1.15 GIORGIO MORANDI

(BOLOGNA 1890-1964)
Natura morta 1929 circa olio su tela; cm 30,8 x 61,8 firmata sul retro «Morandi» Collezione privata

la fine degli anni Venti porta a Morandi le prime importanti affermazioni: se partecipando alla Biennale del 1928 e alla Seconda Mostra del Novecento riporta il genere “minore” della natura morta nel campo della grande composizione, nel 1930 la stima di cui gode negli ambienti intellettuali e ufficiali gli procura, “per chiara fama”, la cattedra di incisione all’Accademia di Bologna. Dopo le atmosfere senz’aria del periodo metafisico e le meditazioni cézanniane, per l’artista bolognese, che dal 1927 riprende con energia anche il lavoro all’acquaforte e sperimenta una nuova libertà espressiva, il punto di riferimento più vivo a fine decennio è Chardin. La consistenza dei volumi si annulla, la materia è trattata sommariamente e i contorni delle cose tremano. Per Brandi, che dal 1929 individua un «attacco dissolvente all’oggetto», sono le cose a trasformarsi in «corporee metamorfosi di ombre», mentre la forma cede «all’estro del colore divenuto denso, rotto, vibratile e molle come un epitelio» (Brandi 1939). Nella tela in mostra, una serie di oggetti «quasi militarmente allineati» (Costantini 1934, pp. 310-311) - «l’alfabeto di cui si serve» (Beccaria 1939) - si affolla compatta sul piano di lavoro, orchestrata in una sequenza orizzontale. Come attori su una scena, ognuno con un preciso carattere sentimentale e formale, gli oggetti - per Vitali «lo spunto necessario per la trasfigurazione» (Vitali 1934) - sono tradotti in una gamma cromatica bassa e cupa, interrotta solo dalla nota squillante del vaso dal collo blu. L’imbuto montato sulla scatola cilindrica di latta dipinta è un esempio di come Morandi intervenga sugli oggetti, scelti ma anche assemblati, per piegarli alla propria visione ed esplorare sempre nuove varianti compositive e luminose. Dalla collezione dell’amico Leo Longanesi, responsabile, insieme a Soffici e a Maccari, della lettura crepuscolare e strapaesana di Morandi diffusa in quegli anni, la tela è poi passata - prima di arrivare all’attuale collocazione - nella raccolta di Vittorio De Sica.

Mariella Milan

Bibliografia
Costantini 1934b, p. 310 (1930); Scheiwiller 1943, tav. XII (1930); Gnudi 1946, fig. 13 (1928); Costantini 1951, p. 286; Vitali 1964, tav. 80; Morandi 1981; Vitali 1983, n. 151; Morandi 1985, p. 164, n. 40; Morandi 1990, p. 111, n. 45. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.