1.09 ANGELO DEL BON

(MILANO 1898-DESIO 1952) Lo schermidore 1934 olio su tela;
cm 104 x 82 firmato in basso a sinistra «A. Del Bon»
Sesto San Giovanni, collezione privata

stimolato dalla frequentazione di Edoardo Persico, appena arrivato a Milano, intorno al 1929 Del Bon studia la pittura di Bonnard, Dufy e Matisse, abbandonando i modi goliani degli esordi per un primitivismo d’intonazione ingenua e stupefatta e passando a una tavolozza chiara e luminosa, con effetti fortemente bidimensionali, e a ritmi più fluidi. Il 1934 per l’artista - che già in precedenza si era fatto notare dalla critica e che l’anno successivo Leonardo Borgese avrebbe ascritto alla compagine lombarda del “chiarismo” - coincide con la prima importante affermazione pubblica sulla scena milanese: alla V Sindacale vince il premio Principe Umberto proprio con lo Schermidore, esposto in quell’occasione per la prima volta. Già appartenuta a Bruno Grossetti, proprietario della Galleria Annunciata e dal 1940 mercante di Del Bon, la tela mostra lo schermidore non al culmine dell’azione ma seduto su una sedia di paglia, con l’aria malinconica e sperduta e il corpo quasi privo di volume, ben lontano sia dal vitalistico dinamismo degli atleti futuristi, sia dalla monumentale grandezza di quelli novecentisti (Pontiggia 1998). Se per Persico l’opera, oltre a essere la logica conclusione del recente percorso di affrancamento di Del Bon dalla lezione di Carrà, ordina «la vivacità dell’istinto nella disciplina più coerente del gusto europeo» (Persico 1934), Piero Torriano, recensendo la stessa Sindacale, si chiede il perché di «questa pittura depauperata, fatta di tante rinunzie» e rimpiange gli anni eroici dei “valori plastici”; Torriano lamenta il ritorno all’irrazionale, al puro colore e all’immediatezza dell’espressione - polemicamente opposta a una costruzione architettonicamente complessa del quadro - e descrive lo Schermidore come «un fantasma bianco e deforme, fatto pressoché di nulla, d’esigui segni puerili su un fondo giallo-rosa. Espressione desolata. Esili arpeggi, rosei e grigi, sul bianco» (Torriano 1934). Mariella Milan


Bibliografia
Sindacale Lombardia 1934; Persico 1934; Torriano 1934; Giolli 1942; Biennale 1954; Arte moderna in Italia 1967, n. 970; I chiaristi 1996, p. 91, n. 31; Pontiggia 1998a, pp. 123-124, n. 71. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.