un nobile guascone a roma

nell’autunno del 1497 Michelangelo aveva appena terminato a Roma il Bacco con satiro, prima scultura moderna dedicata a Dioniso: dio di forma umana, morto e risorto secondo i miti dei greci e dei romani. Come si deduce dal titolo, si tratta di un gruppo a due figure - la divinità e un satiro - in cui hanno preciso significato alcuni dettagli, organizzati come gioco di antitesi narrative: la bellezza fisica del dio e la bestialità del piccolo mostro, la coppa di vino e il grappolo d’uva (ovvero il liquido sapienziale e la grezza materia), lo sguardo magnetico di Dioniso e quello ebbro del satirello. Altrettanto significativa appare la pelle di pantera come segnale di morte, indicizzata anche dalla mano sinistra di Bacco. La statua era stata ordinata al giovane scultore fiorentino dal cardinale camerlengo Raffaele Sansoni Riario della Rovere (Savona 1460 - Napoli 1521), protagonista del partito filo-francese entro il clero romano.1


Cristo morto, nudo in braccio” per abbellire l’antica Rotonda di Santa Petronilla.2 Un salto di tema quasi sorprendente dalla mitologia pagana all’iconografia cristiana, ma non alieno in quell’ambiente romano e in quell’epoca, quando la rinascita dei miti antichi era sostenuta da indagini umanistiche, secondo le quali - ad esempio - la storia di Dioniso risultava per molti aspetti non dissimile da quella di Gesù di Nazareth.

Il nobile Jean Bilhères de Lagraulas (Fezensac 1430 circa - Roma 6 agosto 1499), dopo essere entrato nel monastero benedettino di Condom, aveva studiato teologia all’università di Tolosa, centro assai importante nel meridione francese. Vescovo di Lombez dal 1473 per volere di papa Sisto IV, era stato nominato abate di Saint-Denis per decreto di re Luigi XI dal 1474. Morto Innocenzo VIII nel luglio 1492, Jean Bilhères divenne governatore di Roma per il periodo di sede vacante; infine fu cardinale di Santa Sabina dal settembre 1493. Jean Masselin, avversario di Jean Bilhères fin dal 1484, ha lasciato un ritratto negativo del porporato, descrivendolo come un uomo rozzo, incolto, non particolarmente dotato come oratore, piuttosto astuto, perfino insidioso e disposto a compiere azioni violente per compiacere i potenti. Un giudizio troppo di parte per essere del tutto attendibile.

Il progetto di Jean Bilhères prevedeva che le figure della Vergine e di Gesù fossero collocate “in una certa Cappella, quale noi intendemo fundare in San Piero di Roma nel luocho di Sancta Peronella”; cosa ribadita anche il 7 aprile 1498, allorquando si parla di “una nostra cappella in San Piero di Roma”.4 Si trattava di una cappella dei re di Francia in Vaticano: un lembo d’oltralpe nello Stato della Chiesa situato in un edificio a pianta circolare di epoca tardo-antica, adiacente al transetto della vecchia basilica di San Pietro. Era un tempio piccolo, dedicato alla vergine e martire santa Petronilla, figlia di Simon Pietro e auxialiatrix regis Francorum dall’epoca di Pipino il Breve e di papa Stefano II.5 Tra l’altro si stavano avvicinando le celebrazioni per l’anno santo, annunciato con tre lettere apostoliche a partire dal 12 aprile 1498. Quel giubileo del 1500 - entro il quale la Pietà doveva essere finita per contratto - avrebbe condotto nella chiesa romana dei re di Francia molti pellegrini d’oltralpe, ai quali il gruppo di Michelangelo sarebbe apparso come una meraviglia artistica offerta da un loro connazionale.

Il committente rivestiva un ruolo apicale nella diplomazia dell’epoca, oltre a essere sodale del Riario. Negoziatore della pace di Francoforte con Massimiliano d’Austria nel 1489, Jean Bilhères de Lagraulas si trovava a Roma dal 1491, essenzialmente come capo di una delegazione inviata da Carlo VIII di Valois presso la corte papale per preparare la riconquista francese del regno di Napoli, contro l’investitura di Ferdinando d’Aragona.6 Altre questioni diplomatiche che lo videro protagonista furono i preparativi dello stesso Carlo VIII in vista di una nuova crociata, la possibile rinuncia della chiesa alle contee del Valentinato e del Diois, i diritti del re sulla Bretagna, i privilegi dell’università di Parigi e più in grande della chiesa gallicana, nonché le pretese del monarca sul vescovato di Tournay. A Roma lo scaltro cardinale francese svolse, tra alti e bassi, un significativo ruolo diplomatico fino alla morte, avvenuta improvvisamente nel 1499. La sua presenza nella città assunse un carattere pubblico con opere di mecenatismo e di patronato rivolte alla chiesa nazionale di San Luigi dei Francesi e alla citata cappella Regis Francorum di Santa Petronilla, dove fece pure eseguire nuovi affreschi, plausibilmente dedicati alla vita della martire e vergine.7 La rendita dell’abbazia regale di Saint-Denis e la protezione dei Valois gli dettero modo di diventare un importante patrono delle arti nell’Urbe; nel 1494, per esempio, egli spinse Carlo VIII a sostenerlo nell’edificazione della chiesa della Santissima Trinità dei Monti.8 Nello stesso momento storico della commissione per la Pietà prendeva corpo, dunque, lo scontro epocale delle nazioni emergenti - Francia e Spagna - per il controllo della penisola italiana, mentre la chiesa di Roma faceva da cassa di risonanza di tutte queste tensioni.

MICHELANGELO. LA PIETÀ VATICANA
MICHELANGELO. LA PIETÀ VATICANA
Sergio Risaliti - Francesco Vossilla