1.22 GIGI CHESSA

TORINO 1898-1935) Figura con cappello (Ragazza in bianco) 1930 olio su tela; cm 75 x 62 firmato in basso a destra «Chessa» Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, inv. Gen. 444 - Acc. 836

dopo gli esordi nei primi anni Venti all’ombra di Casorati e Carena, allo scadere del decennio Chessa, molto attivo anche nel campo delle arti applicate e della scenografi a, è alla ricerca, in pittura, di una maggior consistenza dell’immagine. Inaugurata nel 1929 l’esperienza dei Sei di Torino con tre collettive - Boswell, Chessa, Galante, Levi, Menzio e Paulucci - a Torino, Genova e Milano, organizzate insieme a Persico e Venturi e al mecenate Riccardo Gualino, nel 1930 il gruppo piemontese è presente alla XVII Biennale, dove la Figura con cappello, in seguito esposta anche alla retrospettiva del’artista allestita a Venezia nel 1936, viene acquistata per 3.500 lire. Chessa, assimilata la lezione dei fauves e di Modigliani - della classicità e italianità del più celebre dei “fuoriusciti”, protagonista quell’anno a Venezia con un’importante retrospettiva, aveva scritto sul primo numero di “L’Arte” nel gennaio 1930 - elabora qui una figurazione fortemente semplificata e costruita senza l’ausilio di contorni, modellata come un’apparizione nella luce attraverso un raffi nato uso delle variazioni tonali. La critica ufficiale, concentrata sull’influsso negativo dei francesi, sostiene che i torinesi «si vanno disfacendo in una pittura di velo: fantasmi di quadri, schemi o preparazioni di quadri, non quadri. La terza dimensione li spaventa come una fatica da ergastolani» (Ojetti 1930) e denuncia una pittura sommaria e allusiva, «appunti pieni di sensibilità per opere che si son dimenticati di sviluppare» (Pavolini 1930). Pochi mesi dopo, Persico, per cui le «francioserie» dei Sei sono un requisito fondamentale per qualsiasi modernità artistica, propone invece questa Figura con cappello come modello di ritratto attuale: in un montaggio fotografi co che, su “Casa Bella”, gioca ad abbinare ambienti e ritratti contemporanei, la figura femminile - con l’abito dichiaratamente alla moda e il cappellino a cloche - è accostata a un ambiente razionalista, tutto vetri e tubolari d’acciaio (Pontiggia 1998b, p. 95).

Mariella Milan

Bibliografia
Biennale 1930, I ed., p. 68, n. 2 (Figura n. 2), II ed., p. 69, n. 1 (Figura con cappello); Ojetti 1930; Nebbia 1930b, p. 280; Persico 1930a; Benco 1936; Biennale 1936, p. 120, n. 4 (Ragazza in bianco); Ojetti 1936; Rizzo 1936; Bovero 1965, p. 24, n. 13 (Ritratto femminile); Arte moderna in Italia 1967, p. 371, fi g. 1826; Chessa 1987, tav. 48, p. 273, n. 163; I Sei di Torino 1993, p. 133, n. 58; Pontiggia 1998b, p. 95, n. 37; I Sei di Torino 1999, pp. 90, 198; Vivarelli 2000, p. 182 (Figura n. 1). 



ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.