1.10 ARTURO TOSI

(BUSTO ARSIZIO 1871-MILANO 1956) Schilpario. La vecchia fornace 1932 olio su tela; cm 90 x 70 Eredi Tosi

Schilpario fa parte di quella serie di opere dedicate alle Prealpi bergamasche: insieme a Zoagli, uno dei luoghi più cari al pittore che, all’inizio del secolo, acquista una casa a Rovetta. D’altronde, la geografia artistica di Tosi è volutamente molto ridotta; i brevi spostamenti europei non mutano né la predilezione per i suoi paesaggi, né l’abitudine di rielaborare lentamente ed emotivamente sempre le stesse vedute: «Uno stesso motivo […] l’ho dipinto cinquanta volte. Ed ogni volta il soggetto mi pareva nuovo» (Vergani 1955, p. 8). Tosi vive quotidianamente la natura, la osserva, adottando l’abitudine dello studio en plein air dei soggetti; ma le opere assumono la loro fisionomia solo dopo la rielaborazione in studio, dove vengono definite strutture e colori e decise le prospettive. L’immagine non è quindi mai basata sull’immediatezza della visione ma risulta decantata, meditata: l’artista rende sintetiche le linee e le forme che costituiscono il paesaggio e insieme le satura di significato attraverso l’uso del colore. Gli effetti luministici diffusi e l’uso emotivo del colore rivelano, d’altra parte, l’ascendenza ottocentesca della pittura di Tosi, che guarda a Ranzoni e a Cremona e intrattiene, fino al momento della morte di quest’ultimo, una lunga corrispondenza epistolare con Vittore Grubicy de Dragon, che si dimostra prodigo di consigli nei confronti del più giovane artista. Schilpario viene realizzato nell’anno in cui Tosi partecipa all’esposizione propagandistica parigina del gruppo artistico di Novecento, cui si è avvicinato nel 1925 grazie all’apprezzamento dimostrato per la sua pittura da Margherita Sarfatti. Indubbiamente, l’adesione del pittore a Novecento viene, per molti versi, avvertita come una contraddizione dalla critica contemporanea, che lo definisce ironicamente un «novecentista stile ottocento» (Vellani Marchi 1928), ma cerca anche di ricondurre i suoi paesaggi all’ideale colonico del fascismo, forzandone la lettura.
Silvia Vacca

Bibliografia
Nicodemi 1933, p. 76; D’Amico 1934, p. 5; Tosi 1984, n. 24; Tosi 1993, p. 112, n. 88; Tosi 1999, p. 99, n. 57; Tosi 2006, p. 97, n. 38.




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.