Grandi mostre. 2
LA COLLEZIONE RAMO A HOUSTON

IL DISEGNO,
ESSENZA
SU CARTA

LE OPERE SU CARTA DI AUTORI ITALIANI DELLA COLLEZIONE RAMO SBARCANO PER LA PRIMA VOLTA NEGLI STATI UNITI. ESAMINIAMO QUI CON LA CO-CURATRICE DELLA MOSTRA ALLA MENIL COLLECTION, NONCHÉ DIRETTRICE DELLA PRESTIGIOSA RACCOLTA MILANESE, L’IMPORTANZA DEL DISEGNO COME CREAZIONE IMMEDIATA DELL’IMMAGINAZIONE DI UN ARTISTA.

Irina Zucca Alessandrelli

La collezione Ramo è una raccolta di opere su carta di autori italiani dall’inizio del secolo scorso fino a oggi: da Medardo Rosso, ai futuristi, all’Arte povera, fino agli artisti che hanno lavorato a cavallo tra la fine secolo scorso e l’attuale. Unica nel suo genere, essa ha sede a Milano ed è stata esposta al pubblico per la prima volta nel novembre 2018 con una mostra intitolata Chi ha paura del disegno? presso il Museo del Novecento (sono stati esposti centocinque lavori su seicento). Quest’esposizione è poi andata a Londra presso la Estorick Collection of Modern Italian Art dove è rimasta fino al giugno 2019. Al momento una settantina di opere scelte dalla Collezione Ramo è visibile presso il Menil Drawing Institute presso la Menil Collection di Houston (nel Texas, qui alle pp. 40-43) con la mostra da me curata insieme a Edouard Kopp intitolata Silent Revolutions: Italian Drawings from the Twentieth Century.


Adolfo Wildt, Animantium Rex Homo (1925). Questa e le altre opere qui riprodotte fanno parte della collezione Ramo di Milano.

Dal 2013 ho cominciato a lavorare a questa collezione, occupandomi in prima persona delle acquisizioni. 

Il compito era dimostrare, attraverso il disegno, inteso come opera su carta in senso ampio (matita, gouache, tempera, pennarello, collage), l’importanza storica e l’originalità dei movimenti artistici italiani durante il secolo scorso. Diversamente da quello che solitamente avviene per le collezioni private, la Collezione Ramo è fondata su una volontà molto chiara di costruire un percorso storico quasi didattico, più che su gusti personali. 

Le opere più significative sono state rintracciate per sottolineare il ruolo essenziale del disegno all’interno dell’arte italiana del secolo scorso con l’idea di formare una cultura su questo mezzo espressivo, prima di tutto italiano, che ancora manca. Il disegno, infatti, così fondamentale per tutti gli artisti novecenteschi, non è ancora conosciuto dal largo pubblico ed è molto raro imbattersi in una mostra dedicata. 

La collezione è stata presentata solo negli ultimi anni perché si desiderava che raggiungesse la maggior completezza possibile prima di essere vista, per quanto una collezione che copre l’arco di un secolo per sua stessa natura non possa mai definirsi completa(*)


IL DISEGNO NASCE SEMPRE COME PRATICA INTIMA, COME DIALOGO CON SE STESSI E LE PROPRIE IDEE


Il disegno è in assoluto la prima forma esternata dell’idea dell’artista, e dunque il grado di libertà espressiva e di immediatezza è senza paragoni rispetto a pittura e scultura. A volte, il disegno ha coinciso con lo schizzo per qualche altra creazione a venire, ma non bisogna identificarlo con il bozzetto preparatorio perché nella maggior parte dei casi il disegno non rimanda ad altro da sé, è opera autonoma. Il disegno nasce sempre come pratica intima, come dialogo con se stessi e le proprie idee. Non tutti gli artisti hanno presentato i loro disegni alle mostre cui hanno partecipato, ma questo non significa che non fossero per loro fondamentali. Anzi, spesso dalle parole degli artisti risulta chiaro che, proprio per il grande valore attribuito a questa pratica, essi stessi abbiano preferito tenerla per sé in quanto di grande immediatezza e non “filtrata” in vista del pubblico e del mercato. Il disegno come mezzo di estrema autenticità è un bene prezioso per l’artista, da custodire con parsimonia. Un disegno non si corregge, ed è inizialmente concepito per un solo spettatore: l’artista stesso. Rappresenta l’artista messo a nudo e proprio in questo risiede la sua specificità. Molti disegni sono nati come opere d’arte autonome, non in vista di un dipinto o di una scultura, e sono veri capolavori spesso di maggior forza espressiva rispetto alle tele. 

