Dal 2013 ho cominciato a lavorare a questa collezione, occupandomi in prima persona delle acquisizioni.
Il compito era dimostrare, attraverso il disegno, inteso come opera su carta in senso ampio (matita, gouache, tempera, pennarello, collage), l’importanza storica e l’originalità dei movimenti artistici italiani durante il secolo scorso. Diversamente da quello che solitamente avviene per le collezioni private, la Collezione Ramo è fondata su una volontà molto chiara di costruire un percorso storico quasi didattico, più che su gusti personali.
Le opere più significative sono state rintracciate per sottolineare il ruolo essenziale del disegno all’interno dell’arte italiana del secolo scorso con l’idea di formare una cultura su questo mezzo espressivo, prima di tutto italiano, che ancora manca. Il disegno, infatti, così fondamentale per tutti gli artisti novecenteschi, non è ancora conosciuto dal largo pubblico ed è molto raro imbattersi in una mostra dedicata.
La collezione è stata presentata solo negli ultimi anni perché si desiderava che raggiungesse la maggior completezza possibile prima di essere vista, per quanto una collezione che copre l’arco di un secolo per sua stessa natura non possa mai definirsi completa(*).
Il disegno è in assoluto la prima forma esternata dell’idea dell’artista, e dunque il grado di libertà espressiva e di immediatezza è senza paragoni rispetto a pittura e scultura. A volte, il disegno ha coinciso con lo schizzo per qualche altra creazione a venire, ma non bisogna identificarlo con il bozzetto preparatorio perché nella maggior parte dei casi il disegno non rimanda ad altro da sé, è opera autonoma. Il disegno nasce sempre come pratica intima, come dialogo con se stessi e le proprie idee. Non tutti gli artisti hanno presentato i loro disegni alle mostre cui hanno partecipato, ma questo non significa che non fossero per loro fondamentali. Anzi, spesso dalle parole degli artisti risulta chiaro che, proprio per il grande valore attribuito a questa pratica, essi stessi abbiano preferito tenerla per sé in quanto di grande immediatezza e non “filtrata” in vista del pubblico e del mercato. Il disegno come mezzo di estrema autenticità è un bene prezioso per l’artista, da custodire con parsimonia. Un disegno non si corregge, ed è inizialmente concepito per un solo spettatore: l’artista stesso. Rappresenta l’artista messo a nudo e proprio in questo risiede la sua specificità. Molti disegni sono nati come opere d’arte autonome, non in vista di un dipinto o di una scultura, e sono veri capolavori spesso di maggior forza espressiva rispetto alle tele.
Studiando approfonditamente circa un secolo di arte italiana, ho potuto scoprire quanto i pittori e gli scultori tenessero al disegno e lo considerassero di valore pari al loro mezzo espressivo d’elezione. Mi sono inoltre accorta che, anche di artisti molto famosi, pochi studiosi conoscono la produzione su carta, spesso vastissima e ritenuta imprescindibile dall’artista. In generale, il disegno italiano si conosce poco, come se non fosse una ricchezza speciale del nostro patrimonio artistico.