STUDI E RISCOPERTE 2
ICONOCLASTIA E CALVINISMO NEL XVI SECOLO

LA TEMPESTA
DELLE IMMAGINI

TRA I MOLTI EPISODI DI DISTRUZIONE DI OPERE D’ARTE – SACRE E NON SOLO – CHE SI SONO RIPETUTI NEL CORSO DEI SECOLI, LA COSIDDETTA “TEMPESTA DELLE IMMAGINI” CHE SCONVOLSE I PAESI BASSI NELLA SECONDA METÀ DEL XVI SECOLO FU UNO DEI PIÙ ROVINOSI. NE ESAMINIAMO QUI LE RAGIONI E LE CONSEGUENZE.

Claudio Pescio

Il conflitto tra cattolici e protestanti che insanguinò l’Europa nel secolo XVI si manifestava sotto forma di lotta fra il Bene e il Male, fra eretici e difensori della vera fede. A leggerlo anche come una questione di tasse e di concorrenza commerciale si fa forse peccato ma ci si accosta abbastanza al vero. Ed è in questo clima che qualcuno cominciò a tirar giù le statue. 

“Beeldenstorm”, letteralmente la “tempesta delle immagini”: questo è il termine con cui ci si riferì al turbine di distruzione che attraversò i Paesi Bassi nel 1566, con una seconda ondata nel 1581. Gruppi di iconoclasti armati di torce, corde e picconi attaccavano chiese e conventi, bruciando crocifissi, libri e dipinti di soggetto religioso ma anche mappe e pubblicazioni scientifiche, svellendo le statue da colonne e pareti per frantumarle. Anche molti ecclesiastici finirono vittime degli iconoclasti. Il 19 e 20 agosto 1566 aggredirono Anversa, due giorni dopo toccò a Gand. Furono particolarmente le statue a essere oggetto di distruzione, in quanto la loro tridimensionalità le accostava maggiormente alla lettura del secondo comandamento veterotestamentario come a un divieto di adorare “idoli”. 


UN TURBINE DI DISTRUZIONE ATTRAVERSÒ I PAESI BASSI NEL 1566


I protestanti si erano radicalizzati - diremmo oggi - soprattutto in Francia, in Inghilterra e nei Paesi Bassi. Questi ultimi erano parte dell’impero spagnolo e cattolico di Filippo II, il quale era impegnato a spremerne le ingenti e recenti ricchezze per rabberciare le proprie casse estenuate da decenni di guerre e sperperi. Le province dei Paesi Bassi si tenevano strette ai loro superstiti privilegi di autonomia per opporsi ai prelievi forzosi del potere centrale, e per molti contrastare l’avidità dell’impero e abbracciare il calvinismo più ortodosso fu tutt’uno. Un inverno più feroce del solito, nel 1565-1566, causò cattivi raccolti, un brusco accentuarsi delle disuguaglianze nelle condizioni di vita e un malcontento diffuso. Molti iniziarono a vedere nella ricchezza appariscente di chiese e conventi un’insostenibile ingiustizia se raffrontata con le condizioni della propria vita quotidiana. Per qualche tempo fu satira sugli abati mangioni, poi i più esasperati accolsero come un tratto distintivo lo stigma di “straccioni” (“gueux”) con cui venivano irrisi dai fedeli alla corona e iniziarono a predicare rivolta. Dio non abita nei ricchi templi papisti, «covi di assassini e bordelli», secondo la propaganda dei predicatori riformati, bensì nelle strade, nelle radure fra i boschi, nelle semplici case degli operai (nella Predica del Battista di Pieter Bruegel, del 1566, vediamo un’allusione alla pratica di tenere prediche rurali all’aperto)(1)

La repressione spagnola non si fece attendere, il capo delle armate del re cattolico, il duca d’Alba, istituì nel 1567 il cosiddetto Consiglio dei torbidi, un tribunale speciale per regolare i conti con gli iconoclasti. La dissidenza religiosa fu assimilata alla lesa maestà o al tradimento, e come tale punita. Tra le vittime più famose del tribunale il conte di Egmont, che sarà poi celebrato come eroe per la libertà in un’opera teatrale di Goethe musicata da Beethoven.


Dirk van Delen, Iconoclasti in una chiesa (1630), Amsterdam, Rijksmuseum.


Frans Hogenberg, La rivolta calvinista iconoclasta del 20 agosto 1566 ad Anversa (1566), Amburgo, Kunsthalle.


Gli iconoclasti ad Anversa il 21 agosto 1566, incisione da Famiano Strada, Storia della guerra dei Paesi Bassi, Roma 1632-1647 (immagine dall’edizione francese del 1727).

