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Una
stella

del
mercato

Daniele Liberanome

Paul Signac, tra i principali artefici del neoimpressionismo, insieme all’amico Georges Seurat, dal quale apprese e mise a frutto le potenzialità del puntinismo, continua a collezionare un successo dopo l’altro. Le sue opere, dalle quotazioni milionarie, registrano, in alcuni casi, rialzi straordinari

Avrà forse sviluppato più nuove tecniche pittoriche che contenuti al passo coi tempi, i suoi quadri non saranno forse noti come i capolavori dei suoi contemporanei, ma Paul Signac (1863-1935) continua a mietere successi fra i collezionisti. 

Era un amante del mare, dei porti, delle barche che si ritrovano spesso nelle sue opere come nel Porto al tramonto, Opus 236 (Saint-Tropez) del 1892. L’artista francese sfruttò qui appieno le potenzialità del puntinismo appreso dall’amico Seurat, stendendo con brevissimi colpi di pennello tanti piccoli punti di colore, poi sovrapponendoli e accostandoli opportunamente in modo da ricreare all’occhio dell’osservatore la luminosità del tramonto in Costa Azzurra. Gli scienziati dell’ottica del tempo, che ispirarono la nuova tecnica pittorica, non poterono che rimanerne soddisfatti, ma lo fu anche Edgar Garbisch - giocatore di football degli anni Venti del secolo scorso, sposatosi con una Chrysler e diventato collezionista -, che si portò a casa il quadro il 12 maggio 1980 (Sotheby’s, New York). Nel rivenderlo ci guadagnò bene, anche se assai meno del magnate canadese David Graham che da lui lo acquistò per un equivalente di 1,5 milioni di euro (Sotheby’s, New York, 11 maggio 1993) e che dopo venticinque anni lo ha ceduto addirittura per 22 milioni di euro (Christie’s, Londra, 27 febbraio 2019). Una rivalutazione impressionante maturata di recente ma non isolata, perché cambiando anno di produzione delle opere e in parte stile, il risultato muta di rado: Signac è una cuccagna per chi possiede ampi portafogli. 

È infatti del 1907 Il Corno d’oro (Costantinopoli) che continua ad aumentare di valore nel tempo. L’aderenza di Signac ai dettami del puntinismo è qui chiaramente meno ortodossa e soprattutto salta all’occhio l’utilizzo di una tavolozza molto più ampia, con tonalità più forti, che allontanano marcatamente il quadro dal realismo di reminiscenza impressionista per riprodurre le sensazioni di stupore e di magnificenza che l’artista provò in quello splendido angolo di terra e mare. Dopo qualche passaggio di proprietà, Il Corno d’oro (Costantinopoli) venne offerto il 6 maggio 2008 da Christie’s di New York e venduto per 4,2 milioni di euro; poi di nuovo dalla stessa casa d’asta, ma a Londra, il 7 maggio 2012, a fronte di 10,5 milioni di euro; infine il 12 novembre 2019 da Sotheby’s di New York è stato aggiudicato per 14,7 milioni di euro. In un decennio ha più che triplicato il proprio valore e chiunque l’abbia posseduto si è poi fregato le mani. 

Si potrebbe pensare che Signac sia una scoperta degli ultimi anni e che possa quindi aver vissuto di recente un momento particolarmente fortunato che rischia di passare in breve, ma la storia di mercato di Terrazza di Meudon pare indicare il contrario. Innanzitutto si tratta di un quadro del 1899, eseguito con uno stile puntinista più consapevole rispetto a Porto al tramonto, Opus 236 (Saint-Tropez), tanto è vero che proprio in quell’anno Signac aveva dato alle stampe uno scritto teorico sul neoimpressionismo (D’Eugène Delacroix au Néo-Impressionnisme) in cui aveva dimostrato una capacità di elaborazione sugli effetti cromatici che andava oltre la lezione di Seurat. Terrazza di Meudon venne offerta da Christie’s di Londra il 5 febbraio 2008 e aggiudicata inaspettatamente oltre la stima massima per 4,2 milioni di euro; e quando venne riproposta da Sotheby’s di Londra il 19 giugno 2012 il suo prezzo era di nuovo lievitato a 4,5 milioni di euro. Tornando ancora a ritroso nel percorso artistico di Signac, ai primi approcci al puntinismo, ci imbattiamo in Clipper del 1887 in cui le pennellate hanno un sapore più impressionista allora in voga, seppur con un’attenzione cromatica differente. La risposta di mercato è stata comunque brillante: il quadro proposto da Sotheby’s di New York una prima volta nel 2008 (7 maggio) e acquistato per 3,6 milioni di euro, venne riproposto sette anni dopo (4 novembre 2015) e comprato per 5,8 milioni di euro dal Museum Barberini di Potsdam (Germania). In questo ultimo caso, la casa d’asta si era assunta un rischio maggiore perché le opere giovanili di Signac sono quelle che attraggono meno e registrano più di un invenduto. Ma si tratta comunque di un rischio relativo: i Signac di qualità non fanno che rivalutarsi.


Il Corno d’oro (Costantinopoli) (1907).


Porto al tramonto, Opus 236 (Saint-Tropez) (1892);


Terrazza di Meudon (1899).

ART E DOSSIER N. 385
ART E DOSSIER N. 385
MARZO 2021
In questo numero: IN MOSTRA: Signac a Parigi; La collezione Ramo a Houston; Olmechi a Parigi. MARMI DI TORLONIA: Vita complicata di una grande collezione. COSA CI DICE IL VOLTO: Della Porta e la fisiognomica; il filosofo di Porticello; gli autoritratti di Francesca Woodman. CONTEMPORANEI TRANSNAZIONALI: Le non-sculture di Lee Seung-Taek, Alighiero Boetti e Salman Ali. Direttore: Claudio Pescio