danae

1907-1908
olio su tela
cm 77 x 83
Vienna, Collezione privata

siamo arrivati in punta di piedi vicino al quadro. Abbiamo la sensazione di compiere un sopruso, sbirciando senza essere visti la ragazza che dorme. Si trova, più o meno, nella posizione di una ninfa che sarà importunata da un satiro. Invece, in questa circostanza, è fatta oggetto di desiderio imperioso da parte di un dio, nientemeno che Giove, re dell’Olimpo, un recidivo, come ci raccontano le Metamorfosi di Ovidio. Vittime di Zeus se ne contano diverse: Io, Leda, Europa, Callisto e Danae. Klimt non poteva trascurare la storia della figlia di Acrisio, soggetto amato da grandi artisti come Tiziano, Correggio, Rembrandt, Tiepolo. Dopo l’eroina biblica Giuditta e figure del folclore europeo come le Ondine. La vicenda è narrata da Iginio e altri. Danae era figlia di Acrisio, re di Argo, e di Aganippe. Al re era stato predetto che il figlio di Danae lo avrebbe ucciso, sicché Acrisio rinchiuse la figlia in una prigione dai muri di pietra. Nonostante l’isolamento forzato Danae fu sedotta e ingravidata da Giove. Per l’occasione Giove si tramutò in pioggia dorata e frutto di questa speciale unione fu il celebre Perseo, uccisore di Medusa, colui che con le ali ai piedi salvò Andromeda. Perseo stesso in una sorta di monologo nelle Metamorfosi di Ovidio (IV 696-698) propone una variante alla “pioggia dorata” parlando di fecundo auro, ossia di oro fecondo.

Al monologo di Perseo si è sicuramente ispirato Tiziano nella sua Danae dipinta nel 1554 ed esposta al Kunsthistorisches di Vienna. Sicuramente Klimt avrà visto l’opera nel nuovo museo inaugurato dagli Asburgo nel 1891. In quest’opera tarda di Tiziano, forse ispirata alla celebre e perduta Leda di Michelangelo, Danae osserva, a occhi aperti, questa insolita pioggia di monete d’oro soffiate dal volto di Giove al centro di una nuvola mentre la sua guardiana raccoglie opportunamente il grosso delle monete in un bacile. Probabilmente si tratta di un “quadro matrimoniale” così come lo era stato la Venere di Urbino di Tiziano (1538) conservata agli Uffizi. Qualche moneta sfugge al bacile e si deposita sul letto vicino alla gamba destra e una sola all’altezza del fianco dopo una rosa botanica recisa. La Danae di Tiziano sorregge con una mano la tenda del letto a baldacchino mentre con la sinistra sembra sollevare, tra le gambe, il candido lenzuolo. Sensualità e “istruzioni matrimoniali” si combinano in maniera spettacolare nella grande arte di Tiziano anche se il cane, simbolo di fedeltà, presente nella Venere di Urbino e nella versione precedente della Danae, oggi al Prado, è assente dalla tarda versione di Vienna, peraltro firmata in basso a destra.

Klimt trasforma la mitica storia dell’amplesso con il dio in una scena contemporanea in cui la futura madre di Perseo è una giovane donna nuda con i lunghi capelli rossi che dorme in posa fetale e come protetta dal liquido amniotico. Inverte poi la posizione del ginocchio piegato della Danae di Tiziano e lo pone in primo piano lasciando sollevata la gamba. Una colata di pioggia e di monete d’oro si dirigono verso quel luogo, opportunamente definito “origine del mondo”, che Tiziano ci preclude allo sguardo con una mano e che Klimt, invece, lo fa interponendo tra noi e il sesso femminile una grande gamba nella forma di una elle rovesciata. Inoltre a differenza delle precedenti iconografie, la donna affascinante dai lunghi capelli rossi (forse Cleo de Merode?) sta dormendo; sogna un’esperienza erotica. Forse è il momento del più intenso piacere, come sembrano esprimere le labbra socchiuse, le guance arrossate, il capezzolo sensibile, e pure il gesto della mano sinistra contratta come a stringere un sesso maschile. L’interpretazione del piacere femminile è come sempre complessa: Klimt guarda contemporaneamente alla dimensione biologica, psicologica e a quella spirituale, ed è come convinto che esistano misteriosi collegamenti tra il femminile e il mitologico e che l’inconscio, e quindi il suo palcoscenico preferito e cioè il sogno, sia il luogo delle metamorfosi. Klimt dipinge l’attimo della procreazione, l’incontro di maschile e femminile, come istante eterno, e nello stesso tempo, ci costringe a essere, come ha detto Alfred Hitchcock, tutti dei guardoni, dei voyeurs (ovviamente si parla di maschi).

Da pochi mesi il pittore ha realizzato alcuni dei suoi dipinti più celebri Il bacio e il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, ma è appena entrato in crisi. Quanto immaginato con i colleghi della Secessione non si è avverato, o meglio, la forza propulsiva del movimento si è esaurita e con essa la volontà di estendere uno stile a tutte le pratiche creative e ai diversi aspetti del visibile, dalla pittura e scultura, alle arti decorative, alla stampa, alla decorazione degli interni, cercando una redenzione della vita in tutti i livelli della società attraverso la bellezza. Nel 1908, Klimt sta ormai abbandonando il cosiddetto stile bizantino, dominato dall’uso dell’oro, per orientarsi verso una pittura influenzata dalle coeve sperimentazioni dei Fauves e degli espressionisti, per una maggiore vitalità cromatica, come per esorcizzare la decadenza e l’angoscia della fine di una civiltà, una tragedia che nel giro di pochi anni sconvolgerà gli austriaci e il resto del mondo.

 
La pioggia dorata è qui interpretata pittoricamente come un cascata crepitante di fiammelle d’oro che il pittore fa scintillare sul ventre di Danae e bruciare nell’intimità tra le sue cosce divaricate. Intorno al corpo di lei fluttua un velo arabo di colore violaceo impreziosito di elementi decorativi che aggiungono un carattere onirico-esotico alla scena, retaggio di un simbolismo sempre presente, sia pure in maniera ora latente, in quel sincretismo stilistico e formale che ha segnato la grandezza pittorica di Klimt.

 
Nel 1899 Sigmund Freud aveva pubblicato a Vienna L’interpretazione dei sogni. Una nuova forma di conoscenza geografica della psiche inaugurerà la perenne crisi della modernità. 

GUSTAV KLIMT
GUSTAV KLIMT
Giovanni Iovane, Sergio Risaliti