Gli studi sull’influenza del calvinismo in ambito culturale e in particolare in quello delle arti visive tendono in realtà a evidenziare una netta distinzione tra la proibizione - assoluta - di introdurre immagini dipinte o scolpite nei luoghi di culto, e una generica, conseguente ostilità dei calvinisti più intransigenti nei confronti dell’arte. 

Alcuni storici vedono in Calvino addirittura un “liberatore” degli artisti, proprio per il fatto di aver separato arte e religione, altrove ancora strettamente legate fra loro. Nella Institutio christianae religionis (prima edizione in latino 1536, edizione definitiva in francese Ginevra 1560), il pensatore e riformatore francese chiarisce la sua posizione in merito: le Scritture non proibiscono di dipingere immagini o fare ritratti, dicono solo che non è lecito riprodurre l’immagine di Dio perché egli non ha immagine(2). E aggiunge che «ciò che vediamo potrà essere rappresentato in pittura», sarà quindi sufficiente escludere dai soggetti possibili tutti quelli che potrebbero indurre comportamenti idolatri e tutto il resto sarà liberamente raffigurabile. Non solo, ma in altro luogo lo stesso Calvino si esprime chiaramente sull’iconoclastia, dicendo di trovare “folle” la violenza dei gruppi che assaltano le chiese: Dio non lo ha mai chiesto, ha solo imposto a ciascuno di non avere idoli in casa e alle autorità di vigilare perché questo non accada nei luoghi pubblici(3). E altrove definisce scultura e pittura come doni di Dio, purché siano in sintonia con il dettato della legge divina: in fondo l’artista, nell’imitazione della natura, imita ciò che Dio stesso ha creato, contribuendo alla sua glorificazione. 

Ciò non significa che i pittori fossero ben visti dalle autorità religiose, tutt’altro. 

Il desiderio di evitare ogni possibile sospetto di idolatria era tale che le chiese cambiarono perfino nome. La prima vera chiesa calvinista di Amsterdam venne iniziata nel 1603 su progetto di Hendrick de Keyser, il principale architetto della città; sarebbe stata completata nel 1621. In un primo momento doveva intitolarsi a san Giovanni, poi fu semplicemente la “chiesa meridionale” della città, la Zuider Kerk; allo stesso modo cambiarono nome molte chiese cattoliche riconvertite al nuovo culto, e ad Amsterdam abbiamo così una Nieuwe, una Oude, una Westerkerk e così via (nuova, vecchia, occidentale…). D’altronde basta osservare un qualunque dipinto che raffiguri l’interno di una chiesa olandese del XVII secolo per capire che quello non era più il luogo in cui si veneravano i santi o la Vergine, e neppure la gloria di Dio, si trattava semplicemente della sala riunioni di una comunità. Non c’è altare (che i luterani invece avevano conservato), nessuna decorazione, giusto il pulpito per la predica, le panche per la preghiera e il canto degli inni, un organo. Un ambiente apparentemente disadorno che si rivela a volte un prodigio di luce e geometria. 

All’interno della comunità riformata, però, le controversie dottrinarie continuarono a impegnare i teologi per decenni, con i più ortodossi in perenne conflitto con i "rimostranti,” seguaci di Jacobus Arminius, in particolare sulle questioni del libero arbitrio e della relativa libertà dell’individuo di fronte alla Grazia divina. Pragmaticamente, la soluzione fu un compromesso nel nome della tolleranza, e del minimo disturbo per il placido svolgersi degli affari e dei commerci. Con un conseguente moltiplicarsi di sette e di esuli religiosi da diverse nazioni. Tanto è vero che un osservatore straniero, lo scrittore inglese del XVII secolo Owen Feltham, brillante osservatore della borghesia del proprio paese ma curioso anche di ciò che lo circondava, scrisse dei Paesi Bassi che «se sei insoddisfatto della tua religione qui puoi provarle tutte e scegliere quella che meglio ti si confà». 

Eppure, prima che si formasse questo pragmatico crogiolo di punti di vista diversi sul destino dell’anima e il senso della vita bande radicalizzate di iconoclasti avevano forzato il messaggio di Calvino ben oltre le intenzioni del riformatore. Ricevendone in cambio, a ogni volger di vento nei rapporti di forza, ondate di repressione tra le più feroci della storia europea. 

La “questione delle immagini” agitava da sempre le religioni monoteiste, perennemente preoccupate del possibile riaffacciarsi del politeismo pagano mai del tutto cancellato. Solo il cristianesimo, fino alla Riforma, aveva finito con l’accettare e favorire il culto delle immagini, in particolare a partire dal pronunciamento di papa Gregorio Magno in favore del racconto visivo come “Biblia pauperum” (VI secolo); e poi con il concilio di Nicea (787): è consentito “venerare”, non “adorare” un’immagine sacra. Ma anche al suo interno la Chiesa aveva dovuto affrontare infinite dispute su questo punto. In ogni caso fu sulle immagini che si polarizzò il contrasto fra ebrei e cristiani, e lo stesso accadde con l’islamismo, e l’accusa di idolatria soprattutto nei confronti della Chiesa cattolica finì per rimanere in primo piano in secoli di contrasti religiosi.


