gli ambienti delle triennali

dopo la timida e ancora non uffi ciale introduzione dell’architettura tra i temi della IV Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne, tenutasi a Monza nel 1930, la V Triennale di Milano del 1933 segna il definitivo ingresso del Razionalismo nel dibattito dell’architettura moderna. Il confronto con il panorama europeo invita a un aggiornamento e il Movimento Moderno italiano rompe con lo stile déco, in linea con le mutate esigenze del mondo contemporaneo. Funzionalità, rigore e tecnologia diventano fondamento di ogni teoria e ogni progetto. Nelle sale del Palazzo dell’Arte, appositamente progettato da Giovanni Muzio per contenere le esposizioni triennali milanesi, l’architettura viene riconosciuta protagonista a fianco delle arti decorative. Nel fi tto programma dell’esposizione del 1933 si promuove anche «la costruzione di dimore veramente moderne, di diverso carattere, destinazione e portata, concepite e arredate secondo i bisogni e i costumi d’oggi» (Triennale 1933, p. 15). Per la prima volta nella storia delle Triennali viene organizzata la Mostra dell’abitazione, dedicata al problema della casa moderna. Una serie di temporanei “edifi ci-tipo” (Triennale 1933, p. 601) anima il vasto parco adiacente l’edifi cio di Muzio. Ogni padiglione (in tutto venticinque) è progettato in ogni aspetto, disegnato in tutti i minimi particolari. Gli ambienti vengono presentati al pubblico completi di mobili, quadri e opere d’arte, impianto d’illuminazione e servizi, così da sembrare vissuti e vivibili. Il percorso all’interno della mostra diventa una passeggiata tra moderne case di villeggiatura e funzionali case popolari, alla scoperta di proposte sperimentali e all’avanguardia.La rifl essione sull’abitare contemporaneo e il confronto con il panorama internazionale porta a soluzioni caratterizzate da una stretta aderenza alla razionalità e alla logica. La casa «macchina per abitare» che Le Corbusier ha teorizzato nel 1923 insegna che ogni struttura deve essere perfettamente rispondente agli scopi che si propone. Ciascun ambiente deve tenere conto del potenziale fruitore e delle sue specifi che esigenze: si scelgono mobili standard per arredare il soggiorno di un alloggio di una casa popolare in modo da contenere i costi e risolvere eventuali problemi di spazio; se invece il potenziale fruitore è uno sportivo o un conduttore di fattoria le soluzioni proposte sono differenti. La casa dell’aviatore necessita di una palestra luminosa, dotata di attrezzature tecniche e capienti armadi a muro; invece, la casa del fattore è pensata dall’architetto Righetti per esser vissuta da un uomo abituato anche alla vita cittadina: e anche nello studio per l’amministrazione funzionalità e raffi natezza convivono armoniosamente. Dalle fotografie degli ambienti della V Triennale appare evidente come la vera protagonista sia la luce, con cui gli architetti giocano sapientemente nei vari ambienti. Luigi Figini e Gino Pollini, dopo la Casa Elettrica presentata a Monza nel 1930, progettano la Villa-Studio per un artista, esempio di un razionalismo rigoroso e intelligente. Il confine tra interno ed esterno è pressoché impercettibile grazie alla scelta di ampie finestre a nastro, leggere e sobrie, che lasciano una visuale aperta al paesaggio esterno e alle opere d’arte - una statua di Fausto Melotti - dell’impluvium; gli spazi diventano polifunzionali con l’utilizzo di pareti scorrevoli e quinte architettoniche. Le pareti nella Casa per le vacanze di un artista sul lago e nella Sala d’estate si cristallizzano e si trasformano in una fi nestra di grandi dimensioni in vetro cemento che si può allungare anche su parte del soffitto; nella Villa di campagna anche le scale che salgono al primo piano diventano luminose e accoglienti. La propensione alla sperimentazione dei materiali rimane costante nei lavori proposti. Vetro cemento, acciaio e cemento armato dialogano con legni pregiati e pietre raffinate. Accanto a funzionali case per vacanza facilmente smontabili e a moderne case a struttura d’acciaio, realizzate utilizzando tecnologie innovative, la casa del sabato per gli sposi, progettata da Portaluppi e BBPR, spicca per l’eleganza dei materiali e l’audacia di alcune soluzioni abitative, come la piscina in marmo nella camera da letto. I dibattiti continuano e il Palazzo dell’Arte rimane il luogo privilegiato d’incontro e confronto per le nuove ricerche: la rifl essione sull’abitazione contemporanea rimane fondamentale anche nel 1936, alla VI Triennale. Serialità, intercambiabilità e trasformabilità dell’arredo, insieme al rifiuto di soluzioni e materiali d’eccezione, sono agli occhi dei curatori della mostra le condizioni necessarie perché una casa possa definirsi moderna. Nel caso di un monolocale, di una camera d’albergo, di un appartamento per famiglia o di un alloggio per professionista con studio annesso, tutti gli ambienti allestiti nel Padiglione della Mostra dell’Abitazione nascono dalla volontà di corrispondere al gusto moderno. Nella generale esigenza di massimo sfruttamento degli spazi, le stanze da letto si riducono a piccolissimi locali, le zone di servizio diventano corridoi con capienti armadi incorporati nella muratura, la zona giorno si trasforma in un ambiente ampio e accogliente. Le pareti si alleggeriscono e si trasformano ora in scaffali metallici sospesi che dividono l’ingresso e il soggiorno (come nell’alloggio n. 2 «tipo di alloggio per 4 persone»), ora in una quinta architettonica, ora in una tenda che divide lo studio dalla camera da letto (come nell’alloggio n. 5, «per professionista con studio annesso»). Gli arredi devono essere standard, preferibilmente scomponibili e di facile spostamento, adeguati alle abitudini di chi vive gli spazi: librerie polifunzionali, letti ribaltabili, scrivanie leggere con piano di cristallo. Rispetto alla preoccupazione sociale ed economica, centrale nella Mostra dell’Abitazione, la Mostra dell’Arredamento preferisce puntare sulla qualità estetica: gli architetti vengono chiamati a realizzare non più mobili standard, ma pezzi dallo spiccato carattere di unicità. Nelle sue sale Figini e Pollini firmano un soggiorno in cui mediterraneità e rigore razionalista convivono; Ponti progetta un piccolo appartamento con spazi flessibili; Franco Albini firma la stanza per un uomo, dove l’attività intellettuale e quella fisica condividono lo stesso spazio: il bagno, il letto sospeso, la palestra, la scrivania s’incastrano in un leggero reticolo modulare di vetro e acciaio. Giacinta Cavagna di Gualdana Bibliografi a Triennale 1933; Triennale 1936. 

6.21


6.22



6.23


6.24


6.25


6.25



6.31


6.32


6.33


6.34



6.35


6.37

6.36


6.38



6.39


6.40

6.27


6.29



6.28


6.30

ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.