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opera Josephine Baker viene esposta per la prima volta a Varese nel 1929 in occasione della mostra del gruppo Radiofuturista Lombardo, fondato nel 1928 dallo stesso Gambini insieme a Munari, Andreoni, Merli, Duse e Strada. Più volte presentato in esposizioni successive, il dipinto realizzato con la tecnica dell’aerografo, sperimentata da Gambini in ambito grafico e poi utilizzata ampiamente nelle sue aeropitture per gli effetti di velatura e leggerezza permessi dalla diffusione a spruzzo della tempera sul supporto. Del soggetto dell’opera nota una variante eseguita a olio su tela, che elimina completamente
l’ambientazione di sfondo, pur presentando pressochè identico il motivo centrale della danza. Nella realizzazione l’autore sembra essersi ispirato a diverse fonti visive: inserisce infatti gli stessi motivi rosati delle piume, presenti nell’affi che della Baker per le Folies Berg res di Michel Gyarmathy del 1927, ma include, stilizzato, il costume di banane disegnato appositamente per la ballerina da Paul Seltenhammer e riprodotto in numerose foto d’epoca e nelle litografi e di Paul Colin. Gambini coglie la Baker nella gestualità scatenata del charleston della sua famosa Danse sauvage, introducendo nella composizione - sulla sinistra
- anche il partner di lei, Joe Alex. Quanto allo sfondo di questa versione realizzata ad aerografo, vi si trovano riecheggiate sagome di edifici e onde che si diffondono nell’atmosfera, come nelle scene della Revue nègre alle Folies Berg re fotografate da Lucien Walery; qui sono per scomposte in dinamici fasci di luce che, unitamente alla stilizzazione delle forme e dei volumi, caratterizzano il soggetto - ricco di fascinazione sia in ambito déco, che in ambito futurista - per la lettura stilisticamente aggiornata.
Silvia Vacca
Bibliografia
Mostra d’arte futurista 1929, n. 1; Trentatre futuristi 1929; Artisti bustesi 1930; Biennale 1930 (fuori catalogo); Scudiero 1991, p. 9; Arte a Busto Arsizio 1995, p. 147; NAF. Cataloghi 2010.