5.17 AFRO BASALDELLA

(UDINE 1912-ZURIGO 1976) Il seggiolone (La sedia) 1942 olio su tela; cm 63 x 50 firmato e datato in basso a destra «Afro. 942» Collezione privata. Courtesy Fondazione Archivio Afro

l'opera di Afro vince uno dei premi aggiunti dal Segretario Federale Gino Gallarini nel corso della quarta edizione del Premio Bergamo nel 1942, per la precisione il sesto premio di 2.500 lire, ex aequo insieme ad altri quattro dipinti. Afro la presenta all’esposizione insieme a due altre opere, Natura morta e Paese: è l’ultima edizione della manifestazione bergamasca, che vede fra i premiati altre figure che saranno di spicco nell’imminente nuova stagione dell’arte italiana come Francesco Menzio, Renato Guttuso e Renato Birolli. In questo dipinto di Afro è evidente il rimando a La sedia di Gauguin di Van Gogh, un soggetto affrontato anche da altri artisti, come Migneco; la stessa qualità materica della pennellata del Seggiolone richiama l’esempio dell’artista olandese, mentre il colore, dai toni caldi, di matrice tradizionalmente veneta, giocato su sapienti accordi ma anche su insistite dissonanze, e l’evidente deformazione dei contorni, mostrano l’adesione a quei modi espressionistici neoromantici condivisi da molti pittori della Scuola romana presenti al Premio Bergamo. D’altra parte, la scelta del soggetto, una sedia vuota, evidenzia il valore evocativo della pittura di Afro, il riferimento alla memoria, caricato di una dimensione dolente di solitudine, di ricordo di un’assenza. La stesura del colore in ampie campiture cromatiche, che vengono tuttavia fratte in porzioni più piccole, in continue variazioni, mostra infine la svolta della sua maniera fra la fine degli anni Trenta e i Quaranta, quando la sua ricerca si orienta verso un’originale forma di sintetismo.

Silvia Vacca

Bibliografia: Podestà 1942, p. 396; Premio Bergamo 1942, p. 31, n. 56; “Voce di Bergamo” 1942; Eco di Bergamo 1942; Radius 1942; Angiolini 1942; Lelij 1942; Guzzi 1942, p. 349; Ponti 1942; Afro 1987; Galmozzi 1 989, p. 30; Afro 1992; Gli anni del Premio Bergamo 1993, p. 197, n. 113; Documenti del Premio Bergamo 1993, p. 122; Afro 1997, p. 58, n. 114. 


ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.