fra il 1932 e il 1934 Soffici realizza con la tecnica dell’affresco una serie di opere, eseguite su armature in rete metallica, o in gesso armato con canne, e poi strappate e trasferite su tela applicata su pannelli di compensato. I dipinti, tutti di formato ridotto (se si esclude il Miracolo di san Francesco, dipinto per trovar posto nella fontana-tabernacolo di Fognano), privilegiano una dimensione quotidiana collegabile al recupero della tradizione masaccesca e del Quattrocento fiorentino, che rifugge la tendenziale monumentalità “pubblica” centrale, invece, nell’utilizzo di tale tecnica da parte di artisti coevi come Sironi o Carrà. Una contadina, eseguito nel 1932, entra a far parte delle civiche raccolte milanesi nel 1933, quando viene acquistato in occasione dell’esposizione di Soffici (con Carrà e Romanelli) nella Galleria Pesaro di Milano. Dell’opera, già stilisticamente matura rispetto alla di poco precedente Beppina (1932), si conoscono due disegni preparatori a inchiostro su carta che contribuiscono a specifi care i termini del rapporto di Soffici con il “mestiere”, dato che ripropongono quasi alla lettera le quattrocentesche indicazioni di Cennino Cennini relative alla preparazione dei cartoni per l’affresco. Il primo in particolare, nella posizione di profilo della figura, richiama soluzioni formali già affrontate nel dipinto a olio del 1904 Mamma Egle, mentre il secondo adotta la posizione di tre quarti della figura, mantenuta nella stesura definitiva. D’altra parte, il motivo della donna in posizione eretta e con il braccio teso in avanti viene sfruttato da Soffici anche nel successivo San Francesco, che ripropone in una composizione più ampia la figura di Una contadina, con la sua lezione plastica e spaziale, rinunciando però a quel quotidiano incedere, tradotto in un lento moto processionale, che sembra conferire quasi sacralità alla figura singola del Museo del Novecento.
Silvia VaccaBibliografia
Carrà, Soffi ci, Romanelli 1933, n. 74; Papini 1933, tav. XXX; Del Massa 1934; L’Art italien 1935, sala 19; Nicodemi-Bezzola 1935-1939, n. 2077; Cecchi 1936; “Frontespizio” 1937a, tav. V; Marchiori 1937, p. 185; Cecchi 1939, tav. LXXVIII; Peinture moderne italienne 1949; Raimondi-Cavallo 1967, n. 336; Cavallo 1982; Soffi ci. Arte e storia 1994, p. 118, 202, n. 68.sto