2.16 IVANHOE GAMBINI

(BUSTO ARSIZIO 1904-1992) Josephine Baker 1929
tempera a spruzzo con aerografo su carta;
cm 62,5 x 48 Eredi Gambini

l'

opera Josephine Baker viene esposta per la prima volta a Varese nel 1929 in occasione della mostra del gruppo Radiofuturista Lombardo, fondato nel 1928 dallo stesso Gambini insieme a Munari, Andreoni, Merli, Duse e Strada. Più volte presentato in esposizioni successive, il dipinto realizzato con la tecnica dell’aerografo, sperimentata da Gambini in ambito grafico e poi utilizzata ampiamente nelle sue aeropitture per gli effetti di velatura e leggerezza permessi dalla diffusione a spruzzo della tempera sul supporto. Del soggetto dell’opera   nota una variante eseguita a olio su tela, che elimina completamente

l’ambientazione di sfondo, pur presentando pressochè  identico il motivo centrale della danza. Nella realizzazione l’autore sembra essersi ispirato a diverse fonti visive: inserisce infatti gli stessi motivi rosati delle piume, presenti nell’affi che della Baker per le Folies Berg res di Michel Gyarmathy del 1927, ma include, stilizzato, il costume di banane disegnato appositamente per la ballerina da Paul Seltenhammer e riprodotto in numerose foto d’epoca e nelle litografi e di Paul Colin. Gambini coglie la Baker nella gestualità  scatenata del charleston della sua famosa Danse sauvage, introducendo nella composizione - sulla sinistra

- anche il partner di lei, Joe Alex. Quanto allo sfondo di questa versione realizzata ad aerografo, vi si trovano riecheggiate sagome di edifici e onde che si diffondono nell’atmosfera, come nelle scene della Revue nègre alle Folies Berg re fotografate da Lucien Walery; qui sono per scomposte in dinamici fasci di luce che, unitamente alla stilizzazione delle forme e dei volumi, caratterizzano il soggetto - ricco di fascinazione sia in ambito déco, che in ambito futurista - per la lettura stilisticamente aggiornata.

Silvia Vacca

Bibliografia

Mostra d’arte futurista 1929, n. 1; Trentatre futuristi 1929; Artisti bustesi 1930; Biennale 1930 (fuori catalogo); Scudiero 1991, p. 9; Arte a Busto Arsizio 1995, p. 147; NAF. Cataloghi 2010.




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.