Lee Seung-taek è nato nella città di Kowon nel 1932. A quel tempo la Corea era parte di un’unica entità geografica, schiacciata da una opprimente dominazione giapponese iniziata sotto forma di protettorato nel 1905 e seguita da una formale annessione nel 1910. La sconfitta del Giappone nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, determinò la sua indipendenza. Ma da tempo essa era già l’obiettivo delle mire espansionistiche da parte di Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. Ben presto la promessa di libertà sottoscritta dalle potenze alleate vincitrici della guerra le fu negata e le dispute per garantirsi il suo dominio politico portarono alla divisione del paese a livello del trentottesimo parallelo. In una situazione politica dominata da forti tensioni interne, le lotte tra Corea del Nord e Corea del Sud ripresero e in un crescendo di tensioni internazionali sfociarono nel 1950 in un’altra guerra, la guerra di Corea (1950-1953), che costò oltre due milioni e mezzo di vite umane. Alla fine del conflitto, Lee poté lasciare Kowon, che territorialmente apparteneva alla Corea del Nord, per andare a studiare scultura all’Università di Hongik a Seul (Corea del Sud). Nel presente di allora, in un paese pesantemente stremato, privo per gli uomini di riferimenti esistenziali, il giovane Seung-taek rivolse il suo sguardo verso la natura che presto divenne il suo medium come artista. In essa trovò gli elementi perfetti per la realizzazione delle sue opere: pezzi di legno, sassi, rami d’albero, carbone, corde di fibra vegetale, e, via via nel tempo, il vento, il fumo, l’aria stessa per realizzare le sue installazioni e i suoi “craft objects” (oggetti artigianali). Traslata in forma d’arte, la natura divenne presto sua complice e gli permise di sperimentare tutte quelle libertà concettuali che solo la creatività può offrire. Lee ha una collocazione centrale nell’ambito dell’arte d’avanguardia e moderna della Corea del Sud. Il suo seminale lavoro oggi è proposto nella rassegna Lee Seung Taek’s Non-Art: The Inversive Act, che il National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea di Seul dedica all’artista (fino al 28 marzo) per ripercorrere, attraverso oltre duecentocinquanta opere, i suoi sessant’anni di carriera.