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el 1931, non volendo più dedicarsi a quella che considera «pittura in ritardo», Licini si lascia alle spalle esordi futuristi e meditazioni morandiane e attua una radicale revisione del proprio passato figurativo, passando a una ricerca astratta che propone al pubblico per la prima volta nel 1935, alla II Quadriennale, dove Castello in aria viene esposto insieme ad altri due quadri - Bilico e Stratosfera - dipinti, come scrive l’artista al critico Giuseppe Marchiori, «a 500.000 metri d’altezza, nella zona siderale» (in Baratta-Bartoli-Birolli 1974, pp. 205-206). Proveniente dalla galleria Apollinaire, la tela, una delle opere più note e fortunate di Licini, viene sfregiata da ignoti vandali nel 1936 durante un’esposizione d’arte astratta alla Galleria Bragaglia di Roma. A questo episodio risale il motivo verticale biforcato - dipinto con una diversa qualità di nero, probabilmente per coprire parte dello sfregio - già impiegato in precedenza nei quadri figurativi (Fossati 1971, p. 160) e non presente, tuttavia, nello studio del 1932, già in collezione Giovanardi. Vorace lettore di riviste e bollettini d’arte e reduce da una serie di soggiorni parigini, dal vigile isolamento di Monte Vidon Corrado Licini riversa in Castello in aria la propria versione “irrazionale” della cultura astratta europea, da Kandinskij a Klee e Sophie Täuber-Arp, componendo nella tela una serie di motivi che ricorrono nella sua prima produzione astratta, dalle linee parallele piegate ad angolo alle linee-fulmine, dalla fascia cromatica alla struttura a triangoli. L’estrema libertà nel costruire equilibri sempre precari e il gusto ironico per una geometria eretica, lirica e umanizzata - in occasione della sua prima personale al Milione, nel 1935, Licini dichiara in una Lettera aperta al Milione che «la geometria può diventare sentimento» - separano l’artista marchigiano dal razionalismo astrattista del gruppo comasco e dalle auree armonie mediterranee propugnate da Carlo Belli in Kn.
Mariella Milan
Bibliografia
Marchiori 1935a; Quadriennale 1935, n. 22; Scheiwiller 1935, p. 18; Arte astratta 1936, n. 22; Licini 1958, p. 57, n. 18; Marchiori 1968, n. 160, tav. LXXXVII; Fossati 1971, p. 167; Capolavori del ’900 italiano 2005, n. 59; Scatturin 2005, pp. 154-155.