d
ipinta dopo il ritorno dal Sud Africa, sul finire del 1937, la Natura morta della protea svolge ancora il tema delle opere dipinte l’anno precedente da Martinelli e da Flavia Arlotta, aprendo con esse un affascinante dialogo basato sull’intimità di un parlare sommesso, a chiave. Se lo stile vigilato e l’atmosfera argentea, misteriosamente allusiva, possono rimandare al nuovo clima dell’ermetismo fiorentino, l’intenso rovescio simbolico e affettivo che contraddistingue alcuni degli oggetti africani presenti nella natura morta, induce a considerarne il valore di poetici «correlativi oggettivi» di sentimenti, pensieri, umane vicende, suggerendo un confronto con il Montale delle Occasioni. Non a caso, sarà proprio quest’ultimo a presentare la produzione recente dell’artista, fra cui campeggia la Natura morta della protea, riprodotta sulla copertina, in una importante personale del 1938 allestita nella romana Galleria della Cometa di Mimì Pecci Blunt e Libero De Libero. Dove l’accento posto dal poeta sul naturale equilibrio raggiunto dal moderno «classicismo» di Colacicchi, lontano sia dall’«astratta ironia neoclassica» che dal «rapido e ancora oscuro abbandono al “sentimento”», vale ad indicare vicinanze, ma anche a stabilire altrettanti distinguo da un clima artistico come quello romano, con il quale - da Cagli a Capogrossi, da Gentilini a Guttuso - Colacicchi dimostrava di avere forti consonanze. Così, nella Natura morta della protea, mentre i relitti del ricordo - le foglie aguzze come artigli, le ossa calcinate, il piede di gesso - rasi da una luce obliqua e secca, appaiono in sintonia con certi esiti di De Libero e Cagli, il ritmo dell’immagine, che si mantiene chiaro e scandito, fondato su un limpido equilibrio di pieni e di vuoti disposti sul tavolo come su una ideale pagina, indica una visione armonica profondamente distante dallo spirito espressionista destinato a divampare nell’ambiente romano e poi in quello milanese di “Corrente” della fine del decennio.Susanna Ragionieri
Bibliografia
Montale 1938; Ragionieri 1986, pp. 65-66, fig. 23; Morelli, in Giovanni Colacicchi 1991, pp. 173-175.