1.14 ARDENGO SOFFICI

(RIGNANO SULL’ARNO 1879-FORTE DEI MARMI 1964) Donna recante un piatto (Contadina) 1932 affresco riportato su tela; cm 156 x 80
firmato e datato in basso a sinistra «SOFFICI 32»
Milano, Museo del Novecento, inv. 4898

fra il 1932 e il 1934 Soffici realizza con la tecnica dell’affresco una serie di opere, eseguite su armature in rete metallica, o in gesso armato con canne, e poi strappate e trasferite su tela applicata su pannelli di compensato. I dipinti, tutti di formato ridotto (se si esclude il Miracolo di san Francesco, dipinto per trovar posto nella fontana-tabernacolo di Fognano), privilegiano una dimensione quotidiana collegabile al recupero della tradizione masaccesca e del Quattrocento fiorentino, che rifugge la tendenziale monumentalità “pubblica” centrale, invece, nell’utilizzo di tale tecnica da parte di artisti coevi come Sironi o Carrà. Una contadina, eseguito nel 1932, entra a far parte delle civiche raccolte milanesi nel 1933, quando viene acquistato in occasione dell’esposizione di Soffici (con Carrà e Romanelli) nella Galleria Pesaro di Milano. Dell’opera, già stilisticamente matura rispetto alla di poco precedente Beppina (1932), si conoscono due disegni preparatori a inchiostro su carta che contribuiscono a specifi care i termini del rapporto di Soffici con il “mestiere”, dato che ripropongono quasi alla lettera le quattrocentesche indicazioni di Cennino Cennini relative alla preparazione dei cartoni per l’affresco. Il primo in particolare, nella posizione di profilo della figura, richiama soluzioni formali già affrontate nel dipinto a olio del 1904 Mamma Egle, mentre il secondo adotta la posizione di tre quarti della figura, mantenuta nella stesura definitiva. D’altra parte, il motivo della donna in posizione eretta e con il braccio teso in avanti viene sfruttato da Soffici anche nel successivo San Francesco, che ripropone in una composizione più ampia la figura di Una contadina, con la sua lezione plastica e spaziale, rinunciando però a quel quotidiano incedere, tradotto in un lento moto processionale, che sembra conferire quasi sacralità alla figura singola del Museo del Novecento.

Silvia Vacca

Bibliografia
Carrà, Soffi ci, Romanelli 1933, n. 74; Papini 1933, tav. XXX; Del Massa 1934; L’Art italien 1935, sala 19; Nicodemi-Bezzola 1935-1939, n. 2077; Cecchi 1936; “Frontespizio” 1937a, tav. V; Marchiori 1937, p. 185; Cecchi 1939, tav. LXXVIII; Peinture moderne italienne 1949; Raimondi-Cavallo 1967, n. 336; Cavallo 1982; Soffi ci. Arte e storia 1994, p. 118, 202, n. 68.sto



ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.