la fine degli anni Venti porta a Morandi le prime importanti affermazioni: se partecipando alla Biennale del 1928 e alla Seconda Mostra del Novecento riporta il genere “minore” della natura morta nel campo della grande composizione, nel 1930 la stima di cui gode negli ambienti intellettuali e ufficiali gli procura, “per chiara fama”, la cattedra di incisione all’Accademia di Bologna. Dopo le atmosfere senz’aria del periodo metafisico e le meditazioni cézanniane, per l’artista bolognese, che dal 1927 riprende con energia anche il lavoro all’acquaforte e sperimenta una nuova libertà espressiva, il punto di riferimento più vivo a fine decennio è Chardin. La consistenza dei volumi si annulla, la materia è trattata sommariamente e i contorni delle cose tremano. Per Brandi, che dal 1929 individua un «attacco dissolvente all’oggetto», sono le cose a trasformarsi in «corporee metamorfosi di ombre», mentre la forma cede «all’estro del colore divenuto denso, rotto, vibratile e molle come un epitelio» (Brandi 1939). Nella tela in mostra, una serie di oggetti «quasi militarmente allineati» (Costantini 1934, pp. 310-311) - «l’alfabeto di cui si serve» (Beccaria 1939) - si affolla compatta sul piano di lavoro, orchestrata in una sequenza orizzontale. Come attori su una scena, ognuno con un preciso carattere sentimentale e formale, gli oggetti - per Vitali «lo spunto necessario per la trasfigurazione» (Vitali 1934) - sono tradotti in una gamma cromatica bassa e cupa, interrotta solo dalla nota squillante del vaso dal collo blu. L’imbuto montato sulla scatola cilindrica di latta dipinta è un esempio di come Morandi intervenga sugli oggetti, scelti ma anche assemblati, per piegarli alla propria visione ed esplorare sempre nuove varianti compositive e luminose. Dalla collezione dell’amico Leo Longanesi, responsabile, insieme a Soffici e a Maccari, della lettura crepuscolare e strapaesana di Morandi diffusa in quegli anni, la tela è poi passata - prima di arrivare all’attuale collocazione - nella raccolta di Vittorio De Sica.
Mariella MilanBibliografia
Costantini 1934b, p. 310 (1930); Scheiwiller 1943, tav. XII (1930); Gnudi 1946, fig. 13 (1928); Costantini 1951, p. 286; Vitali 1964, tav. 80; Morandi 1981; Vitali 1983, n. 151; Morandi 1985, p. 164, n. 40; Morandi 1990, p. 111, n. 45.