GIUSEPPE PAGANO

6.01 GIUSEPPE PAGANO

(PARENZO 1896-MAUTHAUSEN 1945) Sedia SIAM 
1930-1931 tubo metallico e legno; cm 484 x 48 x 58 Torino, Galleria Cristiani 

6.02 AGNOLDOMENICO PICA

(PADOVA 1907-MILANO 1990) Sedia 
1933 acciaio e legno; cm 70 x 46 x 46 Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata, inv. Mobili 1969 

6.03 GABRIELE MUCCHI

(TORINO 1899-MILANO 2002) Sedia impilabile modello S5 
1936 acciaio cromato e compensato; cm 78 x 40 x 47 Genova, Wolfsoniana - Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo, GG2003.5.1 

6.04 GIUSEPPE TERRAGNI 

(MEDA 1904-COMO 1943) Tre sedie per l’asilo Sant’Elia 
(Sedia 427; Sedia 412; Sedia Lariana) 1936-1937 tubolare metallico e legno cm 55 x 32,5 x 37,5; 48 x 34 x 36,5; 59,5 x 32,5 x 36 Como, Pinacoteca Civica, o3, o4, o2 

Negli anni Trenta anche in Italia, sulla scia di quanto accade nel resto d’Europa, si esplorano tecniche e materiali nuovi. Il tubo metallico, agli occhi degli architetti, risponde alle esigenze di sobrietà, essenzialità e rigore che il Movimento Moderno impone e il definitivo consolidamento della pratica della piegatura del tubo porta a una vasta produzione di mobili con struttura a tubo tondo. Il metallo offre molti vantaggi che ne determinano la veloce e diffusa fortuna: leggerezza, flessibilità, facile curvatura e maggior durata rispetto al legno. Ogni tipo di mobile - scrivanie, tavoli, poltrone, sedie e sgabelli - comincia a esser disegnato e realizzato in serie; ed è considerato “moderno” quando è funzionale, sobrio e scevro da ogni ornamento. L’architetto Giuseppe Pagano, direttore della rivista “Casabella” dal 1933 e protagonista del razionalismo italiano, è tra i primi a interessarsi alle tecniche costruttive d’avanguardia e a pensare ai progetti architettonici con spirito industriale e una particolare attenzione al minimo dettaglio. Sobrietà e funzionalità caratterizzano gli arredi da lui disegnati per gli uffici della SIAM (Società Italiana Arredamenti Metallici) di Torino. Il tubo in metallo, su cui poggiano sedile, schienale e braccioli in legno, si piega a formare telaio e struttura della sedia. È la V Triennale di Milano, nel 1933, a sancire il riconoscimento ufficiale del mobile in metallo: Agnoldomenico Pica - architetto, giornalista, critico e anima delle esposizioni milanesi - presenta una sedia essenziale e austera, prodotta in venti esemplari dalla ditta Beltrami: un unico tubo d’acciaio cromato si curva e disegna il pezzo, su cui poggia il sedile in legno verniciato di rosso, con un effetto di leggerezza e flessibilità. La necessità di una produzione seriale e la volontà di realizzare prodotti spiccatamente “moderni” porta a efficaci collaborazioni tra artisti e industriali. Dal 1934 fino alla seconda guerra mondiale, la ditta Carlo Crespi di Emilio Pino di Parabiago affida a Gabriele Mucchi, pittore e ingegnere, la progettazione di una serie di mobili metallici. A stretto contatto con la fabbrica, l’artista conosce bene i problemi di produzione e costo e segue da vicino le varie fasi di realizzazione dei prototipi. È del 1936 la sedia S5: perfettamente impilabile, è costituita da due telai d’acciaio che modellano le gambe e lo schienale e si saldano insieme, in un equilibrio perfetto di forma e funzione. Fanno parte delle collezioni dei Musei civici di Como le tre sedie per bambini dell’asilo del quartiere Sant’Elia. «Prototipo della nuova scuola italiana» (Sartoris 1940, p. 31), l’edificio viene progettato dall’architetto Giuseppe Terragni nella seconda metà degli anni Trenta: in una visione globale del progetto, struttura e arredi vengono pensati tenendo conto dei bambini destinatari degli spazi. Le sedie devono essere ben salde, confortevoli, sicure. Alla ricerca di un rapporto ottimale tra struttura e materiale, Terragni decide di avvalersi del tubolare metallico e si rivolge alla ditta Palini di Pisogne, specializzata in arredamenti scolastici. Dal catalogo di produzione della fabbrica sceglie il modello 427, in tubo d’acciaio trafilato e smaltato a fuoco, su cui vengono fissati il sedile e la spalliera in legno curvato; sceglie anche la poltroncina modello 412 - la struttura in tubo d’acciaio si allunga e si piega a sostenere il sedile e la spalliera e a formare due braccioli, che aiutano l’equilibrio del bambino - e disegna egli stesso una terza sedia. Si tratta di una versione ridotta della «Lariana», utilizzata per la Casa del Fascio di Como qualche anno prima: la struttura portante è in acciaio cromato, mentre schienale e seduta sono in compensato. Il tubo metallico si piega e, con un andamento sinuoso e continuo, collega lo schienale al pavimento per poi risalire verso il sedile.Giacinta Cavagna di Gualdana Bibliografi a Sartoris 1940. 











ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.