Studiando approfonditamente circa un secolo di arte italiana, ho potuto scoprire quanto i pittori e gli scultori tenessero al disegno e lo considerassero di valore pari al loro mezzo espressivo d’elezione. Mi sono inoltre accorta che, anche di artisti molto famosi, pochi studiosi conoscono la produzione su carta, spesso vastissima e ritenuta imprescindibile dall’artista. In generale, il disegno italiano si conosce poco, come se non fosse una ricchezza speciale del nostro patrimonio artistico.


Emilio Scanavino, Senza titolo (1969).

(*) Per una nuova storia del disegno italiano e per le opere della collezione Ramo nei dettagli si veda: I. Zucca Alessandrelli, Disegno italiano del XX secolo, Milano 2018. Per le mostre passate, le interviste, e una rassegna stampa sulla collezione Ramo: www.collezioneramo.it

La selezione degli artisti per la collezione Ramo non ha seguito automaticamente i nomi noti dell’arte italiana, ma coloro che hanno dato al disegno un contributo fondamentale: in parte conosciuti, in parte quasi ignoti, in parte dimenticati (come per esempio Cagnaccio di San Pietro e Domenico Gnoli). Il punto di partenza non è stato quindi la storia dei movimenti avanguardistici, che spesso gli artisti hanno attraversato momentaneamente senza immaginare che poi, con il passare del tempo, sarebbero stati di conseguenza etichettati per un pubblico a venire, ma l’evoluzione della pratica del disegno attraverso i centoventi artisti selezionati. All’interno della collezione hanno un posto di rilievo, per esempio, gli splendidi disegni di grandi scultori di cui non si conosce quasi la produzione su carta, come Adolfo Wildt, Medardo Rosso, Fausto Melotti, solo per citarne alcuni. 

Una delle scelte alla base della collezione Ramo è stata quella di rappresentare ogni fase all’interno dell’evoluzione dello stile di un artista e non solo quella più nota, o più richiesta oggi. Si è sempre cercato di raccontare, dove possibile, una carriera, dagli inizi alle opere tarde, spesso completamente ignote e difficilmente visibili. 

Nel disegno è insita la grande fragilità della carta e in questa peculiarità risiede la sua forza e la sua bellezza.


Alberto Magnelli, Senza titolo (Composizione) (1936).


Lucio Fontana, Senza titolo, dieci studi per Concetto spaziale (1953).

UN DISEGNO NON SI CORREGGE, ED È INIZIALMENTE CONCEPITO PER UN SOLO SPETTATORE: L’ARTISTA STESSO


Per proteggerlo per il futuro ed esporlo si devono prendere molte precauzioni. Apprezzarlo può essere immediato. Amarlo può implicare maggior fatica rispetto a una scultura o a una tela, perché può apparire a prima vista meno gratificante. Se si superano pigrizia e superficialità, però, il disegno ripaga con la sensazione di sentirsi più vicino all’artista, al suo modo di comunicare, al suo pensiero più autentico. Il disegno è il primo segno di creazione e quindi di partecipazione alla vita da parte dell’artista, che si trasforma in emozione per chi lo coglie, e rappresenta un accesso privilegiato al pensiero che l’ha generato.

La mostra in corso (fino all’11 aprile) rappresenta in assoluto la prima volta che una collezione italiana viene presentata all’interno della collezione di un museo che consta di diciassettemila opere tra cui la famosa cappella di Rothko. Si tratta anche della prima volta che negli Stati Uniti si fa luce sul disegno italiano del secolo scorso non solo con l’esposizione (promossa dall’ambasciata italiana di Washington e dal consolato italiano di Houston) ma anche con una serie di dialoghi e simposi tematici da seguire online fino al termine dell’esposizione.


Pino Pascali, Senza titolo (Appunti) (1964).

Maria Lai, Diario (1979).


Fortunato Depero, Senza titolo, studio di Nitrito in velocità (1931-1932 circa).

Silent Revolutions: Italian Drawing from the Twentieth Century

a cura di Edouard Kopp e Irina Zucca Alessandrelli
Houston, Menil Collection
fino all’11 aprile
catalogo Silvana Editoriale (Italian Drawings of the 20th Century,
Works on paper from the Collezione Ramo)
www.menil.org; www.collezioneramo.it

ART E DOSSIER N. 385
ART E DOSSIER N. 385
MARZO 2021
In questo numero: IN MOSTRA: Signac a Parigi; La collezione Ramo a Houston; Olmechi a Parigi. MARMI DI TORLONIA: Vita complicata di una grande collezione. COSA CI DICE IL VOLTO: Della Porta e la fisiognomica; il filosofo di Porticello; gli autoritratti di Francesca Woodman. CONTEMPORANEI TRANSNAZIONALI: Le non-sculture di Lee Seung-Taek, Alighiero Boetti e Salman Ali. Direttore: Claudio Pescio