Storie a strisce


L’ULTIMA AVVENTURA
DI ELFO

di Sergio Rossi

Tutti i racconti di Giancarlo Ascari, noto come Elfo, sono ora racchiusi nel suo nuovo volume, È la nebbia che va. Storie milanesi, uno spaccato a fumetti della nostra società, a partire da Milano, dalla fine degli anni Sessanta

Fumettista, scrittore, illustratore, giornalista e oggi autore di libri per ragazzi, Giancarlo Ascari (Elfo il suo pseudonimo) ha attraversato tutte le stagioni del fumetto italiano, declinato anche, con la cooperativa Storiestrisce, nella pubblicità, nell’animazione, nei musei e nelle gallerie d’arte. La sua produzione è adesso raccolta in un volume, È la nebbia che va. Storie milanesi, edito dalla milanese Milieu: un libro prezioso sia per (ri)leggere storie ormai introvabili sia perché di ciascuna di esse Elfo racconta la genesi, il contesto storico ed editoriale in cui è nata, tracciando così una mappa dell’editoria e della società italiana dal 1968 ai giorni nostri. «L’idea di questo volume nasce dall’editore», racconta Elfo, «io volevo ripubblicare solo i graphic novel Tutta colpa del ’68 e Sarà una bella società. Viaggio ai confini dell’utopia, usciti per Garzanti molti anni fa e ora introvabili. Invece l’editore ha rilanciato chiedendomi anche tutte le altre mie storie, comprese le prime uscite per la rivista “Alter Alter”». Classe 1951, dopo la laurea in architettura, Giancarlo Elfo Ascari esordisce nel 1977 con l’editore Gammalibri pubblicando Lo statuto dei lavoratori a fumetti. «Negli anni Settanta molti editori pubblicavano libri a fumetti o graphic novel. Ottaviano, per esempio, pubblicava molti adattamenti di classici della letteratura tra cui quello di Huckleberry Finn, disegnato da un giovane Lorenzo Mattotti e scritto da Antonio Tettamanti, un talentuoso sceneggiatore che purtroppo ha lasciato il fumetto da molti anni. I compensi per questi libri erano però molto bassi, un po’ come succede oggi con i graphic novel. Per fortuna, all’epoca c’erano le riviste a fumetti che invece pagavano bene. Quindi, se riuscivi a farti pubblicare ogni mese, riuscivi a mettere insieme uno stipendio che ti permetteva di dedicarti solo alle tue storie e di crescere come autore. È una condizione che manca a chi oggi lavora in questo settore ed è invece costretto a districarsi tra mille lavori, con conseguenze negative sulla propria ricerca stilistica e narrativa. Nel 1977 portai la mia prima storia, La porta sui Navigli, a Oreste Del Buono che la prese e la pubblicò su “Alterlinus”, la sorella La copertina e alcune pagine di È la nebbia che va. Storie milanesi di Giancarlo Elfo Ascari. minore della rivista “Linus”.





Il protagonista della mia storia era un improbabile detective di nome Paolo Valera, omaggio all’omonimo giornalista dell’Ottocento che aveva raccontato la Milano dei poveri e dei diseredati. Il mio personaggio si muoveva nella Milano degli anni Settanta in cui vivevo io ma raccontata con lo stile ironico e un po’ folle di Robert Sheckley, uno scrittore di fantascienza all’epoca molto noto. La parte investigativa era solo una scusa per raccontare ambienti e tipi umani che vivevano ai margini della società e che mi interessavano. Storia dopo storia, eliminai del tutto sia le investigazioni sia lo stesso Valera per lasciare il posto a una voce narrante esterna e al racconto, quasi cronachistico, della fauna umana che vedevo e con cui vivevo. Cambiò anche il segno grafico: all’inizio seguivo (malino a dire il vero) lo stile di autori americani come Robert Crumb, quindi un segno grottesco ricco di fitti tratteggi, poi semplificai il disegno fino a farlo diventare più schizzato ed essenziale. Forse è per questo che le mie storie sono ancora leggibili rispetto a molte altre coeve ma legate a eventi e personaggi specifici di cui nessuno si ricorda più». Tutte le storie di Elfo, compresa l’ultima, l’inedita È la nebbia che va. Storie milanesi, si basano su due punti fermi: la città di Milano e il periodo compreso tra il 1968 e il 1977, anni cruciali non solo per l’autore ma per tutta la società italiana. Basta rileggere Tutta colpa del ’68 per capire quanto gli avvenimenti di quel tempo siano ancora attuali. «Attraverso il racconto di Milano, in particolare della zona di Porta ticinese, ho raccontato non solo la mia storia, ma anche quella di questo paese. Mi dispiace vedere che - a parte eccezioni come le storie di autori quali Guido Crepax e Grazia Nidasio, oppure quelle del Commissario Spada di Gonano e De Luca e la serie Cani sciolti, scritta da Gianfranco Manfredi ed edita da Bonelli -, Milano non sia molto presente nel fumetto italiano. Eppure, la sua centralità negli eventi storici degli ultimi sessant’anni, da piazza Fontana in avanti, è innegabile, mentre gli anni che vanno dal 1968 al 1977 sono fondamentali per capire da dove arriva il presente che viviamo. Oggi mi sembra che, a parte Gipi, Zerocalcare e pochi altri, ci sia uno scollamento tra il fumetto e la realtà, un’incapacità di vedere il presente, al punto che negli ultimi vent’anni la realtà italiana sembra sparita dalla produzione a fumetti italiana. Eppure, sono accadute e stanno accadendo cose incredibili sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista sociale. Spero che qualcuno le racconterà, per noi e per chi verrà dopo di noi».

ART E DOSSIER N. 387
ART E DOSSIER N. 387
MAGGIO 2021
In questo numero: ARTISTE NONOSTANTE.: Le signore a Milano; le astrattiste a Parigi; Suzanne Valadon; Bourke-White la pioniera. FABIO MAURI il copro è poesia. CALLIGRAMMI MEDIEVALI: il corpo è scrittura. CREPAX: Valentina in mostra. LUOGHI LEGGENDARI: Il labirinto di Franco Maria Ricci; Il teatro di Aldo Rossi.Direttore: Claudio Pescio