2.18 OSVALDO LICINI

(MONTE VIDON CORRADO 1894-1958) Castello in aria 1933-1936 tecnica mista su tela; cm 66,5 x 90 firmato in basso a destra «O. Licini» Rovereto, MART - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi, MART 287

n

el 1931, non volendo più dedicarsi a quella che considera «pittura in ritardo», Licini si lascia alle spalle esordi futuristi e meditazioni morandiane e attua una radicale revisione del proprio passato figurativo, passando a una ricerca astratta che propone al pubblico per la prima volta nel 1935, alla II Quadriennale, dove Castello in aria viene esposto insieme ad altri due quadri - Bilico e Stratosfera - dipinti, come scrive l’artista al critico Giuseppe Marchiori, «a 500.000 metri d’altezza, nella zona siderale» (in Baratta-Bartoli-Birolli 1974, pp. 205-206). Proveniente dalla galleria Apollinaire, la tela, una delle opere più note e fortunate di Licini, viene sfregiata da ignoti vandali nel 1936 durante un’esposizione d’arte astratta alla Galleria Bragaglia di Roma. A questo episodio risale il motivo verticale biforcato - dipinto con una diversa qualità di nero, probabilmente per coprire parte dello sfregio - già impiegato in precedenza nei quadri figurativi (Fossati 1971, p. 160) e non presente, tuttavia, nello studio del 1932, già in collezione Giovanardi. Vorace lettore di riviste e bollettini d’arte e reduce da una serie di soggiorni parigini, dal vigile isolamento di Monte Vidon Corrado Licini riversa in Castello in aria la propria versione “irrazionale” della cultura astratta europea, da Kandinskij a Klee e Sophie Täuber-Arp, componendo nella tela una serie di motivi che ricorrono nella sua prima produzione astratta, dalle linee parallele piegate ad angolo alle linee-fulmine, dalla fascia cromatica alla struttura a triangoli. L’estrema libertà nel costruire equilibri sempre precari e il gusto ironico per una geometria eretica, lirica e umanizzata - in occasione della sua prima personale al Milione, nel 1935, Licini dichiara in una Lettera aperta al Milione che «la geometria può diventare sentimento» - separano l’artista marchigiano dal razionalismo astrattista del gruppo comasco e dalle auree armonie mediterranee propugnate da Carlo Belli in Kn.
Mariella Milan

Bibliografia
Marchiori 1935a; Quadriennale 1935, n. 22; Scheiwiller 1935, p. 18; Arte astratta 1936, n. 22; Licini 1958, p. 57, n. 18; Marchiori 1968, n. 160, tav. LXXXVII; Fossati 1971, p. 167; Capolavori del ’900 italiano 2005, n. 59; Scatturin 2005, pp. 154-155. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.