ritratto di
emilie FLÖGE

1902
olio su tela
cm 178 x 80
Vienna, Historisches Museum der Stadt 

Giovedì ho pensato a te assai intensamente. Saresti entusiasta di me. Anche Greco è magnifico.” Così scriveva Gustav Klimt il 28 ottobre 1909 da Toledo a Emilie Flöge, la compagna di una vita con la quale il pittore non volle unirsi in matrimonio. Una delle tante lettere (quasi quattrocento) che Klimt scrisse alla donna, conosciuta quando era ancora una bambina. I loro destini si erano più strettamente incrociati quando Ernst, il fratello di Gustav, era convolato a nozze con Helene, sorella di Emilie. Il primo ritratto di Emilie fu eseguito dal pittore nel 1891, si tratta di un morbido pastello risolto con una tecnica quasi fotografica, ma il realismo è come trasfigurato con virtuosismo dal lento amalgamarsi tra loro dei diversi toni di bianco delle vesti in rapporto allo sfondo. I principali riferimenti a questo proposito sono John Singer Sargent e Fernand Khnopff, l’aristocratica pittura del primo e la maestria nei pastelli del secondo, abilissimo nel rendere indistinti i contorni, in modo da aggiungere mistero alle figure. Nel ritratto del 1902 la capacità di Klimt a riprodurre quasi fotograficamente la realtà, abilità acquisita giovanissimo alla Scuola d’Arte e Mestieri e poi sotto le ali di Franz Matsch, si circoscrive alla zona del volto e delle mani, mentre il resto del corpo assume un aspetto bidimensionale. Ma il grande naturalismo del volto è esaltato da una sorta di ornamento a ventaglio che si inquadra simmetricamente dietro la folta chioma, acconciata alla moda dell’epoca, che ritroviamo infatti anche in Giuditta I e II e nei ritratti contemporanei di Fritza Riedler, Margaret Stonborough-Wittgenstein: un elemento decorativo ma anche un espediente pittorico per trattenere le figure in rapporto bidimensionale col fondo. Le forme del corpo appaiono appena disegnate sotto la bella veste a disegni spiraliformi, puntiformi e geometrici, e come allungate per effetto di una prospettiva leggermente ribassata. In questo modo Emilie rivolge allo spettatore uno sguardo dall’alto accentuando il proprio distacco di creatura raffinata.

 
Emilie aveva insieme alle sorelle un allora celebre salone di moda a Vienna, la “Casa piccola”, progettato da Josef Hoffmann, punto di ritrovo dell’avanguardia viennese. L’arredo del salone sarà curato dalle Wiener Werkstätte, i laboratori d’arte applicata fondati da Hoffmann e Moser, in cui si finalizzava quel principio di democratizzazione dell’arte raggiunto con la creazione di un’opera d’arte totale senza differenza tra arti maggiori e minori. Anche Klimt contribuì a disegnare per “Casa piccola” vestiti e gioielli, quegli stessi che vediamo indossati dai due amanti fotografati nel giardino dello studio del pittore o sulle rive del lago Attersee, dove Gustav ed Emilie amavano trascorrere lunghi periodi di vacanza. Esistono molte foto scattate da Klimt che ritraggono Emilie proprio nel giardino lussureggiante della loro casa in pose analoghe a quella del dipinto. Gli elementi della natura sembrano così quasi assorbiti e trasformati nei motivi stilizzati della veste di Emilie, la cui figura si staglia invece su un fondo indistinto, suddiviso in due porzioni, appena evocato da pennellate alla James Abbott Whistler. Due monogrammi quadrati firmano in basso a destra questo dipinto, manifesto e progetto iconografico di quello che con anacronismo contemporaneo potremmo definire di haute couture

GUSTAV KLIMT
GUSTAV KLIMT
Giovanni Iovane, Sergio Risaliti