Iconoclasti ad Anversa il 20 agosto 1566, incisione da Hugo de Groot (Ugo Grozio), Nederlandsche jaerboeken en historien, Amsterdam 1658-1694.


Hendrick van Steenwijck II, Interno di chiesa con iconoclasti (1610-1630), Delft, Museum Prinsenhof.


Protestanti spazzano via opere d’arte da una chiesa cattolica (1566), Paesi Bassi, incisione di propaganda.

LA “QUESTIONE DELLE IMMAGINI” AGITAVA DA SEMPRE LE RELIGIONI MONOTEISTE


Non è questa la sede per un approfondimento ulteriore, ma quel che preme sottolineare, qui, è l’uso politico della questione. Utilizzo del quale il “beelderstorm” è paradigmatico. 

Le ripetute ondate di iconoclastia e le conseguenti devastazioni e repressioni operate dalle truppe del duca d’Alba polarizzarono i contendenti e tolsero ogni margine di manovra ai più moderati fautori di una conciliazione fra le parti; si evidenziarono sempre più le ragioni politiche, economiche e sociali di fondo che stavano alla base della contesa, mentre i predicatori di entrambi i campi accendevano di indignazione e scandalo le masse dei fedeli nel nome della “vera fede”. Il risultato fu la guerra degli Ottant’anni fra Spagna e Province Unite dei Paesi Bassi (1568- 1648). In pratica, la distruzione delle immagini come leva dell’indipendenza di un popolo. Popolo che risulta essere poi diventato il maggior produttore di immagini dipinte di tutto il XVII secolo europeo.


Pieter Saenredam, L’interno della Sint-Odulfuskerk ad Assendelft (1649), Amsterdam, Rijksmuseum.

(1) Per un’analisi del contesto sociale della Predica del Battista rimando all’articolo di Bruno Morelli nel numero scorso di questa rivista.
(2) «Si on voulait conclure du commandement qu’il n’est point licite de faire aucune peinture, ce serait mal approprier le témoignage de Moïse. Il y en a qui sont trop simples et qui diront: il n’est point licite de faire image, c’est à dire de peintre nulle image, de faire aucun portrait; or l’Ecriture Sainte ne tend pas là quand il est dit qu’il n’est point licite de figurer Dieu pour qu’il n’a aucun corps, or des hommes c’est autre chose, ce que nous voyons pourra se répresenter par peinture», in Giovanni Calvino, Institutio christianae religionis (prima edizione in latino 1536), Ginevra 1560 (edizione definitiva in francese), XXVI, 155.
(3) «Nous entendons du fol exploit qui s’est fait à Sauve de brûler les idoles et d’abattre une croix. [...] Jamais Dieu n’a commandé d’abattre les idoles, sinon à chacun en sa maison et en public à ceux qu’il arme d’autorité»; ivi, XIX, 409.

ART E DOSSIER N. 384
ART E DOSSIER N. 384
FEBBRAIO 2021
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE Un polittico dall’intensa vitalità; CORTOON - Me(d)Too; ARTE CONTEMPORANEA - Miniartextil a Como; DENTRO L’OPERA - Distorsioni contemporanee in stile Biedermeier; XXI SECOLO. 1 Intervista a El Seed - La poetica danza dei segni; XXI SECOLO. 2 Il dibattito sulle “restituzioni” - Verso un museo postuniversale; XXI SECOLO. 3 Arte monocroma e aniconica - L’immagine e il nulla; GRANDI MOSTRE. 1 Cindy Sherman online - Maschere virtuali e social; XX SECOLO - La Galleria La Tartaruga - Tra pop e pittura colta; OUTSIDERS - L’inferno di essere figli; GRANDI MOSTRE. 2 Magritte a Parigi - In pieno sole; MUSEI DA CONOSCERE - Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme (Padova) - Salus per artem; STUDI E RISCOPERTE. 1 Stanley Kubrick e William Hogarth - Che satira tira?; STUDI E RISCOPERTE. 2 Iconoclastia e calvinismo nel XVI secolo - La tempesta delle immagini; STUDI E RISCOPERTE. 3 Gondolieri neri nella Venezia di fine Quattrocento - Schiavi o uomini liberi?; LUOGHI DA CONOSCERE - Tuscania medievale - La città delle due cattedrali; LA PAGINA NERA - E a Roma il mausoleo fa soltanto marameo; IN TENDENZA - Una pioniera del selfie; IL GUSTO DELL’ARTE - Frittelle, pancacke e waffel.