Quando viene (ri)trovata un’opera d’arte, nel caso particolare una scultura antica, il personaggio che rappresenta può essere subito riconosciuto, per un’iconografia magari già nota o perché citata in qualche testo storico. Questo può essere il caso di sculture iconiche come il Discobolo di Mirone o come il busto di uno qualsiasi dei più celebri imperatori di Roma. Tuttavia, alcune opere presentano storie molto più controverse e dubbie, per la loro integrità, per la provenienza incerta o per molti altri motivi. È questo il caso della testa bronzea del cosiddetto “filosofo” di Porticello, una testa che raffigura un uomo anziano con una lunga barba e uno sguardo intenso. La storia del relitto di Porticello(1) e, soprattutto, della Testa di filosofo(2) è infatti complicata fin dal principio.
Siamo nell’ottobre del 1969 nei fondali marini presso Porticello, una piccola località sul lato calabro dello stretto di Messina. In circostanze fortuite alcuni subacquei scoprono il relitto, i cui reperti cominciano subito a essere saccheggiati per essere destinati al mercato nero. Uno dei subacquei però, Giuseppe Mavilla, agisce contro i clandestini recuperando parte degli oggetti (tra i quali la Testa di filosofo) per consegnarli alle autorità, in un secondo momento, denunciando i trafugatori. I reperti illecitamente sottratti vengono così recuperati e l’anno successivo cominciano le attività di scavo.
Dal relitto, una nave mercantile, emergono ritrovamenti di diverso tipo: anfore, oggetti di uso quotidiano e frammenti scultorei in bronzo, pertinenti a due, tre o anche più sculture. Il naufragio, per le analisi effettuate sui resti lignei della nave e per la composizione del carico (soprattutto le forme delle anfore sono un ottimo elemento per la datazione) sembra essere avvenuto tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C. In quel momento, le città della Magna Grecia combattevano le guerre greco-puniche contro i cartaginesi, in Grecia si stava uscendo dall’esasperante guerra del Peloponneso e Roma stava ancora imponendo il suo dominio nella penisola italica. In sostanza, gran parte degli elementi e degli oggetti provenienti dal relitto portano a questa determinata fase storica. Ma la più notevole, appariscente e affascinante scoperta, ovvero quella testa di un vecchio barbato dall’occhio intenso, sembra dirci qualcos’altro.