nel 1931 alla morte di Garbari, sopraggiunta a Parigi nella casa dell’amico Dino Garrone, dove l’artista era ospite, gli amici compongono il corpo disponendo come un trittico dietro di lui i dipinti Il miracolo della mula, Il trionfo di san Tommaso e Il giudizio universale. La presenza di Garbari a Parigi era in parte motivata dalla speranza di incontrare il filosofo Jacques Maritain, i cui testi - in particolare Art et Scolastique - aveva letto e meditato, come si evince dalla corrispondenza con Gino Severini. Il trionfo di san Tommaso si configura come un’opera di omaggio e piena condivisione del tomismo alla base della filosofia di Maritain. Incompiuto nella parte alta della composizione, il dipinto ben si adatta nello stile (attento al primitivismo europeo e alle espressioni di gusto popolare degli ex voto) al concetto, espresso dal filosofo francese, di maladresse, non limitante ma arricchente nel processo di creazione artistica. Sua fonte è un testo teatrale di Henri Ghéon del 1924, uscito nella collana Le Roseau d’or, diretta dallo stesso Maritain; del Triomphe de saint Thomas d’Aquin di Ghéon, l’opera di Garbari riprende anche la struttura tripartita relativa alla vocazione, alla creazione filosofica e all’estasi e glorificazione del santo, traducendola in una composizione dallo sviluppo verticale e narrativo che guarda altresì all’identica soluzione messa in atto da Benozzo Gozzoli nella sua pala di san Tommaso. Nella parte inferiore della sua affollata tela Garbari dispone le figure di filosofi dell’antichità e gli uomini di fede (compreso Dante), fra la cattedrale di Colonia, dove Tommaso aveva studiato, e Nôtre Dame di Parigi, dove aveva insegnato; fa quindi seguire nella parte centrale del dipinto la figura del santo circondato dagli Evangelisti e colloca nella parte alta la Trinità con Maria, circondate dai cori angelici. Il dipinto è entrato nelle collezioni del MART nel 1977 come donazione da parte di Sira Garbari, sorella dell’artista.
Silvia VaccaBibliografia Emanuelli 1931, p. 4; Persico 1931a; Biennale 1932, p. 105, n. 47; Sandonà 1932; Giolli 1933b; Costantini 1934b, p. 286; Carrà 1936, p. 3; Garbari 1936; Garbari 1949; Pica 1952; Garbari 1971, p. 81, n. 108; Branzi 1975, p. 77; Garbari sacro 1980, n. 39; Viotto 2008, p. 382.