5.13 LUCIANO RICCHETTI

(PIACENZA 1897-1977) Madre e figlio (frammento di In ascolto) 1939 olio su tela; cm 182,5 x 102 Piacenza,
Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, inv. 746

nel 1939 Ricchetti partecipò al Premio Cremona sul tema «In ascolto di un discorso del Duce», con una grande tela ambientata in un interno contadino popolato da numerose figure, a rappresentare le diverse età della vita. L’opera si aggiudicò il primo premio e fu collocata nel Museo civico di Cremona. Alla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, fu distrutta in spregio al fascismo: si salvarono soltanto l’ampio lacerto con Madre e figlio, qui esposto, una piccola natura morta e il volto di un balilla (entrambi in collezione privata). Dell’originale si conservano riproduzioni a colori, due studî preparatorî (collezione privata) e un “bozzetto” (Cariparma) forse realizzato ex-post (Arisi 1997, p. 114). La tela piacque al re, al duce (Ambrogio 1940, p. 138) e all’umorale Ugo Ojetti, che la difese dai critici: «Arte vera? Per me sì. Lassù, in paradiso, v’è Giotto, Masaccio, Raffaello, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo, e tutti hanno dipinto scene del loro tempo e accettato i soggetti desiderati dai committenti. Quaggiù, v’è questo Ricchetti, spalla a spalla con noi. Vogliamo soltanto perché sta vicino a noi chiamarlo illustratore?» (Ojetti 1939). Talento assai precoce e versatile, consolidato da una pur sporadica frequentazione dell’Istituto Gazzola di Piacenza e dell’Accademia di Brera, Ricchetti si era segnalato alla Biennale veneziana del 1932 e alla Prima mostra interprovinciale sindacale emiliana del 1934, fino a ottenere numerose commissioni a livello locale e nazionale nei generi più disparati, che coltivò poi fino alla morte: ritratto, paesaggio, natura morta, illustrazione, grande decorazione per chiese e palazzi e, saltuariamente, anche scultura. Nel frammento qui in mostra, che ben rappresenta (e fa rimpiangere) l’opera nella sua interezza, la costruzione plastica, la semplicità rurale e la forza emotiva richiamano la saldezza di certe Madonne del Rinascimento, in un personale connubio fra tradizione dei grandi maestri e innovazione d’avanguardia del Novecento. La tela fu donata nel 1978 da Armida Contini e Olivo Teragni alla Galleria, che di Ricchetti conta oggi altri sei dipinti e un ritratto in bronzo del fondatore.
Alessandro Malinverni

Bibliografia
Ambrogio 1940; Arisi 1967, pp. 21-24, fig. 38; Arisi 1978; Bernocchi 1983; Arisi 1996, p. 62, n. 18; Arisi 1997, pp. 113-115, nn. 240-247, figg. 240-244. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.