5.18 MARIO MARCUCCI

(VIAREGGIO 1910-1992) Ritratto 1932 olio su tela; cm 43 x 34 Collezione privata

l'edizione del 1941 del Premio Bergamo vede per la prima volta introdotto il tema libero per il concorso, che mantiene però due premi principali destinati al paesaggio e alla figura; proprio quest’ultimo di 20.000 lire, il più importante, viene assegnato al Ritratto di Mario Marcucci. La decisione della giuria solleva qualche obiezione da parte della critica, perché ritenuta una sorta di compromesso volto a sedare le polemiche e le contrapposizioni dell’anno prima per la premiazione di artisti come Mafai e Guttuso, del tutto lontani dal clima Novecentista ancora imperante in altre manifestazioni artistiche. La scelta del 1940 dichiarava infatti l’intenzione della mostra bergamasca di proporsi come vetrina delle tendenze più aperte e innovatrici dell’arte nazionale, rappresentate da tanti “giovani”. Il quadro di Marcucci non è ritenuto da tutti il miglior dipinto di figura fra quelli esposti e, nonostante il riconoscimento delle qualità dell’artista, il giudizio di Mandelli, che avvicina il suo stile a modi di tradizione ottocentesca, è condiviso da diversi critici: «un dipinto di fine intonazione dove si può notare un palpito di vita anche se tuttavia non vediamo in quest’opera quella “nobiltà di esecuzione e di stile” citata come una delle cause dell’assegnazione [del premio]». La scelta di Marcucci per il conferimento del riconoscimento più importante della manifestazione è comunque dovuta, come ricorda Manlio Cancogni in un recente colloquio con chi scrive, soprattutto alle pressioni esercitate in giuria da Ottone Rosai, artista diverso da Marcucci, ma in grado di riconoscerne il profondo talento. Al di là di queste considerazioni, l’opera di Marcucci, autodidatta e di origini popolari, rivela già quelle caratteristiche che lo porteranno in breve a essere uno degli artisti di nuova generazione più amati dagli scrittori (fra tutti Montale). La sua pittura fatta di raschiature che mostrano la tela sottostante e di velature, capace di incrociare l’esempio di Morandi con la partecipazione emotiva di Viani, riesce a restituire attraverso il colore la realtà interiore dei soggetti raffigurati. 
Silvia Vacca 

Bibliografia
Premio Bergamo 1941, n. 10; “Corriere della Sera” 1941; “Rivista di Bergamo” 1941, p. 254; “Il Giornale Italia” 1941; “Il Messaggero” 1941; Bernardi 1941; Ronchi 1941; Mazzafionda 1941, p. 20; “Lavoro” 1941; “Il Regime fascista” 1941; Pata 1941; Mandelli 1941, p. 7; Podestà 1941b, p. 31; Calzini 1941, p. 51; Almanacco Bompiani 1942, p. 242; Galmozzi 1989, p. 81; Documenti del Premio Bergamo 1993, p. 234. 




ANNI '30
ANNI '30
Arti in Italia oltre il fascismo
Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle ''belle arti'' raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l'affermazione di un'idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi e si definisce quella che potremmo chiamare ''la via italiana alla modernità'': nell'architettura, nel design, così come in pittura e in scultura, che si esprime attraverso la rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo - francese e tedesco, ma anche scandinavo e russo -, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione - quella italiana del Trecento e Quattrocento. Pubblicazione in occasione della mostra: ''Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo'' (Firenze, Palazzo Strozzi, 22 settembre 2012 - 27 gennaio 2013). La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività.