d
opo il grande successo della sala personale alla II Quadriennale romana, che frutta all’artista il terzo premio di 10.000 lire, la pittura di Pirandello entra nel vivo del dibattito artistico nazionale. In una produzione giocata su una monumentalità primitiva e anticlassica, sulla contaminazione di realtà e sogno, tra un realismo allucinato, denso di arcani simbolismi, e stesure “ad alta pasta” di estrema fisicità, la natura morta è presente in tutto l’arco creativo dell’artista e nel dopoguerra diventerà il principale campo d’applicazione delle sue nuove ricerche neocubiste. Se la scelta dei soggetti esprime subito uno sguardo puntato su una prosaica quotidianità, dai primi anni Trenta Pirandello - che comincia a interessarsi al genere durante il soggiorno parigino sotto l’influenza di Picasso, Braque, Gris e degli Italiens de Paris, mutuando da metafisica e surrealismo la poetica degli accostamenti incongrui - sostituisce all’espressione “natura morta” il titolo ricorrente Oggetti, dalla più marcata valenza esistenziale. Cose povere, frammenti di interni improbabili affastellati senza una logica apparente - se non quella tonale, puramente pittorica - sono tradotti in un linguaggio tendente al monocromo, con una tavolozza composta prevalentemente di terre e ocra. Esposta per la prima volta nel 1938 alla VIII Sindacale del Lazio e lì acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, l’opera in mostra ben rappresenta quelle che Benso Becca, introducendo nel 1944 la personale di Pirandello alla Galleria del Secolo di Roma, definisce «nature morte di oggetti occasionali [...] tornati al caos di cose: forse gli scarti del mondo» (Becca 1944). Sul piano diagonale si riconoscono alcuni oggetti ricorrenti in quegli anni, dal sonaglino - il 18 gennaio 1937 era nato il secondogenito Antonio - alla scatola vuota di cioccolatini e al parallelepipedo a sagome irregolari, che compare in più composizioni a partire dalla Natura morta con scatola di fiammiferi del 1935.
Mariella Milan
Bibliografia
Pensabene 1938; Sindacale Lazio 1938; Saini 1939, p. 13; Pirandello 1976; Gli anni Trenta 1982, p. 118, fig. 3; L’Italia quotidiana 2006; Gian Ferrari 2009, p. 117, n. 146.