7.08 GUIDO PEYRON

(FIRENZE 1898-1960) Conversari 1930 olio su tavola; cm 81 x 65 firmato in basso a destra «G. Peyron» Collezione privata

eseguita a Parigi nel 1930, durante il secondo soggiorno dell’artista nella capitale francese, la natura morta appoggiata al davanzale aperto sul respiro del cielo, appare in originale sintonia con certe immaginazioni degli Italiens de Paris fra i quali, la rossa granseola induce a fare il nome di de Pisis, cui si accordano anche il tono sospeso ed evocativo di lontana matrice metafisica fino a certa pittura rada ma ricca di palpiti, che come un vento sottile, muove il controluce trasparente della sera.È l’insinuante incongruità del titolo - Conversari - a suggerire, come scriverà il fisico Sebastiano Timpanaro nella monografia sull’artista, che a tali presenze, al pari di veri e propri ritratti, sia da collegare «un sentimento umano e principalmente quella tristezza elegante che è propria dei personaggi peyroniani». «Ecco un vaso azzurro. Per Peyron è un lago; e quei fiori sono una fanciulla» (Timpanaro 1943, p. 16). Una simile disposizione a intravedere continui varchi, capaci di fuggire il quotidiano per sondare il mistero, è ciò che avvicina l’artista all’universo montaliano. E non è un caso che proprio Peyron realizzi nel 1932 per le edizioni Vallecchi, la copertina de La casa dei doganieri e altri versi, premiata l’anno precedente da una giuria di musicisti, pittori e scultori tutti aderenti alla rivista “Solaria”. Anche in quel fragile disegno a penna, presenze stupefatte e gentili, il mazzo di fiori e l’aragosta poggiate sulla balaustra in vista del mare sembrano dar forma a un desiderio: quello di far propria la naturalezza smemorata e felice del creato per aprirsi finalmente liberi al flusso della vita e delle sue avventure che, come in un romanzo di Conrad o nella tradizione della pittura romantica tedesca, sono evocate dal dialogo fra interno ed esterno, dove la finestra è la soglia, il mare la vita, e il veliero che passa, l’occasione.
Susanna Ragionieri

Bibliografia
Marangoni 1933, copertina; I fantasmi di Guido Peyron 2003, pp. 73, 76, 126, 130. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.