7.10 GIOVANNI COLACICCHI

(ANAGNI 1900-FIRENZE 1992) Natura morta della protea 1937 olio su tela; cm 65 x 73,6 firmata in basso, verso destra «Colacicchi» Collezione Cavallini Sgarbi

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ipinta dopo il ritorno dal Sud Africa, sul finire del 1937, la Natura morta della protea svolge ancora il tema delle opere dipinte l’anno precedente da Martinelli e da Flavia Arlotta, aprendo con esse un affascinante dialogo basato sull’intimità di un parlare sommesso, a chiave. Se lo stile vigilato e l’atmosfera argentea, misteriosamente allusiva, possono rimandare al nuovo clima dell’ermetismo fiorentino, l’intenso rovescio simbolico e affettivo che contraddistingue alcuni degli oggetti africani presenti nella natura morta, induce a considerarne il valore di poetici «correlativi oggettivi» di sentimenti, pensieri, umane vicende, suggerendo un confronto con il Montale delle Occasioni. Non a caso, sarà proprio quest’ultimo a presentare la produzione recente dell’artista, fra cui campeggia la Natura morta della protea, riprodotta sulla copertina, in una importante personale del 1938 allestita nella romana Galleria della Cometa di Mimì Pecci Blunt e Libero De Libero. Dove l’accento posto dal poeta sul naturale equilibrio raggiunto dal moderno «classicismo» di Colacicchi, lontano sia dall’«astratta ironia neoclassica» che dal «rapido e ancora oscuro abbandono al “sentimento”», vale ad indicare vicinanze, ma anche a stabilire altrettanti distinguo da un clima artistico come quello romano, con il quale - da Cagli a Capogrossi, da Gentilini a Guttuso - Colacicchi dimostrava di avere forti consonanze. Così, nella Natura morta della protea, mentre i relitti del ricordo - le foglie aguzze come artigli, le ossa calcinate, il piede di gesso - rasi da una luce obliqua e secca, appaiono in sintonia con certi esiti di De Libero e Cagli, il ritmo dell’immagine, che si mantiene chiaro e scandito, fondato su un limpido equilibrio di pieni e di vuoti disposti sul tavolo come su una ideale pagina, indica una visione armonica profondamente distante dallo spirito espressionista destinato a divampare nell’ambiente romano e poi in quello milanese di “Corrente” della fine del decennio.
Susanna Ragionieri

Bibliografia
Montale 1938; Ragionieri 1986, pp. 65-66, fig. 23; Morelli, in Giovanni Colacicchi 1991, pp. 173-175. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.