2.19 TULLIO CRALI

(IGALO 1910-MILANO 2000) Vite orizzontale 1938 olio su compensato; cm 80 x 60 Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, AM 1247

il dipinto Vite orizzontale, esposto alla Mostra Futurista di Aeropittori e Aeroscultori organizzata da Marinetti nell’ambito della III Quadriennale di Roma nel 1939, è acquistato dal Governatorato e destinato alle collezioni capitoline, insieme ad altre due aeropitture di Osvaldo Peruzzi (Aeropittura 1934) e Sante Monachesi (Sogno di motore 1938). Nell’occasione, a fronte del centinaio esposte, solo tre opere futuriste entrano nelle collezioni civiche, ma è interessante notare come la scelta cada su differenti interpretazioni dell’aeropittura da parte degli artisti. Alla dimensione lirica del soggetto restituita - pur secondo gli stili proprî a ciascuno - da Peruzzi e Monachesi nelle rispettive opere, si contrappone la soluzione maggiormente illustrativa impiegata da Crali in Vite orizzontale. Basata sulle esperienze di volo, anche acrobatico, da lui stesso compiute fra 1938 e 1939, la veduta di città è resa attraverso una prospettiva aerea colta dalla carlinga del velivolo, complicata però dall’effetto ottico percettivo di avvitamento dovuto alla manovra del pilota, che sembra trascinare verso l’alto il piano dell’abitato avvolgendolo intorno all’unica via di percorrenza possibile per l’aereo, costituita da quel centrale spazio di cielo dove le nuvole si aprono lasciando filtrare squarci di luce. La scelta di una visione “soggettiva” nel dipinto accentua la componente di coinvolgimento emotivo, nella pur puntuale restituzione della distorsione prospettica, con un effetto amplificato dal calibrato rapporto di luci e ombre all’interno dell’opera. Per Crali, «l’aeropittura dimostra come nel volo (lotta di uomini, macchine, elementi) si generi l’atmosfera più adatta a sviluppare ogni più piccolo e nascosto sentimento» (Crali 1940, pp. 41-43).
Silvia Vacca

Bibliografia
Quadriennale 1939, p. 192, n. 34; Aeropittura. Crali 1940, n. 10; Biennale 1940, p. 185, n. 21; Bonasegale 2008, p. 80; Futurismo 1909-2009 2009, n. 236; NAF. Cataloghi 2010. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.