1.20 ENRICO PAULUCCI

(GENOVA 1901-TORINO 1999) Villa Pace 1930 olio su tela; cm 55 x 46 firmato e datato in basso a sinistra «Paulucci 30» Genova, Galleria d’Arte Moderna, inv. Gam 585

se la prima mostra dei Sei di Torino fu nel gennaio 1929, la consacrazione ufficiale - e di lì a poco la fine del sodalizio - giunse nel 1930, in Biennale: con quel nome Nebbia registrò Paulucci, Menzio, Boswell, Chessa, Galante e Levi accanto a Casorati, distinti nei risultati ma vicini per “intenzioni”. L’accento «parigino» di Paulucci, il «pericoloso intellettualismo», le «forme presuntuose» di Menzio esaltavano, per antitesi, la «schietta originalità», la «pacata realizzazione» garantite dal loro mentore Casorati (Nebbia 1930a, pp. 62, 70). Tale posizione era ricalcata in parte dai commissari incaricati di scegliere alla Biennale del 1930 le opere per la Galleria d’Arte Moderna di Genova, e, in particolare, una tela di Paulucci, presente a Venezia con 11 lavori e non documentato nel museo genovese. Lo scultore Paolo Enrico De Barbieri e i pittori Armando Barabino e Orlando Grosso, direttore del museo, optarono per Villa Pace, ma il quarto commissario e futuro soprintendente di Brera, Guglielmo Pacchioni, curatore della mostra Casorati e i suoi allievi alla Galleria Valle di Genova proprio nel 1930, sostenne invano il dipinto Speranza. La delicata figura femminile in odore di Modigliani, ricordato in quella Biennale con quarantasei opere presentate da Lionello Venturi, fu criticata per mancanza di «perfezione e maturità» nella forma: la libertà di segno risultava audace per il cauto indirizzo artistico del museo genovese (Giubilei 1995). Con il careniano Confidenze di Amighetto Amighetti (4.000 lire) e il solido Ritratto di fanciulla di Casorati (10.000 lire), fu dunque comprata per 2.500 lire Villa Pace, paesaggio mediterraneo di rassicurante matrice cézanniana - ma non esente dalle critiche di Ugo Ojetti - ben giocato nei verdi, grigi e bruni, appena rotti da caldi tocchi di marroni chiari, e inserito in una lineare cornice argentata che completa le scelte cromatiche di Paulucci. Maria Flora Giubilei

Bibliografia
Biennale 1930, p. 70, n. 41; Nebbia 1930b, p. 279; I Sei di Torino 1993, pp. 36, 145, 175, n. 70 (con bibliografi a); Giubilei 1995, pp. 40-41, 50, 142, ill. 66; Giubilei 2004a, I, p. 291; II, p. 631; Giubilei 2004b, p. 63. 

ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.