Blow up


CARMI

Giovanna Ferri

Lisetta Carmi. Un’anima in cammino, docufilm realizzato da Daniele Segre nel 2010, condensa in circa cinquanta minuti l’essenza della fotografa, nata a Genova nel 1924 da una facoltosa famiglia borghese di origine ebraica. Un prezioso distillato - raccontato in prima persona da Carmi e introdotto dal Preludio numero 1 del Clavicembalo ben temperato di Bach suonato da lei al piano - del suo straordinario percorso di vita. La musica innanzitutto. Sì, perché la musica è stata la sua grande passione e la prima e fondamentale opportunità di formazione (quando nel 1943 fu costretta a fuggire in Svizzera con i genitori, a causa delle persecuzioni razziali, portò con sé proprio quell’opera di Bach, in due volumi). Si diploma in pianoforte nel 1945 e successivamente tiene una serie di concerti in Europa e in Israele. Poi l’incontro, casuale, con la fotografia nel 1960 durante un viaggio a San Nicandro Garganico (Foggia) insieme all’amico etnomusicologo Leo Levi. Con una piccola Agfa Silette, Lisetta Carmi, da perfetta autodidatta, immortala alcuni momenti di quell’esperienza. I suoi scatti trovano immediato consenso. È però un evento specifico, nel medesimo anno, a indurla a lasciare la musica per la fotografia. Genova, 30 giugno: un corteo antifascista si prepara a protestare contro il comizio di Almirante. Lei, donna di sinistra, vuole aderire. E al divieto di partecipare del suo maestro di pianoforte, preoccupato di un possibile incidente alle sue mani durante la manifestazione, risponde: «Se le mie mani sono più importanti del resto dell’umanità, smetto di fare la concertista ». Oltre a questa motivazione esplicita, la ragione più intima che l’ha portata ad abbandonare la musica è che in realtà non le piaceva né la dimensione di solitudine nello studio dello strumento né l’esibizione sul palcoscenico: l’apparire e il successo non l’hanno mai interessata. 

Il suo rapporto con l’obiettivo dura per circa vent’anni. E com’è avvenuto per la musica, il suo impegno è totale. Con una Leica M2 e una Rolleiflex, l’artista attraversa parecchi paesi, tra cui Venezuela e Afghanistan, spinta dalla necessità di capire se stessa e gli altri, leitmotiv della sua esistenza. Un bisogno impellente ribadito nel catalogo della mostra Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976 (Nuoro, Man - Museo d’arte Provincia di Nuoro, fino al 13 giugno, www.museoman.it), a cura di Luigi Fassi (direttore del Man) e Giovanni Battista Martini (curatore dell’archivio Carmi). Esposizione concentrata sulle immagini, per la maggior parte inedite, realizzate in Sardegna nel corso di quindici anni durante i quali la fotografa ha esplorato la realtà dell’isola dando voce soprattutto a situazioni di marginalità. Una «storia d’amore», come la definisce Martini nel catalogo, iniziata nel 1956 con la lettura degli articoli di Maria Giacobbe sul proprio insegnamento nelle scuole elementari del Nuorese pubblicati nel settimanale “Il Mondo”. Attrae l’attenzione di Lisetta Carmi un pezzo su un allievo di Orgosolo, Giovanni Piras. Decide quindi di partire per conoscere lui, la sua famiglia e il contesto sociale di quei luoghi declinato con il suo obiettivo in aree tematiche ricorrenti anche in altri suoi lavori. L’infanzia, per esempio, mondo a lei molto caro. Emblematiche le immagini scattate durante la festa della Candelaria (31 dicembre), tipica di Orgosolo, quando la mattina i bambini con un sacco in spalla vanno di casa in casa per ricevere doni. E ancora, i piccoli possono diventare protagonisti in circostanze istituzionali dove predomina la presenza maschile. Un esempio per tutti: Nuoro, funerali del carabiniere (1962), foto scattata in occasione delle esequie del carabiniere Carmelo Natoli Scialli, ucciso in un agguato. Qui un bambino “ruba” la scena interrompendo di netto l’ufficiale solennità del momento. 

Altri temi della fotografia di Carmi sono il lavoro, la devozione, la quotidianità, il paesaggio, narrati con un linguaggio visivo lucido, tagliente, privo di pregiudizi, con un abile uso di diagonali, luce, ritmo e chiaroscuri. Lo stesso linguaggio utilizzato per l’iconica serie dei Travestiti e dei lavoratori del porto di Genova. 

Sospesa la pratica fotografica dopo l’incontro in India nel 1976 con Babaji, suo maestro spirituale, l’artista fonda un “ashram” a Cisternino (Brindisi), a cui dedica gran parte della sua vita. Oggi Lisetta Carmi trascorre le sue giornate in libertà scegliendo di volta in volta cosa fare per proseguire il suo cammino.


Orgosolo, festa della Candelaria (1966).


Nuoro, funerali del carabiniere (1962).

ART E DOSSIER N. 386
ART E DOSSIER N. 386
APRILE 2021
In questo numero: KLIMT RITROVATO. MOSTRE A PRIMAVERA: Koudelka a Roma; Arte e musica a Rovigo; Dante a Forlì e Ravenna; Arte pompeiana a Roma. LUOGHI SPECIALI: I tesori di Sanpa a Rimini; Flavin e la chiesa rossa a Milano; Il teatro Andromeda ad Agrigento. LETTURE D'OPERA: Un giovane alla moda per Fra Galgario; Le fatiche astrologiche di Ercole. Direttore: Claudio Pescio