suo linguaggio pittorico. 


Un altro aspetto indagato dalla mostra riguarda il suo magistero presso l’Accademia fiorentina di belle arti e la sua inclinazione verso i maestri del passato, utilmente impiegata nell’attività di conoscitore e antiquario. Si tratta di due aspetti complementari alla disciplina pittorica, tuttavia fondamentali per approfondire in modo esaustivo la sua personalità artistica. 


Alcuni restauri eseguiti in occasione dell’esposizione hanno infine evidenziato la sua elevatissima abilità tecnica e competenza esecutiva, paragonabili a quelle dei maestri del passato, da lui tanto ammirati e assiduamente copiati nei tanti disegni pervenutici.


Eva tentata dal serpente (1853), Firenze, Gallerie degli Uffizi, palazzo Pitti, Galleria d'arte moderna.


Ingresso di Carlo VIII a Firenze (1829), particolare, Firenze, Gallerie degli Uffizi, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.

Giuseppe Bezzuoli (1784 - 1855).
Un grande protagonista della pittura romantica

a cura di Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti
Firenze, palazzo Pitti, Palazzina della meridiana
fino al 5 giugno
orario 8.15 -18.30, chiuso il lunedì
catalogo Giunti Editore
www.uffizi.it

ART E DOSSIER N. 399
ART E DOSSIER N. 399
GIUGNO 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Biennale Gherdëina; CAMERA CON VISTA - Ennio, l’orecchio del cinema; STORIE A STRISCE - L’adolescenza vista dal fumetto; BLOW UP - Brescia Photo Festival; ARCHITETTURA PER L’ARTE - L’autobiografia di un luogo; GRANDI MOSTRE. 1 - Elmgreen & Dragset a Milano. Essere umani? Quasi un imbarazzo; GRANDI MOSTRE. 2 - Daido Moriyama e Shomei Tomatsu a Roma. Sguardi randagi su Tokyo; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Toyen. La tela come sismografo dell’onirico; PAGINA NERA - Le colonie in riviera, c’è chi aspetta e c’è chi spera; GRANDI MOSTRE. 3 - GaudÍ a Parigi. Un outsider di successo; GRANDI MOSTRE. 4 - Grubicy de Dragon a Livorno. Devoto alle avanguardie; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’iconografia di Ruggero e Angelica. L’eroina e il suo salvatore; OGGETTO MISTERIOSO - Il cielo in una stanza; GRANDI MOSTRE. 5 - Giuseppe Bezzuoli a Firenze - Un distillato di Ottocento; GRANDI MOSTRE. 6 - Donatello a Firenze. Il terremoto all’alba del Rinascimento; GRANDI MOSTRE. 7 - Le culture megalitiche della Sardegna a Napoli. Figure di pietra; IN TENDENZA - Con Morbelli vince la terza età.