orientato fin dagli esordi a una fusione di accenti espressionisti - il primo dei suoi soggiorni parigini risale al 1908 -, tematiche sociali ed echi del Duecento e Trecento toscani, Viani mette a punto negli anni una pittura scarna e ruvida su supporti poveri, funzionale alla massima resa espressiva nella narrazione di un mondo di diseredati ed emarginati. Riprodotta nel 1936 in “Frontespizio” col titolo Le opere del mare del cielo e della terra, Georgica riporta una data fascista corrispondente al 1932, apposta probabilmente in un secondo tempo per una svista dell’autore, ma viene esposta per la prima volta nel 1930 alla XVII Biennale, dove è acquistata per la Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. L’opera documenta efficacemente la poetica di Viani allo scadere del terzo decennio se, autopresentandosi alla personale viareggina del 1930, l’artista scrive: «Il mio mare è quello che sa di pece, d’aringhe, di musciame, di tonnina, il mare che frange tra ripe lutulenti, mare torbato dagli spurghi delle fiumare e delle chiaviche», mentre i suoi uomini sono «gente che giura nella tempesta e spergiura alla Taverna» (ripubblicato in Cardellini Signorini 1978, p. 356). La darsena della natìa Viareggio, il quartiere popolare dove aveva trascorso l’infanzia e buona parte degli anni anarchici, già in passato suo soggetto frequente, diventa un luogo mitico, il fondale su cui muovere una serie di figure ricorrenti. Le donne in attesa, il pescatore, la coppia di buoi e gli uomini su una varietà di imbarcazioni compongono un collage mentale di elementi in buona parte già desueti a quella data. Adottando ritmi compositivi e soluzioni spaziali di fattoriana memoria, Viani rievoca nostalgicamente una Versilia ormai folcloristica e in via d’estinzione, protagonista allora anche del romanzo Angiò uomo d’acqua, del «libro scartafaccio» Il Bava, a soggetto marinaresco, e di numerosi articoli scritti per il «Corriere della Sera», cui collabora regolarmente.
Mariella MilanBibliografia
Biennale di Venezia 1930, p. 123, n. 20; Francia-Cortopassi 1955, tav. 55; Lorenzo Viani 1955, n. 33; Arte moderna in Italia 1967, pp. 146-147, figg. 173; Lorenzo Viani 1986, n. 63, p. 111; Cardellini Signorini 1978, n. 171, tav. 210.