Pur partecipando regolarmente alle mostre del Novecento italiano, dopo il 1930 De Rocchi assottiglia le proprie figure, optando per un primitivismo lontano dalla salda plasticità che è comun denominatore della compagine sarfattiana. Esposta per la prima volta nel 1932 alla Biennale di Venezia, dove passa sostanzialmente inosservata, Figura del concerto è la prima opera in cui De Rocchi svolge il tema dell’angelo, in seguito uno dei suoi soggetti religiosi più frequentati. In linea con l’«arte moderna riconciliata con Dio» propugnata da Persico negli anni Trenta, che popola la pittura e la scultura di tanti giovani artisti milanesi di allora - da Birolli a Broggini - di «santi visionari e straniti» e di «episodi di storia sacra ritradotti nel linguaggio delle favole» (Pontiggia 2002, p. 21), l’angelo musicante è inteso come soave metafora di armonia e ordine cosmico. Qui la postura rigida e la costruzione tubolare delle braccia riecheggiano la lezione di un Modigliani conosciuto prima attraverso la monografia di Scheiwiller del 1927 e visto poi dal vivo alla Biennale del 1930, mentre la tavolozza schiarita di rosa, ocra e grigi pallidi e la stesura lenta e stratificata rimandano all’eredità divisionista della pittura lombarda a cavallo tra Otto e Novecento e all’Emilio Gola della maniera “chiara”. La suggestione dei maestri senesi del Trecento si fonde con il ricordo del coro angelico dipinto da Gaudenzio Ferrari nella cupola del santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, città natale dell’artista, che conosceva gli affreschi fin dall’infanzia. La figura affusolata e senza peso dell’angelo musicante, eterea e goticamente allungata e deformata come anche il violino e l’archetto, fa intravedere a Lamberto Vitali «il pericolo di un facile stilismo» (Vitali 1932) e scrivere a Piero Torriano, collaboratore di Persico e tra i primi cronisti d’arte a seguire con costanza il lavoro di De Rocchi, di un che di «troppo schematico e vanescente» (Torriano 1932).
Mariella Milan
Bibliografia Biennale 1932; Vitali 1932, p. 346; Italienische Kunstausstellung 1933; Mascherpa-Modesti 1987, n. 40; I chiaristi 1996, n. 38, copertina, p. 94; Pontiggia 2002, p. 51, n. 6.