4.01 LUCIO FONTANA

(ROSARIO DE SANTA FÉ 1899-VARESE 1968) Il fi ocinatore (Pescatore di fi ocina; Pescatore) 1934 gesso colorato, oro, argento, bianco e nero; cm 183 x 82 x 63 firmato sulla base «L. FONTANA»

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arma, CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Università di Parma, sezione arte, inv. 6362 Nel maggio 1934, alla V Mostra del Sindacato Interprovinciale delle Belle Arti di Lombardia, dove espone la Signorina seduta, Fontana vince - tra le polemiche perché ha superato per meno di un mese il limite di trentacinque anni stabilito dal bando - il primo premio al concorso Tantardini per i giovani scultori lombardi, che ha come tema per quell’anno «la realizzazione di una o più statue decorative di fontana per un mercato del pesce» a Milano. Secondo il diritto del Comune di trarre una copia, a luglio viene eseguita, dal gesso presentato - che rimane di proprietà dell’artista -, una fusione in bronzo, attualmente conservata nelle Civiche Raccolte milanesi. Per la scultura ha posato Gianni Clerici, amico di Jole Bonifacini Fontana, cognata dell’artista: «Un uomo nudo al vero, eretto, stringe con la destra una fiocina. Ai suoi piedi sono alcuni pesci» (Nicodemi-Bezzola 1938). Il tentativo di astrazione della forma è ottenuto attraverso l’uso del colore oro e con un modellato “vibrante”, nei capelli e nella base, che si ritrova più insistito nella Vittoria dell’Aria - esposta nel giugno dello stesso anno a Milano alla Mostra dell’Aeronautica italiana - che ne riprende la posizione dei piedi e lo sbilanciamento in avanti. Edoardo Persico descrive il Pescatore come «ben piantato e tornito», eseguito per strappare l’ammirazione della giuria (Persico 1936a), mentre Giulio Carlo Argan lo colloca nelle ricerche fontaniane di equilibrio e di assoluta uguaglianza di volume e colore: «Nella fluidità di quel corpo liscio, levigato dall’acqua nell’esercizio del nuoto, nel movimento che prolunga e affusola la figura, nella continuità della superficie sentita, al modo greco, come fascio di linee avvolgenti ed elastiche è presente la stessa idea di spazio che c’era negli Amanti» (Argan 1939). Prima della sua morte nel 1988, l’architetto Renzo Zavanella, amico e collaboratore di Fontana, regala la scultura al suo portinaio, Luciano D’Alessandro, per ricompensarlo dell’assistenza: quest’ultimo la donerà nel 1992 allo CSAC di Parma, d’accordo con la vedova di Fontana, Teresita Rasini.

Silvia Bignami

Bibliografia
Sindacale Lombarda 1934, p. 102, n. 8; Persico 1936a; Nicodemi-Bezzola 1938, pp. 101-103; Argan 1939, pp. 293-295; Crispolti 2006, p. 150, nn. 33-34 SC1; Fontana 2007, pp. 55-58; Fontana 2010; Nove100 2010, p. 57, n. I.6. 



ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.